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Cronache
Storace:"Giudice che scarcera il nigeriano picchiatore se lo porti a casa sua"

Parole di fuoco da parte di Francesco Storace nei confronti della magistratura su una vicenda che ha visto coinvolto un nigeriano che, pronto al rimpatrio dopo aver scontato una pena, si è rifiutato e ha provocato lo sbandamento dell'auto dei carabinieri che lo trasportavano per poi oltraggiare i pubblici ufficiali. Questo il suo commento:

"Ora ci fate la cortesia, signori magistrati, di smetterla di farci impazzire. Un nigeriano arriva qua, spacca teste a chiunque incontra, si era già fatto un bel po’ di galera e voi lo rimettete in libertà. Vostro onore, se lo porti a casa sua o nel cortile del Csm, dove, tra una pratica sospetta e l’altra, magari qualcuno troverà il tempo per far capire l’educazione a questo signore. Che cosa deve succedere nel nostro paese per avere il diritto alla sicurezza? La storia è questa, ed è vergognosa anche se non ci sono (per fortuna) morti da sotterrare."

Commozione giudiziaria

"E’ una storia di pietismo stupido, di commozione giudiziaria, di buonismo insensato. Non facciamo nomi – per ora – sennò con noi il permissivismo viene dimenticato e ci sbattono in cella al posto dell’africano. Ma basta sapere quel che è successo. Un certo giorno arriva qui un bestione dalla Nigeria, un delinquente di quelli veri. Corporatura muscolosa, alto un metro e ottanta, pelato. Gli basta poco tempo per imparare come si campa in Italia ma si imbatte sfortunatamente in un processo per violenza – ovviamente – resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. E la solita violenza sessuale. Risultato: sconta un anno e mezzo nel carcere di Velletri. Venerdì scorso finisce la pena e passano a prenderlo i carabinieri. Bisogna rimpatriarlo. Lo fanno salire in macchina per trasferirlo nella struttura di accoglienza di Casalpalocco, perché il giorno dopo deve essere trasferito nel centro rimpatri di Potenza e poi in volo direzione Nigeria. Ma a Casalpalocco non arriva, perché fa l’inferno nell’auto dell’Arma, che finisce rapidamente fuori strada sulla via del Mare, con i due carabinieri presi a botte. Viene acciuffato e ammanettato solo grazie all’arrivo dei rinforzi. Ad un passo dall’omicidio

In camera di sicurezza si ferisce alla testa lasciandosi cadere a terra e lo trasportano al Policlinico Umberto I, in stato di arresto. Al pronto soccorso lo curano e un medico gli offre pure un paio di scarpe perché ne era sprovvisto. Poi, il caos quando gli si avvicina un operatore sanitario che distribuisce volantini ai pazienti in attesa. E’ un attimo e il nigeriano fa volare l’uomo a terra sbattendogli più volte la testa sul pavimento. Ci vogliono ben due infermieri per toglierglielo dalle mani. Senza il loro intervento quel poveretto finiva ammazzato dalla bestia. Ma non è finita. Il pubblico ministero di turno propone di rispedirlo in carcere, il giudice no e lo lascia libero. E ovviamente il povero africano che sulla sua strada si imbatte solo in italiani cattivi se la dà a gambe. Quale pena è prevista dal codice penale se scriviamo che è una vergogna lasciare in libertà certa gente? Nessuna legge può autorizzare un magistrato ad usare la mano delicata per evitare la galera ad un delinquente che prende a botte chiunque gli capita sottomano. Quel giudice che gli ha aperto le porte della cella – immaginaria a questo punto – sarà mai valutato dal Consiglio superiore della magistratura, o almeno da quel che ne rimane viste le porcherie a cui assistiamo? Vedremo che cosa risponderanno i ministri Salvini e Bonafede all’interrogazione sul caso presentata da Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia. Vogliamo vivere liberi e in pace. Se lo devono mettere tutti in testa, sinistre e certi magistrati. Di delinquenti in circolazione non ne possiamo più. Ci basta già la criminalità nostrana".

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