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Cronache
Unioni civili, family e infamily: il gusto perverso per le separazioni

Giù le mani dal bambino di Vendola...
di Adriana Santacroce

 

Caso Vendola, no alla mercificazione del corpo e all’uso ipocrita della parola...
di Ernesto Vergani

 

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di Marcello Veneziani

È possibile fare una riflessione a bocce ferme e mente serena sulla legge per le unioni di fatto e omosessuali approvata la scorsa settimana dal parlamento? Nessuno contesta l'esistenza di coppie omosessuali, la libertà di scegliersi il partner e il diritto di accoppiarsi tra adulti consenzienti. Noi partiamo da un'altra preoccupazione: la priorità è tutelare e promuovere la famiglia, il matrimonio, i figli, a cominciare dai più piccoli, gli anziani. Nessuna civiltà ha mai abolito, relativizzato o sminuito la famiglia, equiparandola ad altre unioni. La famiglia è la struttura naturale e culturale su cui si è fondata ogni società civile e si è perpetuata tramite la nascita dei figli.

Lo statuto della famiglia non può essere equiparato a nessun altro tipo di unione, le tutele per la famiglia non possono valere per qualsivoglia unione, anche provvisoria e occasionale. Voi continuate a ripetere che riconoscere il diritto di qualcuno non vuol dire ledere il diritto di altri alla famiglia: ma noi viviamo in una società, in una comunità, e non in un agglomerato di atomi o di individui incomunicanti. I processi interagiscono, influenzano, incidono profondamente sui costumi e sul rapporto tra società e famiglia. Se la famiglia non è più l'asse su cui si fonda una società ma semplicemente un'unione come le altre, ne discende a livello culturale e psicologico, e poi sociale e morale, una progressiva decadenza della famiglia. E chi dice che i matrimoni e le famiglie sono già in crisi, non si rende conto che leggi di quel genere aggravano lo sfacelo e legittimano lo sfascio.

Ancora più assurdo è equiparare le coppie eterosessuali di fatto ai matrimoni. Quelle coppie hanno la possibilità di sposarsi e dunque di assumere a pieno titolo diritti e doveri del matrimonio; se non lo fanno per loro libera scelta è assurdo prevedere scorciatoie per godere degli stessi diritti senza avere gli stessi doveri. Per i soliti casi limite che vengono sbandierati per le unioni di fatto (partner morente, e cos' via) si possono riconoscere alcuni diritti che attengono alla persona e non alla coppia, come il diritto di indicare una persona di fiducia e di riferimento. Ma lasciamo stare le famiglie e la sfera che ad esse compete. E se è l'amore a muovere le coppie gay o di fatto, come dice l'astuto Renzi, demagogo da baci perugina, l'amore non ha bisogno di statalizzarsi, va per la sua strada e non conosce ostacoli...

Aggiungo infine, per inserire la legge in un contesto più vasto, che c'è qualcosa di perverso, di guasto e di malato nella nostra società se vige un sistema fiscale che favorisce le separazioni e penalizza i matrimoni, al punto che spesso si fanno separazioni di comodo per avere agevolazioni fiscali; o se un pensionato vuol salvaguardare la sua pensione da un prelievo fiscale record deve rinunciare alla cittadinanza italiana e prendere la cittadinanza di un altro paese europeo. Sono due esempi tra duecento che si inseriscono nello stesso filone: in Italia è meglio separarsi, lasciare la propria famiglia, la propria patria, la cittadinanza italiana, per vivere meglio. No, c'è qualcosa di malato, di guasto e di perverso nell'aria che vogliono farci passare per moderno, umanitario e progredito...

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