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Cronache
Tintin compie 90 anni, ormai è una icona pop nota in tutto il mondo

Tintin compie 90 anni e il miliardario Usa Elon Musk ha pensato di festeggiarlo a suo modo dedicandogli addirittura la forma del suo nuovo razzo (lo Starship) che ricorda quello di una sua avventura, dopo avergli dedicato i due satelliti Tintin 1 e Tintin 2 della rete satellitare Starlink che fornirà Internet a zone inaccessibili del pianeta.

Il regista Steven Spielberg -da sempre affascinato dal personaggio-ne ha addirittura tratto un film, “Il segreto dell’Unicorno” (2011).

Tintin è un personaggio che non passa mai di moda, nonostante la peculiarità delle avventure disegnate la metà in tempi remoti dal belga Hergé, nome d’arte di Georges Prosper Remi.

Hergé un fu una figura complessa e di non facile interpretazione, ma è comunemente ritenuto il fondatore di quella scuola franco - belga di fumettistica che ha prodotto e produce fumetti di qualità (si veda Asterix) che sconfinano spesso nella letteratura. Tale scuola è nota per aver introdotto nella fumettistica la tecnica chiamata della linea chiara, cioè un tratto pulito ed elegante, che fa delle vignette piccole opere d’arte in sé compiute che mostrano una attenzione maniacale per i più piccolo dettagli. I fumetti sono stati pubblicati (inizialmente in giornali e periodici belgi) in bianco e nero fino al 1941 e poi a colori.

Nato da un padre vallone e una madre fiamminga Hergé si avviò presto alla professione e realizzò la metà delle storie prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, e questo dà conto della vetustà delle storie a cui prima si accennava.

Ma questo fatto dà anche conto di alcune polemiche che sono sorte in seguito.

Infatti, alcuni albi (in totale sono 24 di cui 23 pubblicati in italiano), sono stati contestati a posteriori perché non “politically correct”. Ad esempio, il celebre albo “Tintin in Congo” (1931), presenta tratti della narrazione che sono stati interpretati contenenti razzismo paternalista (ci fu anche un’azione legale di un giovane studente congolese). Oppure, l’albo “La Stella misteriosa” (1942) presenterebbe tratti antisemiti.

Tuttavia, ad un’analisi delle storie e delle vignette appare evidente come tali tratti, qualora fossero realmente riscontrabili, debbano essere inquadrati nella del tempo in cui le storie stesse furono ideate e disegnate.

Del resto, vi sono anche albi che vanno in direzione opposta, come quello intitolato “L’Affare Girasole” (1954) in cui è presente una netta critica antimilitarista.

Gli albi sono anche ormai documenti storici che dipingono i fatti dell’poca, come “Tintin nel Paese dei Soviet” (1930) che è anche il primo album pubblicato ed è rimasto in bianco e nero (gli altri furono tutti ripubblicati a colori).

Dunque Tintin, il reporter dal ciuffo ribelle, era, per cui tempi lontani, il prototipo di una nuova epoca del fumetto che si avviava a diventare una vera e propria arte.

Che il personaggio sia potente lo dimostra il fatto che è ancora molto apprezzato (e venduto) in tutto il mondo e la sua immagine è entrata ormai nel mondo dell’arte pop al pari dei ritratti di Mao e Marilyn Monroe o di Che Guevara.

Tintin e i suoi strampalati comprimari rappresentano una sorta di “universo”, al pari di quelli Marvel, che sarebbe venuto molto tempo dopo. Dallo stralunato professor Girasole, al Capitano Haddock, ai due investigatori pasticcioni, Dupont e Dupond, al cattivo di turno, tutti concorrono alla messa in scena di una rappresentazione immaginifica ancora avvincente ai giorni nostri.

E proprio l’elemento immaginifico è fondamentale per capirne il successo.

Infatti il canone classico delle storie di Hergé è quello di un inizio nel quotidiano con Bruxelles (città natale dell’autore) a fare da sfondo per poi proiettarsi improvvisamente nel fascino del mistero che si tratti di viaggi spaziali a bordo di razzi a scacchi rossi e bianchi (“Obiettivo luna”, 1953), di Unicorni, di faraoni egizi (“I Sigari del Faraone”, 1934).

 

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