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Cronache
Gherardo Colombo: "Tangentopoli mai finita. Il Paese ha scelto la corruzione"

"E' finita Mani Pulite ma non è finita la corruzione. Il Paese ha scelto la corruzione". Gherardo Colombo, ex magistrato e componente fondamentale del pool della celebre inchiesta milanese del 1992, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it lo scenario attuale tra politica, magistratura e corruzione dopo le notizie giudiziarie degli ultimi giorni.

Gherardo Colombo, è vero che "Tangentopoli non è mai finita"?

Sì, sono d'accordo. Personalmente sono anni che lo dico. Sono 11 anni che ho deciso di uscire dalla magistratura proprio perché penso che c'è innanzitutto bisogno di uno stimolo alla sensibilità dei ragazzi a riflettere sul senso delle regole. Non ho intenzione di parlare di queste ultime vicende giudiziarie perché vige sempre la presunzione di innocenza, però si può certamente dire che è finita Mani Pulite ma non è finita Tangentopoli.

Come è cambiata la corruzione rispetto al 1992?

La corruzione era un tempo molto legata al finanziamento illecito dei partiti politici. Ora sembrerebbe proprio di no, pare un fenomeno molto più anarchico. Certo, anche prima esistevano interessi personali nelle scalate all'interno dei partiti che si portavano avanti per esempio comprando le tessere. D'altronde, quando si maneggia il denaro qualcosa resta sempre attaccato alle dita che lo maneggiano. Però mi sembra di poter dire che oggi la corruzione è legata molto più a interessi personali che non a interessi di partito.

La politica si sta ponendo nella maniera corretta di fronte al fenomeno corruttivo? Oppure delega come spesso accade le proprie azioni alla magistratura salvo poi criticarla?

Dipende da chi è coinvolto nelle indagini. Anche se non sempre è così. C'è chi è molto rigoroso e chi usa due pesi e due misure. 

Come giudica l'operato di M5s e Lega sul caso Siri?

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Esiste comunque una diversità nell'approccio al tema della giustizia anche all'interno del governo?

Guardi, bisogna fare attenzione. Io non credo che un coinvolgimento nelle indagini o un'informazione di garanzia possano essere da soli elementi decisivi, perché esiste il principio di non colpevolezza. Credo anche che esistano due piani diversi: ci sono le responsabilità penali e ci sono le responsabilità politiche. Qualcosa che può essere poco rilevante a livello penale può essere invece molto rilevante a livello politico. O viceversa.

Si parla sempre di leggi anti corruzione. Quelle messe a disposizione dell'attività giudiziaria sono abbastanza o dovrebbero essere di più o diverse?

Ritengo ci sia un'abbondanza di strumenti. Sono dell'idea che anche nell'attività di repressione debbano essere tenuti ben presenti alcuni parametri come il principio della dignità della persona. Se non si fa questo si rischia di diventare troppo invasivi. Per esempio: il cosiddetto infiltrato, che a guardare bene è più agente provocatore, secondo me serve più a provocare reati che a scoprirne.

Di Pietro ha detto che a suo tempo tagliarono le mani all'attività del vostro pool. E' d'accordo?

Posso dire che è finita Mani Pulite ma non è finita la corruzione. Il Paese ha scelto la corruzione, su questo non ci sono dubbi.

twitter11@LorenzoLamperti

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