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Cronache
“Un errore aver liberato Carola”. La procura di Agrigento sconfessa la Vella

La scarcerazione di Carola Rackete per mezzo dell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Alessandra Vella sembrerebbe non avere fondamento giuridico e si baserebbe su interpretazioni o letture sbagliate di sentenze oltre che sulle sole dichiarazioni della stessa capitana. Il ricorso in Cassazione della procura di Agrigento mette in dubbio l’ordinanza del 2 luglio, che ha rimesso in libertà la Rackete permettendole di tornare in Germania. E chiede alla Corte Suprema di annullarla perché risulterebbe “viziata per violazione di legge”.

Secondo quanto riporta il Giornale, in base al ricorso presentato da Agrigento, “L’impostazione offerta dal Gip sembra banalizzare gli interessi giuridici coinvolti nella vicenda e non appare condivisibile la valutazione semplicistica”. A pagina 3 il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e il sostituto Gloria Andreoli, scrivono ancora “Si ritiene che (...) il Gip nel pronunciarsi sulla legittimità dell’arresto di Carola abbia travalicato i limiti di approfondimento attenenti a tale fase procedendo a un’autonoma valutazione dei dati in suo possesso e pervenendo a un giudizio sostanziale della gravità indiziaria”.

Un giudizio che pare travalicherebbe le competenze del giudice. Un errore sembrerebbe esser stato anche non avere considerato “nave da guerra”, la motovedetta della Guardia di finanza entrata in collisione con la Sea Watch 3 , “È di tutta evidenza - scrive la procura di Agrigento - che l’affermazione del Gip sia stato frutto di autonoma interpretazione che non trova alcun appiglio nella sentenza della Corte costituzionale” – e aggiungono - “Al contrario si precisa che la giurisprudenza in più casi ha qualificato le motovedette della Guardia di finanza come “navi da guerra”.

Dalla pagina 8 poi si affronta la questione del «dovere di soccorso e assistenza ai naufraghi», che ha permesso a Carola Rackete di forzare l’alt: “il Gip ha affrontato tutta una serie di valutazioni in ordine alla condotta di Rackete fondando per buona parte le proprie argomentazioni sulle dichiarazioni dell’indagata”. I procuratori inoltre, ribadiscono che davanti a Lampedusa “i migranti non erano più esposti a un pericolo imminente per la loro vita e incolumità”. In definitiva “la conclusione a cui è pervenuto il Gip si ritiene contraddittoria, errata e non adeguatamente motivata”.

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