A- A+
Culture
Al Louvre i reami dimenticati del Mediterraneo

Dalla potenza rivale dei faraoni d’Egitto alla scomparsa. L’impero degli Ittiti è stato uno scrigno di ricchezza, che ha tramandato tra il III millennio a.C. ed il 1190 a.C. tradizioni e cultura nell’Anatolia. Una serie di cause che si sovrapposero provocò la crisi economica, soprattutto l’approvvigionamento di grano, che dipendeva dalle importazioni dai rivali egiziani, e la fine della dinastia ittita. Il Louvre ha riunito i reperti degli scavi archeologici, soprattutto spedizioni inglesi e tedesche, che si susseguirono dalla fine del XIX° secolo, ottenuto prestiti dagli altri più importanti musei del mondo, tra cui Metropolitan NY e British Museum, oltreché il Museo nazionale di Copenaghen ed il Pergamonmuseum di Berlino, ed allestito la mostra Royaumes oubliés. Dall’impero ittita agli Aramei, che resterà aperta sino al 12 agosto.

La famiglia reale abbandonò la capitale e l’impero crollò. Alcuni dei governanti fondarono reami neo-ittiti, sui territori delle attuali Turchia e Siria, che tuttavia non raggiunsero né le dimensioni né la forza del precedente. Infine, un popolo nomade, gli Aramei, s’installò nella regione creando una nuova civiltà. Sino a che gli assiri presero il sopravvento.

Una curiosità: la celebre scrittrice Agatha Christie sposò l’archeologo Max Mallowan, conosciuto a Ur, odierno Irak, e lo seguì nelle campagne di scavi nella regione, traendo l’ispirazione per ambientarvi i romanzi “Non c’è più scampo”, sullo sfondo della Mesopotamia, “Assassinio sull’Orient Express”, “La porta di Bagdad”.

I reami post-ittita occupavano piccole aree geografiche. Il sovrano, per esaltarsi e controllare i sudditi, diffuse grandi decori urbani, spesso a sfondo religioso: lui accanto ad una delle divinità dell’epoca. “È la prima volta che la storia di questi regni è al centro di una mostra – spiega Vincent Blanchard, curatore dell’esposizione – articolata in quattro sezioni, dalla storia degli ittiti, con reperti di Ougarit, Emar, sino alle scoperte archeologiche, che nel XIX° secolo, a Nord della Siria, hanno riportato alla luce i resti di necropoli, del palazzo reale aramaico di Kapara, di statue e fregi, di amuleti e manufatti.”

L’importanza della mostra, al di là del valore dei reperti, è il messaggio della preservazione del patrimonio archeologico come strumento di conoscenza delle civiltà che ci hanno preceduto. Vi si scoprono analogie impressionati con la storia di cui siamo testimoni contemporanei. Dal 2017 il museo del Louvre aderisce ad ALIPH, la coalizione internazionale per la protezione del patrimonio culturale nelle zone di guerra. Il passato è una lezione per dirigere l’umanità verso l’evoluzione. Purtroppo i conflitti armati, e di recente l’intenzionale distruzione di opere d’arte decisa dall’Isis nella regione, riportano i popoli nell’ignoranza, che assicura il profitto di pochi.

All’allestimento ha collaborato il mecenatismo del Cercle International du Louvre: “Siamo felici di sostenere l’impegno del Louvre nel mettere in una nuova luce le culture mediterranee dell’antichità”, ha dichiarato il presidente Christopher Forbes.

Tra i maggiori centri di potere neo-ittita a noi noti Karkemish, che era stata la più importante colonia ittita in territorio siriano, ex sede del vice-reame insieme ad Aleppo, distrutta nel 605 a.C. dal re babilonese Nabucodonosor. Malatya, dove l’archeologo francese Louis-Joseph Delaporte ritrovò numerose decorazioni scolpite. Tabal e Gurgum, di cui sono esposte le iscrizioni funerarie su stele in geroglifico luvita, una scrittura tipica di un popolo vicino degli Hatti, predecessori degli Ittiti. Tell Tell Tayinat, Til Barsib, al sud Zincirli e Hama.

Il sito siriano di Tell Halaf ha rivelato le vestigie più numerose. Il barone tedesco Max von Oppenheim, appassionato di archeologia, scoprì il palazzo reale aramaico di Kapara coi suoi ortostati posti alla base dell’edificio, grandi lastre che proteggevano la costruzione in mattoni crudi. Le monumentali sculture, più alte e larghe di figure umane, vennero trasportate a Berlino ed esposte in una fonderia, sino alla Seconda Guerra Mondiale, in cui i bombardamenti colpirono l’edificio, il calore fece esplodere il basalto lavorato dagli antichi per la loro decorazione architettonica. Il Pergamonmuseum si è incaricato di un grosso lavoro di restauro, che ha permesso di ricostituire tra i 27 mila frammenti le sculture. Il museo berlinese ha prestato al Louvre per questa esposizione le sculture di un palazzo di Guzana e delle stanze funerarie del palazzo del re Kapara.

L’artista libanese Rayyane Tabet, nipote del segretario particolare del barone von Oppenheim, che effettuò la campagna di scavi più proficua, ha realizzato 32 disegni, esposti all’entrata della mostra, ispirati dai 194 decori degli ortostati del palazzo di Tell Halaf.

Iscriviti alla newsletter
Tags:
louvrelouvre mostra mediterraneolouvre reami dimenticati





in evidenza
Rumore sospetto a L'aria che tira Un peto? Parenzo indiziato

"Avea del cul fatto trombetta"

Rumore sospetto a L'aria che tira
Un peto? Parenzo indiziato


in vetrina
Affari in rete

Affari in rete


motori
Nuovo Škoda Kodiaq inizia la fase di prevendita sul mercato italiano

Nuovo Škoda Kodiaq inizia la fase di prevendita sul mercato italiano

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.