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Cronache
Vaccini, Grignolio ad Affari: "No vax? Nuovo tribalismo fomentato dai social"

Mettere in discussione i vaccini, come gli antibiotici, e magari poi i farmaci salvavita, è riportare la storia indietro di decenni, se non di secoli e annullare d’emblèe i progressi della scienza e della medicina che hanno cambiato in meglio le condizioni di vita degli esseri umani. E’ un rigurgito del nichilismo di Friedrich Nietzsche che credeva di essere Dioniso e abbracciava un cavallo o della sub-cultura del ’68 che, nella rivolta contro ogni forma di autorità, voleva abolire gli antibiotici perché prodotti dalle grandi multinazionali, chiudere le sale operatorie perché reazionarie e sopprimere la psichiatria perché fascista in quanto si proponeva di curare e guarire la malattia mentale, tanto da dar vita all’antipsichiatria, o dell'ostracismo religioso per la scienza perché la malattia è punizione divina?

Giriamo il quesito al professore di Storia della Medicina della Sapienza di Roma, Andrea Grignolio, autore di Chi ha paura dei vaccini? per Codice edizioni.

L’inquietante panorama che abbiamo davanti, l’antiscientismo, per cui si crede che il vaccino sia la causa dell’autismo, impone risposte adeguate: al relativismo strisciante che, rispetto al passato, è trasversale, in quanto riguarda destra e sinistra, occorre contrapporre una nuova rivoluzione culturale che faccia piazza pulita di credenze non supportate da dati e prove di efficacia, ora ridotte a opinioni. La dissoluzione del concetto di prova lo si deve a una certa sinistra che alla fine degli anni ’60 fece sua l’idea nietzschiana per cui l’oggettività fosse illusoria e la verità un esercizio di metafore, cosa che i post-modernisti hanno amplificato facendone il vessillo delle loro teorie relativistiche.


Poveri Jenner, Semmelweis, Fleming, Koch, Pasteur, fatti fuori come se non avessero fatto le scoperte scientifiche più significative per tutto il genere umano e avanti con sciamani e ciarlatani!


Si resta esterrefatti quando si propaganda la bufala cui si crede che il vaccino trivalente sarebbe causa dell’autismo e che in età adulta farebbe sviluppare il cancro: tutto falso! A sostegno di questa bufala se ne porta un’altra, altrettanto falsa: se le epidemie sono scese è per i miglioramenti delle condizioni igieniche. Ci si dimentica, in questo assurdo valzer di bufale, di dire che il vaccino dà l’immunità per infezioni virali letali e che le vaccinazioni rendono meno vulnerabili quanti sono più esposti perché per varie ragioni non possono esser vaccinati: è come dire muoia Sansone con tutti i Filistei! Ossia si mette con queste bufale a repentaglio la salute e il benessere di una comunità intera. Ci sono in questa ondata di relativismo accenti che riportano a un recente passato quando l’autorevolezza delle competenze era scambiata per autoritarismo e termini come realtà, oggettività e dati erano ritenuti dinamiche di potere del pensiero reazionario. Ci son voluti 30 anni per capire che tale storia era un gran equivoco!


Relativismo, ’68, ritorno al Medioevo: in questa denigrazione della scienza che posto hanno le credenze religiose, la Religione?


Più che di religione, di per sé teoricamente neutra, o addirittura benevola con parte, e non tutta, del pensiero scientifico, parlerei di atteggiamento settario, tribale, ossia di fanatismo religioso più che di religione. Si pensi ai due ultimi fatti di cronaca. Tanto l’infermiera veneta che fingeva di vaccinare i bambini quanto il medico omeopata di Ancona, da cui era in cura il bimbo morto per una otite non trattata con antibiotici, provenivano da un contesto familiare e culturale di settarismo religioso, come rivelato accurate inchieste sui quotidiani. Non è un caso, lo provano due recenti strumenti scientifici.
Uno le neuroscienze cognitive: ci dicono che gli antivaccinisti e, più in generale, gli antiscientisti hanno diversi pregiudizi (bias) cognitivi che ne causano una chiusura cognitiva e un atteggiamento tribale spiccato. Sono più inclini di altri gruppi a rifiutare informazioni che confliggono con le loro credenze di partenza e radicalizzano le loro posizioni quando vengono stimolati a cambiare idea, e sono sensibili alle teorie del complotto, ovvero credono in un ordine o in una causa superiore occulta che governa gli avvenimenti della vita (forma moderna di animismo).
L’altro è l’analisi che gli informatici offrono osservando big data e il comportamento degli utenti sulla rete: provano l’esistenza di quelle che chiamano ‘bolle di filtraggio’ o ‘camere dell’eco’ dove gli utenti dimostrano di stare in gruppi omogenei di informazioni e atteggiamenti. La disponibilità della varietà di informazioni che si auspicava avrebbe offerto una libertà di scelta per gli utenti si è rivelata fallace per lo meno per la maggior parte di essi. Il web invece di renderci cittadini del mondo, ci tribalizza.
Gli algoritmi presenti nei nostri computer, come sui social media, eliminano le informazioni che non frequentiamo e finiscono per proporci quelle che prediligiamo: il pc di un antivaccinista tenderà quindi a selezionare siti antivaccinisti dandogli l’impressione che la rete è coerente con la sua visione del mondo.


L’analisi di Grignolio arriva in tal modo alla proposizione di una nuova rivoluzione culturale, ossia di un pensiero nuovo per la società della Conoscenza, che faccia piazza pulita delle deleterie tesi relativiste, antiscientiste, negazioniste, mettendo in primo piano il rapporto medico-paziente, per non lasciar vuoti riempiti da certe terapie olistiche.

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