Senato Romani stop. Ecco i guai giudiziari che frenano l'esponente di FI
Altolà a Romani presidente del Senato. Ecco perché
Paolo Romani, milanese classe 1947, devoto berlusconiano che definì anni fa Matteo Salvini "gianburrasca", uscita che l'attuale leader della Lega non gli ha mai perdonato, sarebbe - secondo Silvio Berlusconi, l'uomo giusto per guidare Palazzo Madama. Ma a stopparlo, oltre all'intesa Di Maio-Salvini che prevede una presidenza a testa a M5S e alla Lega, ci sono anche i problemi giudiziari del capogruppo uscente di Forza Italia al Senato.
Ma quali sono questi guai che bloccano Romani verso la seconda carica dello Stato? A seguito del fallimento della tv locale Lombardia7 nel 1999, l'esponente di FI viene indagato dalla Procura di Monza per bancarotta preferenziale. Interrogato, nega ogni coinvolgimento avendo ceduto l'azienda prima del fallimento. Il reato è derubricato in falso fallimentare, le cui pene sono ridotte dalla nuova legge sul falso in bilancio. La sua posizione è infine archiviata ma deve risarcire 400.000 euro al curatore fallimentare.
Romani viene poi indagato per peculato in quanto avrebbe speso 5.000 euro di telefonate in due mesi con un cellulare del Comune di Monza. Nell'ottobre del 2017 viene condannato in via definitiva in Cassazione proprio per peculato. La pena (1 anno e 4 mesi in secondo grado) sarà però ricalcolata in un appello-bis che dovrà solo rimotivare l’esclusione o la concessione dell’attenuante della «speciale tenuità» del danno, invocata dalla difesa di Romani. Perché il politico nel frattempo ha risarcito il Comune di Monza per le bollette telefoniche del suo cellulare di servizio utilizzato dalla figlia. E così versando 9.811,63 euro nelle casse municipali (il corrispondente delle spese effettuate in quel periodo con il telefono in questione) aveva ottenuto che il Municipio di Monza non si costituisse parte civile nel procedimento.
Inoltre Romani sarebbe indagato per i rimborsi spese in quanto dal maggio 2007 alla fine del 2008, tra pranzi e cene «di rappresentanza», ha messo in conto 22.000 euro al Comune di Monza.