Strage di Bologna: riaprire il caso e verificare la pista palestinese
STRAGE DI BOLOGNA, SERVE UNA VERITA’ CREDIBILE, NON UNA VERITA’ DI COMODO
Un ceto politico coraggioso e una stampa capace di una ricerca libera e non scontata potrebbero con serenità aiutare tutti, indipendentemente dalle sensibilità culturali e dalle appartenenze politiche, ad andare oltre il pregiudizio sulla strage di Bologna, di cui oggi ricorre l’anniversario.
La versione ricostruita nelle sentenze lascia perplessità pesanti, e a mio avviso giustificate, in molti. Il "dogma" della strage fascista sembra piuttosto un assunto ideologico, comodo per tanti: ma non sembra certo una verità convincente.
È assolutamente comprensibile che i familiari delle vittime chiedano giustizia, ma questa richiesta di giustizia sarà soddisfatta solo quando sarà emersa una verità credibile. Ecco perché sarebbe opportuno andare oltre il pregiudizio, e riaprire il caso Mambro-Fioravanti.
Alcuni organi di stampa (in primo luogo Il Tempo, con un’inchiesta lunga e accurata, e con ripetuti interventi del direttore Chiocci, e a seguire anche La Verità) hanno meritoriamente posto la questione, investigando su una pista troppo a lungo ignorata. Negli anni ’70, l’Italia aveva di fatto adottato la politica del “lodo Moro-Giovannone” (scelta sciagurata, e lungamente negata in sede ufficiale): una sostanziale chiusura d’occhi sulla presenza e sui movimenti dei terroristi palestinesi sul nostro territorio in cambio di informazioni e soprattutto di una “esenzione” dell’Italia da atti di terrorismo diretti. A quanto pare, è possibile che un arresto, un processo e una successiva condanna di un palestinese siano stati vissuti come una rottura di quel lodo, e possano aver innescato – come vendetta palestinese – la strage di Bologna.
Sarebbe doveroso esplorare questa pista, e – per altro verso – arrivare a desecretare molti documenti dei nostri servizi degli anni Settanta. La prima operazione restituirebbe la possibilità – forse – di una verità credibile sulla strage; la seconda consentirebbe di comprendere quale sia stato l’atteggiamento italiano (temiamo: ambiguo, opaco, vischioso) rispetto al terrorismo internazionale. Perché non lo si vuol fare? Forse ancora oggi ci sono strascichi di quelle politiche?