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Cronache
“Volontà precisa di fare fuori Taranto”.L’accusa di un operaio a Mittal. VIDEO

Altro che calo della produzione, dietro la nuova crisi dell’Ilva ci sarebbe la precisa volontà di ArcelorMittal di depauperare l’impianto di Taranto. Un operaio del gruppo infatti accusa: “Da un anno, le commesse di lavoro per l'ex Ilva vengono trascurate, nonostante la continua richiesta di acciaio di qualità prodotto a Taranto”.

La denuncia è contenuta in un video con Marco Moiso e Roberto Hechich del Movimento Roosevelt: il lavoratore, in sciopero, svela qual è la situazione degli stabilimenti italiani del gruppo Mittal. Le fabbriche, dichiara, vengono lasciate prive dei materiali per la necessaria manutenzione degli impianti, e il fermo-macchine può durare anche un mese. “Avevamo un fatturato a nove zeri, ora invece l'azienda risulta in perdita”. Più che un sospetto: in questo modo, si cerca il pretesto per poter giustificare la dismissione di Taranto e degli altri stabilimenti?

Protesta Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt: “E' inaccettabile l'inerzia dello Stato, di fronte allo strapotere dell'economia neoliberista. Il governo - dice Moiso - deve far luce rapidamente sulla situazione denunciata dalle maestranze, e intervenire senza perdere altro tempo”. L'Italia, ricorda Moiso, resta il settimo produttore mondiale di acciaio. “Solo lo Stato può risolvere una situazione come quella dell'ex Ilva: deve tutelare l'ambiente, la salute dei lavoratori e quella degli abitanti di Taranto, e naturalmente i posti di lavoro. Va recuperato il rapporto tra democrazia e lavoro: lo Stato deve, in condizioni particolari, intervenire direttamente nell'economia”. Gli fa eco l’altro vicepresidente MR il Dr. Nino Galloni con una lunghissima esperienza nelle vertenze sindacali di industrie private e a partecipazione statale: “Ci sono le condizioni perché lavoratori e management si uniscano allo scopo di prendere in gestione l’azienda evadendo le commesse e salvaguardando la produzione. Un volano finanziario può esser dato dalla capitalizzazione degli ammortizzatori sociali per circa 400 milioni all’anno. La scommessa sarà sul mantenimento dei livelli competitivi internazionali. Se la sfida su tali mercati non funzionasse si aprirebbe l’alternativa tra la nazionalizzazione e forme protezionistiche ovvero un po’ e un po’. Ma sarei ottimista sulle nostre capacità tecnologiche di stare al passo coi tempi”.

 

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