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Cronache
Zoomafia, ogni 55 minuti un nuovo reato contro animali. Il report
Reati contro gli animali

Il nuovo Rapporto Zoomafia, come ogni anno, fa luce su crimini contro gli animali, spesso sistematici e seriali, commessi in Italia. Il Rapporto Zoomafia 2018 “Crimini e animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, è alla sua diciannovesima edizione e analizza lo sfruttamento criminale di animali avvenuto nel 2017.  L’edizione 2018 del Rapporto Zoomafia ha avuto il patrocinio del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con cui la LAV ha siglato un Protocollo d’Intesa per rafforzare prevenzione e contrasto dei reati a danno di animali, e della Fondazione Antonino Caponnetto.

“Il primo dato che emerge dal nuovo Rapporto è la conferma della capacità penetrante della criminalità organizzata in settori diversi ma accumunati dal coinvolgimento di animali – afferma Ciro Troiano -. Interessi che si intrecciano con le più tradizionali attività manipolatorie e pervasive come la corruzione, la connivenza con apparati pubblici infedeli, il perturbare gli appalti, il controllo delle attività illegali sul territorio. Segnali di questo tipo arrivano da diversi filoni, come il traffico di cuccioli, la gestione dei canili, il controllo dei pascoli. Un altro dato da rilevare è la sempre maggiore gestione organizzata delle condotte zoocriminali. Sempre più spesso, infatti, si riscontrano reati associativi, perpetrati da gruppi di individui legati o dal concorso o da vero vincolo associativo”.

I combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli e le truffe nell’ippica, il business dei canili e il traffico di cuccioli, il contrabbando di fauna e il bracconaggio organizzato, le macellazioni clandestine e l’abigeato, la pesca di frodo e le illegalità nel comparto ittico e l’uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, i traffici di animali via internet e la zoocriminalità minorile: questi gli argomenti analizzati nel Rapporto Zoomafia 2018 che è stato presentato oggi presso la sede del Comando Unità Forestali e Agroalimentari Carabinieri (CUFA) nel corso di un convegno al quale hanno partecipato il generale C.A. Antonio Ricciardi, Comandante CUFA, Gianluca Felicetti, presidente LAV, Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto; Diana Russo, pm della Procura della Repubblica di Napoli Nord, il generale B. Donato Monaco e Ciro Troiano, autore del Rapporto.

infografica crimini contro animali
 

I dati delle Procure: ogni 55 minuti un nuovo fascicolo per reati contro gli animali

Da anni il Rapporto Zoomafia pubblica i dati delle varie Procure italiane, relativi ai reati conto gli animali. L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto alle 140 Procure Ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2017, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali, segnatamente per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e, infine, traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10). Le risposte sono arrivate dall’82% delle Procure Ordinarie e dall’86% di quelle per i Minorenni, la percentuale più alta da quando abbiamo iniziato questo tipo di analisi. In particolare, le risposte sono arrivate da 115 Procure Ordinarie e da 25 Procure presso i Tribunali per i Minorenni. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva all’83% di tutte le Procure del Paese.

Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2017, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione dell’82% delle Procure Ordinarie, è di 8518 fascicoli (3869 a carico di noti e 4649 a carico di ignoti) con 5310 indagati. Esaminando i dati di un campione di 98 Procure su 140 che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari al 70% di tutte Procure Ordinarie) i procedimenti nel 2017, rispetto al 2016, sono aumentati del +3,74% (7100 fascicoli nel 2017 e 6844 nel 2016) mentre gli indagati sono diminuiti del -1,08% (4487 indagati nel 2017 e 4536 nel 2016).

I crimini contro gli animali sono in aumento rispetto al totale dei reati commessi in Italia nel 2017 che, secondo gli ultimi dati ufficiali, hanno registrato una flessione del -10%: è chiara la controtendenza - spiega Troiano. – La diminuzione del numero degli indagati, invece, nonostante l’aumento del numero dei procedimenti a carico di soggetti noti, può indicare una flessione nella repressione dei reati contro gli animali perpetrati in modo organizzato o con il concorso di più persone”.

Proiettando i dati del campione dell’82% delle Procure Ordinarie su scala nazionale, tenendo presente le dovute variazioni e flessioni, possiamo stabilire che nel 2017 si sono aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, per reati a danno di animali, e una persona è stata indagata ogni 90 minuti circa.

Sempre proiettando la media dei dati pervenuti, si può stabilire che nel 2017 in Italia c’è stata un’incidenza pari a 15,38 procedimenti ogni 100.000 abitanti con un tasso di 9,60 indagati ogni 100.000 abitanti.

Come sempre ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.

I crimini contro gli animali più contestati

Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia si evince che il reato più contestato resta quello di maltrattamento di animali, art. 544ter c.p., con 2657 procedimenti, pari al 31,19% del totale dei procedimenti (8518), e 1951 indagati. Rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentanti del +3%

Seguono:

Uccisione di animali, art. 544bis c.p., con 2633 procedimenti, pari al 30,91%, e 572 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentanti del +1,72%.

Reati venatori, art. 30 L. 157/92, con 1464 procedimenti, pari al 17,18%, e 1323 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentati del +6,82%.

Abbandono e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, art. 727 c.p., con 1250 procedimenti, pari al 14,67%, e 1120 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentati del +12,84%.

Uccisione di animali altrui, art. 638 c.p., con 411 procedimenti, pari al 4,82%, e 161 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono diminuiti del -12,19%.

Traffico di cuccioli, art. 4 L. 201/10, con 58 procedimenti, pari allo 0,68%, e 99 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentati del +10%.

Organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, art. 544quinquies c.p., con 25 procedimenti, pari allo 0,29%, e 67 indagati rispetto al 2016 i procedimenti sono aumentati del +4,54.

Infine, spettacoli e manifestazioni vietati, art. 544quater c.p., con 20 procedimenti, pari allo 0,23%, e 17 indagati; rispetto al 2016 i procedimenti sono diminuiti del -31,82%.

Il maggior numero degli indagati è per il reato di maltrattamento di animali, art. 544ter c.p., con 1951 indagati, pari al 36,74% del totale del numero degli indagati (5310). Rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -5,8%.

Seguono: i reati venatori, art. 30 L. 157/92, con 1323 indagati pari al 24,91%; rispetto al 2016 gli indagati sono aumentati del +10,35%.

L’abbandono e la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, art. 727 c.p., con 1120 indagati, pari al 21,09%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è aumentato del +12,96%.

L’uccisione di animali, art. 544bis c.p., con 572 indagati, pari al 10,77%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -1,51%.

L’uccisione di animali altrui, art. 638 c.p., con 161 indagati, pari al 3,03%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -29,88%.

Il traffico di cuccioli, art. 4 L. 201/10, con 99 indagati, pari all’1,86%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -9,52%.

L’organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, art. 544quinquies c.p., con 67 indagati, pari all’1,26%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -59,09%.

Infine, gli spettacoli e le manifestazioni vietati, art. 544quater c.p., con 17 indagati, pari allo 0,32%; rispetto al 2016 il numero degli indagati è diminuito del -33,33%.

La geografia dei crimini contro gli animali

I dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci offrono uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale e ci consentono anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali. Un dato che risalta è quello di Crotone dove nel 2017 non sono stati registrati procedimenti per i reati analizzati, sicuramente una situazione anomala rispetto ai dati pervenuti dalle altre Procure regionali. Anche per il 2017 la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali, è quella di Savona con 3 procedimenti a carico di ignoti. Seguono Nocera Inferiore (SA), 6 procedimenti e 4 indagati, Vasto (CH), 8 procedimenti e 2 indagati, Lagonegro (PZ), 10 procedimenti e 10 indagati, Locri (RC) 13 procedimenti e 8 indagati, Pisa, 15 procedimenti e 12 indagati, Lanciano (CH), 17 procedimenti e 11 indagati, Pistoia, 17 procedimenti e 14 indagati, e Gela (CL), 20 procedimenti e 13 indagati.

La Procura di Brescia, sempre in base al campione dell’82% analizzato, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali nel 2017: 527 procedimenti con 387 indagati. C’è da dire che più della metà dei procedimenti, 275 fascicoli, pari al 52% del totale, riguarda i reati venatori che hanno coinvolto il 72% degli indagati (279 persone). “È noto – sottolinea Troiano- che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia, quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati”. Seguono Vicenza, con 256 procedimenti e 102 indagati, Udine, con 213 procedimenti e 112 indagati, Verona, con 212 procedimenti e 101 indagati, Napoli, con 194 procedimenti e 158 indagati, Roma, con 180 procedimenti e 77 indagati, Milano, con 152 procedimenti e 76 indagati, Bergamo, 142 procedimenti e 90 indagati, Torino, con 139 procedimenti e 81 indagati e Palermo, con 137 procedimenti e 127 indagati.

Combattimenti tra animali: vero allarme

Quello dei combattimenti è un vero affare per la criminalità. Grande e piccola. Migliaia di animali vittime ogni anno. Si tratta di un fenomeno complesso che coinvolge soggetti diversi: i casi più diffusi fanno capo a delinquenti locali, teppisti di periferia, sbandati, allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “da presa”. Non mancano però casi riconducibili alla classica criminalità organizzata: esiti giudiziari hanno accertato il coinvolgimento di elementi appartenenti alla camorra, alla sacra corona unita, al clan Giostra di Messina e ad alcune ‘ndrine.  Ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno. Per contrastare il preoccupante aumento delle lotte clandestine è tornato attivo il numero LAV “SOS Combattimenti” tel. 064461206. Lo scopo è quello di raccogliere segnalazioni di combattimenti tra animali per tracciare una mappa dettagliata del fenomeno e favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali.

Diverse le attività legali seguite dalla LAV: solo pochi mesi fa si è conclusa con sei patteggiamenti, tre affidamenti in prova e la confisca di tutti gli animali, l’udienza preliminare presso il Tribunale di Urbino – con la LAV parte civile – a carico di nove persone accusate a vario titolo di organizzazione di combattimenti tra dogo argentini e cinghiali, uccisione e maltrattamento di animali. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio “per avere in concorso tra loro, promosso ed organizzato nonché diretto il combattimento non autorizzato tra animali, nello specifico tra cani e cinghiali” e “per avere in concorso tra loro, per crudeltà e senza necessità, a seguito della condotta di cui al capo a), cagionato la morte di un cinghiale”. Alcuni imputati sono stati accusati anche di maltrattamento di animali per aver sottoposto un dogo argentino e un cinghiale “a sevizie e a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”.

Risale invece al 2016 la condanna inflitta dal Tribunale di Palermo a tre dei sei imputati in un processo per organizzazione di combattimenti tra cani. I tre avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, mentre per gli altri tre imputati è pendente il rito ordinario. M.N. è stato condannato ad 1 anno di reclusione e a € 50.000 di multa; due imputati, G.G. e M.G., invece, hanno subito la condanna ad 1 anno, 1 mese e 10 giorni di reclusione e al pagamento di € 52.000 di multa. Tutti gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, tra cui la LAV.

Il reato contestato a tutti, inclusi gli imputati per i quali il processo è ancora in corso, è il concorso nel delitto previsto dall’art. 544-quinquies del Codice Penale:“perché in concorso tra loro, materiale e morale, promuovevano o comunque organizzavano un combattimento di cani di razza pit bull che poteva metterne in pericolo l’integrità fisica, utilizzando videoriproduzioni contenenti scene e immagini dei combattimenti e delle competizioni e curandone la registrazione delle immagini attraverso una macchina digitale”. 

Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse

La presenza della criminalità nel mondo dei cavalli, delle corse e degli ippodromi è sempre stata forte. La conferma arriva da recenti inchieste che hanno rivelato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse illegali di cavalli. I numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica parlano da soli. Solo nel 2017: 15 interventi delle forze dell’ordine, 6 corse clandestine bloccate, 82 persone denunciate, di cui 61 persone arrestate, 20 cavalli sequestrati. In 20 anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2017 compreso, sono state denunciate 3484 persone, 1295 cavalli sequestrati e 122 corse e gare clandestine bloccate.

Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, 66 cavalli che nel 2017 hanno partecipato a gare ufficiali, sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Gare svolte in diversi ippodromi d’Italia, da Albenga a Napoli, da Aversa a Firenze, da Torino a Palermo, passando per Treviso, Montecatini, Milano, Siracusa. Queste, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2017: Altrenogest, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Caffeina, Capsaicina, Desametasone, Diossido di Carbonio (TCO2), Ecgonina Metilestere, Fenilbutazone, Procaina, Stanozololo, Teofillina, Testosterone.

L’affare dei canili e del traffico di cani

Il business legato alla gestione di canili “illegali”, così come il business sui randagi, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Il business randagismo è una vera manna per trafficoni, imbroglioni e affini che mirano alle convenzioni con gli Enti locali. La situazione del randagismo in alcune aree della Penisola continua ad essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale e preoccupazioni vere o presunte per la sicurezza pubblica. Cani tenuti in pessime condizioni igieniche, ammalati e non curati, tenuti in strutture fatiscenti, sporche e precarie, animali ammassati in spazi angusti, denutriti: questi alcuni casi accertati.

La tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive anche vere e proprie organizzazioni transazionali. Secondo i dati che ci sono stati forniti dagli organi di Polizia Giudiziaria, negli anni 2015 e 2016 sono stati sequestrati 964 cani e 86 gatti (dal valore complessivo di 717.800 euro). L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni e, ovviamente, italiani. Alcuni di loro sono stati denunciati più volte in diverse parti d’Italia.

I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio

Nel 2017 i Carabinieri della CITES hanno effettuato 18.797 accertamenti su animali vivi e morti, parti e prodotti derivati da specie tutelate dalla Convenzione di Washington. In particolare, i controlli su animali vivi hanno interessato le tartarughe di terra (4.823 controlli), i pappagalli (2.794 controlli), rapaci diurni e notturni (1.161 controlli), ibridi tra lupo selvatico e canidi (229 controlli), primati (scimpanzé, macachi, ecc.) (52 controlli), felini di grossa taglia (45 controlli), lupi selvatici (4 controlli). Nei controlli su parti e prodotti derivati le principali categorie merceologiche sottoposte a controllo sono state le pelli di rettili (420.837 controlli), il legname (1749 tra controlli e validazioni di licenze), zanne e oggetti in avorio di elefanti (143 controlli). A seguito delle attività di controllo e polizia sono stati sequestrati 8.868 specimen (animali vivi, morti o parti derivate), contestati 124 illeciti penali e 82 illeciti amministrativi per un ammontare di oltre 529.600 euro di sanzioni. Il valore di quanto sottoposto a sequestro è pari a 1.139.623 euro. Sono stati anche rilasciati 69.937 certificati (certificati di riesportazione, certificati comunitari, notifiche di import, certificati di mostra itinerante e certificati per proprietà personale).

Il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità. I sequestri di armi clandestine testimoniano il forte interesse della criminalità organizzata per alcune attività illegali contro la fauna selvatica. Recenti inchieste hanno accertato gli interessi di alcune ‘Ndrine per la caccia di frodo e la vendita di fauna selvatica. Note le infiltrazioni, soprattutto a Sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli. In alcuni territori l’uccellagione e i traffici connessi o il bracconaggio organizzato sono sotto il controllo dei clan dominanti. Armi clandestine, trappole esplosive, munizioni, esplosivi, visori notturni e puntatori a intensificazione di luminosità, fucili illegali, questi alcuni degli strumenti e delle armi sequestrati nel 2017. Senza tregua il traffico di fauna selvatica nel mercato abusivo di Ballarò a Palermo, dove ogni settimana sono venduti centinaia di uccelli.

La “Cupola del bestiame”

La penetrazione della criminalità organizzata nel mondo degli allevamenti, della macellazione e della distribuzione della carne trova un’evidente conferma dai provvedimenti adottati dalla magistratura e dai i sequestri della polizia giudiziaria: terreni, allevamenti di bovini e ovini, aziende zootecniche. Ogni anno scompaiono nel nulla circa 150.000 animali.

Abigeato, falso materiale, falso ideologico, percezione illecita di fondi pubblici, traffico di farmaci vietati, associazione per delinquere, traffico di sostanze dopanti, maltrattamento di animali, macellazione clandestina, pascolo abusivo, ricettazione, intestazione fittizia di beni, introduzione di animali in fondo altrui, truffa aggravata, uccisione di animali, commercio alimenti nocivi: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2017 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio di alimenti di origine animale. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica.

“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina

Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra che, come diverse inchieste hanno accertato, sono infiltrate in società operanti nel settore ittico. In Calabria la cosca Muto è riuscita a influenzare l’economia locale, monopolizzando, con modalità mafiose, l’offerta di pescato, principale fonte di finanziamento della struttura criminale. In Sicilia ci sarebbe un vero e proprio “patto mafioso sul commercio di pesce” tra famiglie mafiose per dividersi i proventi derivanti dalla commercializzazione dei “prodotti ittici”. Artefice di questo “patto mafioso” sarebbe il clan Rinzivillo infiltrato nel mercato del settore tramite imprese controllate. A Taranto, l’operazione “Piovra-2 Respect” ha sgominato un’associazione per delinquere finalizzata all’estorsione ai danni di titolari di impianti di mitilicoltura situati nel Mar Piccolo e titolari di pescherie tarantine, e al furto aggravato di “prodotti ittici”.

Uso di animali a scopo intimidatorio, cani rubati

La funzione intimidatoria degli animali è uno dei ruoli che gli animali svolgono nel sistema e nella cultura mafiosa. L’uso di animali come arma o come “oggetti” per intimidire è molto diffuso, di difficile catalogazione e rappresenta un fenomeno che non si può facilmente prevenire. Il recapitare parti di animali rappresenta l’1,65% delle modalità di intimidazione e minacce (Avviso Pubblico, Amministratori sotto tiro Rapporto 2017). Teste mozzate di cinghiali e capretti, gatti morti, uccelli decapitati: alcuni degli atti intimidatori accertati l’anno scorso.  “A volte la minaccia si trasforma in uccisione degli animali domestici: un modo non solo per intimorire, ma per colpire negli affetti più cari” – continua Troiano.

Il furto di cani è in aumento e suscita grande allarmeLa fenomenologia è varia e complessa, ma il più delle volte gli animali vengono rubati per il loro valore economico e finiscono poi al mercato nero o usati come riproduttori - prosegue Troiano. - La vittimologia di questa categoria vede a rischio i cani di razza con pedigree importanti, campioni di bellezza, o campioni di caccia. A questi si aggiungono cani che vengono venduti tramite Internet e canali non ufficiali, come allevatori abusivi o privati che mettono annunci. Vi sono poi i rapimenti con le annesse richieste di riscatto”.

Zoocriminalità minorile: la “scuola” della violenza

Infine, la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. "La cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali, e in particolare la zoomafia, ha come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, l’aggressività sistematica, il disprezzo per le ragioni altrui – prosegue Troiano. - I valori di riferimento sono l’esaltazione della forza, la mascolinità, il disprezzo del pericolo, il potere dei soldi. In questa dimensione valoriale, le corse clandestine di cavalli o i combattimenti tra cani trovano una facile collocazione. I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo adulto, ‘virile’, dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità, con la disumanizzazione emotiva”.

Inquietanti e preoccupanti i casi elencati nel Rapporto: un gattino preso a calci come un pallone; un cigno preso a sassate da un gruppetto di ragazzi; un ragazzino che spara nel bosco con il fucile del padre.

“Negli anni, gli scenari e i traffici criminali a danno degli animali si sono trasformati; del resto, la criminalità organizzata è un fenomeno cangiante e totalitario e come tale tenta di monopolizzare e controllare qualsiasi condotta umana attraverso il controllo del territorio, dei traffici criminali, inclusi quelli legati all’ambiente e agli animali. È ormai un dato acquisito che nella questione criminale rientrano pienamente condotte delinquenziali che vedono gli animali mero strumento per introiti e proventi illeciti. La diffusione della criminalità zoomafiosa è favorita anche da un sistema normativo repressivo non sempre efficace. Auspichiamo che si arrivi finalmente al varo di provvedimenti legislativi, come il potenziamento della normativa sulla tutela penale degli animali, attesi da anni. Inoltre - conclude Troiano -, poiché notoriamente questi reati sono accompagnati spesso da fenomeni di corruzione e di falso documentale, va rafforzata la normativa contro la corruzione e previste aggravanti per il coinvolgimento collusivo di pubblici ufficiali in questi reati, perché sono proprio loro che, di fatto, rendono possibile con la loro malafede, la realizzazione del reato”.

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