Usa, Michelle Carter spinge il fidanzato al suicidio: condannata per omicidio
La 20enne Michelle Carter, del Massachusetts, rischia fino a 20 anni
Usa, spinse fidanzato al suicidio, condannata per omidicio colposo
Michelle Carter, 20enne del Massachusetts, è stata ritenuta colpevole di omicidio colposo per aver spinto il suo fidanzato al suicidio. Lo ha stabilito il giudici di un tribunale dello stato, che è arrivato al verdetto senza la presenza di una giuria popolare, come chiesto dai legali della ragazza. Carter adesso rischia fino a 20 anni di carcere. Si tratta di un caso molto delicato, in cui i giudici hanno stabilito che una parola (la giovane aveva inviato un messaggio al fidanzato dicendogli che era giunto il momento di uccidersi) può causare il suicidio di una persona.
Il giudice, Lawrence Moniz, ha stabilito che il comportamento della giovane non è stato "immorale, ma illegale". Il suo ragazzo, Conrad Roy, è stato trovato morto nel 2014 all'interno dell'auto, per una intossicazione da monossido di carbonio. Aveva 18 anni. Carter negli oltre cento messaggi che i due si sono scambiati ha chiesto in modo insistente a Roy di portare a termine il suo progetto e suicidarsi. "Attraverso il suo comportamento privo di senso e imprudente, ha commesso un reato", ha sostenuto Maryclare Flynn, avvocato dell'accusa. "Lo ha messo nell'auto quella notte. Lo ha ascoltato mentre stava morendo", ha aggiunto Flynn. Per il Massachusetts si tratta di una decisione che potrebbe stabilire una direzione in casi futuri, visto che nello Stato, a differenza di altri Stati americani, non esistono leggi specifiche per punire chi spinge una persona al suicidio.