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Cronache
Spagna, caos dati sanitari. L' 82% dei morti fuori dalle statistiche ufficiali

QUELLA STRANA INCONGRUENZA NEL CALCOLO DEI MORTI DA COVID IN SPAGNA

Il Ministero della Salute spagnola afferma che nelle ultime due settimane 19 persone sono morte in Spagna di coronavirus. Ma nei suoi registri si può verificare che, in effetti, ce ne sono stati 107. Vale a dire, l'82% dei defunti è "sotto il tappeto" delle statistiche ministeriali. Questa è la dura accusa che lancia il quotidiano spagnolo Ok diario ma che sta avendo conferme anche da parte di altri organi di stampa internazionali, tanto che anche l’Oms ha mosso dei dubbi contro il governo spagnolo per il sistema di conteggio delle vittime da pandemia adottato nel paese iberico. Questo perché più volte la Spagna ha modificati il protocollo di conteggio della mortalità Covid-19. È sufficiente consultare le statistiche ufficiali del ministero della salute spagnolo delle ultime due settimane per verificare come i dati abbiano molte incongruenze, come sostiene anche il Financial Times in un articolo della settimana scorsa: da lunedì 25 maggio a lunedì 8 giugno, In Spagna ci sarebbero stati un totale di 107 deceduti. Tuttavia, il totale dei decessi, da inizio pandemia si è attestato a 27.117 morti due settimane fa, mentre oggi se ne conterebbero 27.136. L'82% dei 107 deceduti sarebbe scomparso. Per individuare incoerenze nei dati sanitari, non è più necessario consultare altre fonti o documenti esterni, come quelli dell'Istituto statistico nazionale, quelli del sistema di mortalità accumulato dell'Istituto sanitario Carlos III o i saldi ufficiali delle comunità autonome. Ora, i dati sulla salute si contraddicono a vicenda. Ogni giorno, Il ministero della salute richiede alle comunità un fascicolo completo sul defunto: giorno della morte (è necessario che per essere "nuovo" debba essere entro le ultime 24 ore), certificato di morte in ospedale (a casa o in residenza non contano ) con la causa esplicita "Covid", il giorno dell'infezione, il test PCR positivo e altri dettagli. Dati che, per le comunità, sono complessi da raccogliere in meno di 24 ore, soprattutto se la morte è avvenuta nel pomeriggio. I dati devono essere consegnati entro 21 ore e, se mancano dei dettagli, il ministero non li considererà deceduti il giorno successivo. Un chiaro esempio è stato quello di questa domenica, quando il ministero ha annunciato una sola morte ma allo stesso tempo la Catalogna ne ha annunciato 37. Insomma qualcosa non torna nel sistema dei conteggi delle vittime. Il Ministero avrebbe iniziato, infatti, ad applicare un nuovo sistema di raccolta dati dieci giorni fa per ottenere informazioni personalizzate su ciascun caso nelle comunità, correggere le serie ed eliminare i duplicati. Ma ciò ha causato gravi incongruenze nelle cifre. Mercoledì scorso, ad esempio, il National Statistics Institute (INE) ha indicato che fino al 24 maggio il numero di decessi (225.930 in totale) sarebbe aumentato del 24,1% rispetto all'anno precedente. I dati coincidono anche con il rapporto del sistema MoMo che monitora la mortalità e quello delle case funebri, che porta il tasso di mortalità a oltre 43.000. La Spagna guiderebbe questa disastrosa classifica in Europa, con 1.010 morti per milione, seguita dal Belgio con 837. Al terzo posto c'è Andorra, con 662 morti per milione; nel quarto Regno Unito, con 606; L'Italia occupa la quinta posizione, con 558 morti; Svezia, con 455, sesto posto; e la Francia è in settima posizione, con 434 morti per milione di abitanti. La spiegazione di questo enorme divario rispetto alle morti dichiarate ufficialmente dal governo Pedro Sánchez deriverebbe appunto dal fatto che la Spagna riflette solo nelle sue statistiche le morti confermate da test, test ospedalieri o autopsia. E ciò ha significato che, nel bel mezzo di una carenza di test, con ospedali saturi e innumerevoli, molti dei morti che si verificano nelle case o residenze degli anziani non sarebbero stati ufficialmente registrati come decessi confermati da COVID-19. Nello specifico, più di 20.000 morti sarebbero rimasti in questa nebulosa statistica utilizzata dal governo, evidentemente, come qualche maligno sostiene, anche per nascondere la sua disastrosa gestione della emergenza del coronavirus. Perché, anche senza valutare il numero di decessi in base alle dimensioni del paese, la Spagna occuperebbe comunque la seconda posizione nel numero totale di decessi se prendiamo in scala i dati estratti dalle basi INE ( istituto di statistica nazionale). Con quasi 48.000 decessi dovuti al virus, la Spagna è il secondo paese in termini di decessi totali, secondo solo ai 109.132 decessi negli Stati Uniti. Ma, naturalmente, gli Stati Uniti hanno quasi 330 milioni di abitanti e la Spagna poco più di 46 milioni. È importante notare che, secondo i dati dell'OMS, Spagna, Italia o Germania riportano solo decessi confermati: non riportano decessi sospetti o probabili dovuti a coronavirus. Ma che Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Portogallo e Belgio riportano i loro decessi confermati e sospetti. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato un documento per aiutare i paesi a identificare le persone decedute per COVID-19, la malattia che ha causato il nuovo coronavirus. E in quel testo riconosce come vittime del coronavirus, sia quelli uccisi da questa causa se si sono rivelati positivi in un test di laboratorio, sia i sospetti. Allo stesso modo, l'agenzia indica che coloro la cui causa di morte non è correlata al coronavirus, come un incidente d'auto o un cancro, o che sono morti dopo essersi completamente ripresi, non devono essere considerati deceduti da COVID-19. Ma l'OMS chiarisce che COVID-19 deve essere registrato nel certificato medico di morte come causa di morte in tutti coloro che hanno perso la vita a causa della malattia, o che esiste un certo sospetto che l'infezione abbia contribuito alla sua morte. Insomma pare un vero e proprio ginepraio, certo è che il calo improvviso di morti da coronavirus in Spagna, rapportato ai numeri di altri paesi, come Gram Bretagna, Italia, Francia, non può che destare qualche sospetto, considerando che, a detta di tutti, certo la Spagna non può dire di aver gestito al meglio la situazione emergenziale venutasi a creare.

vcaccioppoli@gmail.com

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