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Cronache
Tornare in piedi grazie a Ekso: ecco i "robot indossabili". L'analisi

Tornare in piedi grazie a Ekso: ecco i robot indossabili". L'analisi

Franco Molteni, Direttore Medicina Riabilitativa a Villa Beretta parla di Ekso, esoscheletro grazie a cui Alice a 16 anni ha mosso i primi passi della sua vita come documentato dalla iena Viviani

Ha mosso i primi passi della sua vita sua vita emozionando tutta Italia con il suo pianto di gioia. Alice, 16 anni, costretta ad una vita in sedia a rotelle, la sua amica “felicità”, grazie alla iena Matteo Viviani ha realizzato il suo sogno più  grande: mettersi in piedi e camminare.  Lo ha fatto con l’ausilio di Ekso, l s’esoscheletro riabilitativo robotizzato per la deambulazione di persone con deficit motori agli arti inferiori (paraplegie e tetraplegie complete ed incomplete, emiplegie, sclerosi multipla e tutte quelle patologie che necessitano di una riabilitazione del cammino), distribuito dalla genovese Emac e figlio delle ricerche della californiana Ekso Bionics di Richmond.

«I robot indossabili», spiega Franco Molteni, Direttore UOC di Medicina Riabilitativa di Villa Beretta,  Presidio di Riabilitazione dell'Ospedale Valduce dove Alice ha realizzato il suo sogno, «sono strumenti altamente innovativi in campo riabilitativo finalizzati a favorire la riorganizzazione del controllo motorio dopo lesioni cerebrali o midollari favorendo una intensità di esercizio che coniuga la capacità di pianificare il movimento con l’allenamento cardiovascolare».

Ekso nello specifico è un robot indossabile, in acciaio e carbonio, chiarisce Claudio Ceresi, Responsabile Riabilitazione Italia di Emac, «che si attiva per mezzo di quattro motori elettromeccanici alimentati da due batterie con un’autonomia di circa quattro ore.  Dei sensori invece captano e riconoscono l’assetto posturale del paziente fornendo informazioni (calcolo e modulazione della forza da impegnare, ampiezza e durata delle attività motorie) che un computer elabora e traduce in tempo reale al fine di assistere il paziente nello standing, nel bilanciamento e nella deambulazione passiva, attiva o attiva assistita».

In Italia è oramai ampiamente utilizzato come supporto integrante del tradizionale percorso riabilitativo anche al fine di ridurre e ottimizzare i tempi di recupero. La speranza è che presto possa essere fruibile anche al di fuori dei contesti prettamente ospedalieri o ambulatoriali.

«La sua unicità» sottolinea Molteni, «sta nella modalità di interazione con il paziente correlata alla capacità di esercitare pressione sul piede in modo alterno grazie allo spostamento del carico da un arto all’altro nel ciclo del passo. Ciò induce un modo molto naturale di interazione tra la persona e il robot cosa che permette già nella prima seduta di iniziare il training di deambulazione senza particolari problemi. Attenzione, non è un dispositivo miracolistico. Ha una funzione specificatamente riabilitativa ma la tecnologia sta facendo passi da gigante, ci sono progetti in corso per arrivare a delle macchine fruibili anche nella vita quotidiana.»

 

 

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