Strage di Tokyo e attentato a Rouen: il terrore nell'era contemporanea
Stragi e attentati: dal Giappone all'Europa il terrore si insinua nella vita quotidiana
Di Carlo Patrignani
I tre colossi del capitalismo ultramoderno, ultrarazionale, ultraproduttivo, Usa, Europa e Giappone, annaspano, impotenti, nelle sabbie mobili dell'inafferrabile, invisibile nemico cui non riconoscono, spudoratamente, cittadinanza, nome, esistenza: la pazzia, altrimenti detta malattia mentale.
Lo fanno ben spalleggiati dai collaudati maîtres à penser che con complicità dei media di regime, non solo cantano le meraviglie di questo capitalismo che costa assai all'umanita', ma parlano di follia, di disagio sociale, del Male e animalità insite nell'essere umano e, da ultimo, di radicalizzazione e indottrinamento.
In altri termini dietro le disumane, ripetute e ora concomitanti stragi, che dicono di un crollo del comportamento inaccettabile, ci sarebbe la mano invisibile del fantasma Allah Akbar che alle 2,30 di notte come Mister Hyde d'improvviso si tramuta in un feroce scimmione, entra in un centro per disabili vicino Tokyo e ne accoltella, nel sonno, 19 perchè, confessa alla polizia, vuole che "i disabili spariscano: voglio sbarazzarmi dei disabili di questo mondo".
Oppure, indisturbato, con un compare, si introduce in una Chiesa nei pressi di Rouen e accoltella, anche qui, un parroco: e subito risuona la grancassa "hanno urlato Daesh" e, a stretto giro, arriva la rivendicazione dell'onnipresente Isis: siamo stati noi!
Poco importa ai collaudati maîtres à penser che esplicitamente le autorità di polizia escludano "legami con l'Isis" e rivelino, invece, che gli autori giovani e giovanissimi sono stati "in cura psichiatrica" per depressione, per problemi mentali, o per altra patologia più grave, da non nominare mai: la schizofrenia. Come accadde per Anders Breivik e poi per Andreas Lubitz.
Loro, i collaudati maîtres à penser, hanno, istituzionalmente, un compito ben preciso: 'indrottinare' la gente sul Male (l'Islam) e sul Bene (il logos occidentale), ripetendo quel che nel '68 ha teorizzato una certa cultura psicoanalitica e anti-psichiatrica, tutte e due miseramente fallite, molto diffusa in certi ambienti di sinistra: la malattia mentale non esiste, è un obbrobrio, e curare il malato di mente è fascismo.
Certo è che quando e se si agisce violenza, fino all'omicidio, fino a sopprimere a freddo e con lucidità la vita di un altro essere umano, è assai difficile parlare di follia, cosa profondamente diversa da pazzia, o di disagio sociale, o di Male e animalità: è molto, molto di più e in quel "voglio che i disabili spariscano dal mondo" c'è ben altro, c'è la malattia mentale grave, come dice il buon senso della stragrande maggioranza della gente.