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Cronache
Siria, La Russia: "califfo" al-Baghdadi forse ucciso da nostro raid.

Il ministero della Difesa russo afferma che un raid della sua aviazione militare potrebbe aver ucciso Abu Bakr al-Baghdadi, leader supremo dello Stato Islamico. Lo riporta l'agenzia Tass, riportando il comunicato di Mosca. La Difesa spiega che il raid in cui al-Baghdadi avrebbe trovato la morte è avvenuto nella periferia sud di Raqqa il 28 maggio. Il ministero, aggiunge l'agenzia Ria, è impegnato nella ricerca di conferme. Il comando statunitense della Coalizione anti-Isis, precisa la Difesa russa, era stato avvertito di quel raid.

Il colonnello Ryan Dillon, portavoce della Coalizione, non conferma la morte del "califfo" e piuttosto invita alla prudenza: "In passato altre volte sono state diffuse simili affermazioni che poi si sono rivelate prive di fondamento. Al momento non abbiamo alcuna prova definitiva" che quanto affermato dalla Difesa russa "sia veritiero". "Di certo - aggiunge il colonnello Dillon - la Coalizione e l'intera comunità mondiale saluterebbero la notizia del decesso di al-Baghdadi". Anche il Pentagono dice di non aver preso visione di informazioni capaci di corroborare le asserzioni russe.

All'annuncio "possibilista" del ministero della Difesa, da Mosca segue solo grande prudenza. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, citato da Ria, fa sapere che non esiste "certezza al 100 per cento" che al-Baghdadi sia morto, mentre dal Cremlino non arrivano commenti, se non che "il presidente Putin riceve regolarmente aggiornamenti dal ministero della Difesa", spiega il portavoce Dmitry Peskov. Il canale tv Rossiya-24, citando lo stesso Peskov, riporta che Putin, presiedendo il consiglio di sicurezza russo, è stato informato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu che al-Baghdadi potrebbe essere stato ucciso dalle forze aeree a Raqqa. Il ministero della Difesa ha anche diffuso un video con immagini satellitari che dovrebbero mostrare la periferia sud di Raqqa prima e dopo il bombardamento.
 
Da Londra interviene l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), ong dalle fonti molto precise, sollevando dubbi sulla ricostruzione fornita dalla Russia. "Sembra che ai russi siano arrivate informazioni non accurate", afferma sul profilo Facebook dell'Ondus il direttore Rami Abderrahman. Secondo il quale è difficile credere che al-Baghdadi "si trovasse a Raqqa, attaccata dalle forze curde sostenute dalla Coalizione (a guida Usa) e sotto pesanti bombardamenti aerei. I vertici dell'Isis non si trovavano a Raqqa". Citato da altre fonti di stampa, il direttore dell'Ondus afferma invece di avere informazioni circa la presenza di al-Baghdadi nella regione siriana orientale di Dayr az Zor, confinante con l'Iraq.

Si attendono, dunque, conferme più che necessarie, visto che Ibrahim al-Samarrai, iracheno di 46 anni, la vera identità del "califfo" al-Baghdadi, è stato dato per morto o ferito gravemente più volte da quando la comunità internazionale è intervenuta militarmente per neutralizzare lo Stato Islamico. L'uscita del ministero russo, però, segue di qualche giorno la diffusione della stessa notizia, la morte di al-Baghdadi in un raid aereo su Raqqa, da parte della tv di Stato siriana. "Secondo le informazioni che si stanno verificando attraverso diversi canali", fa sapere il ministero della Difesa russo, citato dal sito online della tv del dicastero Zvezda, nel sobborgo a sud di Raqqa era in corso un incontro tra capi dell'Isis ed "era presente anche il leader dell'Isis Ibrahim Abu-Bakr Al Baghdadi, che è stato eliminato in seguito al raid".

Raid deciso dopo che il comando del contingente militare russo in Siria aveva "ricevuto a fine maggio informazioni su una riunione dei dirigenti dell'organizzazione terroristica Stato Islamico che si sarebbe tenuta nella periferia sud di Raqqa". Quelle notizie erano state sottoposte a verifica ed era stato riscontrato che lo "scopo di quel vertice era l'organizzazione di convogli per portare l'uscita dei combattenti dell'Isis da Raqqa attraverso il cosiddetto corridoio sud".

Preceduto dal volo di ricognizione di un drone, il raid aereo dei caccia-bombardieri Su-34 e Su-35 è scattato "alle 0,35 del 28 maggio ora di Mosca", precisa ancora il comunicato della Difesa, ed è durato dieci minuti. L'azione, conclude la nota, avrebbe portato all'uccisione di molti "alti dirigenti" dell'Isis, di una "trentina di capi militari e almeno 300 miliziani".

La descrizione degli eventi nel comunicato russo ricorda per molti aspetti quella con cui l'esercito iracheno aveva accompagnato l'annuncio di aver bombardato con i suoi F-16 un vertice dei comandanti Isis una località nel distretto di al-Qaim, estremo ovest dell'Iraq al confine con la Siria, il 9 febbraio scorso. Vertice a cui era dato come presente lo stesso al-Baghdadi, giunto da Raqqa per affrontare con i suoi ufficiali la "situazione fallimentare a Mosul" e "per scegliere un suo successore". Alla fine del bombardamento, 13 comandanti dell'Isis avevano perso la vita, ma nella lista in mano ai militari iracheni il nome di al-Baghdadi non c'era.
 
Operazione complessa, tracciare un profilo lineare di al-Baghdadi. Secondo i servizi segreti iracheni, Ibrahim al-Samarrai, nato nel 1971 a nord di Bagdad, è titolare di un percorso di studi che lo ha portato al dottorato in Studi islamici, quindi al ruolo di docente all'università di Tirkrit. Sposato due volte, per complessivi cinque figli. Ibrahim al-Samarrai partecipa all'insurrezione irachena poco dopo l'invasione Usa nel 2003 creando un suo gruppuscolo jihadista, non particolarmente influente. Ibrahim viene arrestato l'anno successivo dagli americani e incarcerato nella prigione di Bucca, al confine con frontiera del Kuwait. Un passaggio decisivo nella formazione del futuro leader dell'Isis, perché nel gigantesco complesso penitenziario convivono dignitari decaduti del regime baathista di Saddam Hussein e personaggi orbitanti attorno alla nebulosa jihadista sunnita. Non a caso la prigione di Bucca si guadagna l'appellativo di "università del jihad".

La seconda università di Ibrahim, che trasforma il teologo al-Samarrai ampliandone la visione strategica. Scarcerato nel dicembre del 2004 per insufficienza di prove, Ibrahim stringe alleanza con Abu Musab al-Zarqawi, comandante di al Qaeda in Iraq. Quando al-Zarqawi viene ucciso nel 2006 da un raid aereo americano, Ibrahim diventa uomo di fiducia del suo successore, Abu Omar al-Baghdadi. Finché nel 2010, alla morte di quest'ultimo in uno scontro a fuoco con soldati Usa e iracheni, Ibrahim al-Samarrai si trasforma a sua volta in Abu Bakr al-Baghdadi e assume la guida del braccio iracheno di al Qaeda. Il gruppo ora si chiama Isi, "Stato islamico d'Iraq". Embrione dell'attuale Stato Islamico, che si affranca da al Qaeda e si impone come più potente organizzazione jihadista del nostro tempo. E qui la visione strategica di al-Baghdadi si esprime al meglio, con l'integrazione nei ranghi dell'Isis proprio di quegli ex ufficiali di Saddam, capaci di addestrare uomini votati alla guerriglia in un vero esercito. Così lo Stato Islamico che cresce e catalizza l'attenzione del mondo arrivando a rivolgere il suo appello alla guerra santa a tutti i musulmani, grazie ai primi successi militari ottenuti approfittando della guerra civile siriana e dell'instabilità irachena.

Abu Bakr al-Baghdadi. Nella scelta del nome l'evidente il richiamo al primo califfo sunnita Abu Bakr, amico di Maometto e padre di Aisha, moglie del Profeta. Di per sè già un messaggio. A proposito di comunicazione, diversamente da Bin Laden, al-Baghdadi non inflaziona i network con il suo volto minaccioso. Predilige, piuttosto, rari interventi audio e rivela al mondo la sua immagine una sola volta, tre anni fa. Sono i primi di luglio 2014, poche settimane dopo che i miliziani dell'Isis sono entrati nella città irachena di Mosul prendendone il controllo, come avevano fatto in Siria con Raqqa. In quella che resta la sua unica testimonianza filmata, al-Baghdadi è ripreso in video nella moschea al-Nouri di Mosul, durante la preghiera del venerdì. Nel suo sermone, l'ordine ai fedeli musulmani riuniti di obbedirgli e l'autoproclamazione a "califfo" di un territorio che si estendeva dalla Siria all'Iraq, ovvero dalla provincia di Aleppo fino a quella di Diyala. Solo una volta, lo stretto necessario per provare di non essere un'invenzione, un fantasma.

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isisrussiaal baghdadiraid raqqa
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