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Cronache
Vaccini, sospeso obbligo vaccinazione se c'è richiesta di informazioni all'Asl

La battaglia sui vaccini passa dai tribunali, dopo l'obbligo imposto nel 2017 dal ministro Beatrice Lorenzin. 

 

Il Tar di Brescia sentenzia che la richiesta di informazioni fatta da due genitori all'Asl di competenza sospende l'obbligo di vaccinazione dei figli. E' quanto si evince dall'atto pubblicato il 5 aprile scorso.

 

Il Comune aveva negato, al figlio della coppia, l'accesso all'asilo nido comunale perché i genitori non lo avevano vaccinato. Infatti l'azione dell'amministrazione pubblica era scattata perché i genitori non avevano presentato, come previsto, entro il 10 marzo 2018 (da obbligo di legge previsto dal piano vaccinale) la documentazione relativa alle vaccinazioni obbligatorie.

 

Ma i genitori avevano inviato alla scuola la “richiesta di informazioni” inoltrata alla competente Asl, al fine di sostenere il colloquio. Quindi non erano contrari a vaccinare il figlio, avevano semplicemente chiesto chiarimenti relativi ai vaccini proposti, alle informazioni epidemiologiche, alla sicurezza, alle reazioni avverse, alle componenti dei vaccini e all'attuale calendario vaccinale.

 

Il 6 marzo però i genitori vengono invitati dalla Direzione Scolastica a regolarizzare la posizione del figlio e poco dopo interviene il Comune negando al bambino l'accesso all'asilo nido dell'ente pubblico.

 

Ma dalla sentenza del Tar emerge un fitto scambio di corrispondenza, tra raccomandate e contro raccomandate, che nel tempo si è avuto tra i genitori e l'Azienda sanitaria per fissare l'incontro. L'Azienda sanitaria alla fine stabilisce un data ma la coppia non si presenta al confronto, sostenendo di non aver ricevuto la notifica dall'Asl.

 

La richiesta di chiarimenti, relativamente ai vaccini proposti e a tutte le conseguenze e reazioni avverse possibili, sospendono l'obbligo di vaccinazione dei figli. Infatti è un obbligo dell'Asl evidenzia il Tar (art. 2 del decreto legge n. 73/2017, convertito in legge n. 119/2017, comma 1) “favorire la conoscenza delle disposizioni di cui al presente decreto, ai sensi della legge 7 giugno 2000, n. 150, e per promuovere un'adesione volontaria e consapevole alle vaccinazioni previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale”.

 

Per il Tribunale l'Asl dovrà rispondere alle domande dei genitori al fine di arrivare alla vaccinazione del bambino e concludere tutto il piano. Intanto il Comune dovrà reintegrare il bimbo perché “l’efficacia dell’avversato provvedimento rimane sospesa”.

 

Questo di Brescia non è il primo caso di bambini allontanati dai nidi perché non in regola con il piano di vaccinazione obbligatorio. Ma la battaglia tra pro e contro l'obbligo non sembra affatto finita.

In varie città d'Italia è apparso anche negli ultimi giorni il cartellone del Comitato per la libertà di scelta sulle vaccinazioni Comilva, “Vaccinarsi è un’azione volontaria non esente da rischi. Informati prima di vaccinare tuo figlio”.

 

Il Pd della città Torino ha chiesto la rimozione del cartello, apparso nei pressi dell'ospedale ostetrico-ginecologico Sant’Anna. Il capogruppo in consiglio comunale Stefano Lo Russo giudica questi «manifesti come questi pericolosi per la salute pubblica. Vanno rimossi istantaneamente». Il riferimento del politico è probabilmente legato alla morte concomitante per morbillo di un bambino a Catania. Secondo i primi accertamenti sul caso, a contagiare il virus al bambino di 10 mesi, che soffriva di problemi cardiaci, è stata la madre non vaccinata che aveva recentemente contratto la malattia.

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