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Culture
"Arte liberata. Dal sequestro al museo". Opere confiscate in mostra a Milano
Emilio Vedova, Ciclo ’61 ’62

Esposta a Palazzo Litta fino al 2 dicembre e poi alla GAMEC di Bergamo una serie di quasi 70 opere che illustrano le più recenti sfaccettature dell’arte astratta e concettuale. Restituite alla Lombardia grazie alla legislazione antimafia e alla politica di riconversione dei beni confiscati

di Raffaello Carabini

Innanzitutto si tratta di una bella mostra. Con un riuscito allestimento nei locali “nobili” del primo piano del centralissimo Palazzo Litta a Milano. La cura è di Beatrice Bentivoglio-Ravasio, anche se in realtà il vero deus ex-machina di questa collezione è l’ignoto “suggeritore” che stava dietro agli acquisti di un malavitoso lombardo, colpevole di gravissimi reati finanziari.

I 69 pezzi in esposizione, comprati tra la fine degli anni Ottanta e primi anni Duemila, propongono una visione sull’arte di respiro internazionale, non una semplice prospettiva localistica o provinciale, e l’insieme offre un percorso molto omogeneo e ben connotato, anche se non certamente così semplice e accattivante come in un’esposizione di arte figurativa.

Soprattutto questa rassegna, il cui titolo è l’esplicativo Arte liberata. Dal sequestro al museo. Storia di una collezione confiscata in Lombardia, è importante perché propone al pubblico opere che sono state tutte sequestrate. “Liberate” da una privatizzazione forzata e restituite alla visibilità di tutti: fino al 2 dicembre a Milano e poi alla GAMEC di Bergamo, in attesa di una prossima collocazione museale lombarda (che qualcuno vorrebbe ad hoc per opere sequestrate alla criminalità), considerato che il Consiglio Direttivo dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata le ha affidate alla regione.

Negli sfarzosi locali settecenteschi (ma abbondantemente rifatti dopo i danni bellici), con un contrasto immediato, ma per nulla disturbante, si susseguono lavori importanti, che danno una visione unitaria dell’arte di matrice astratta della seconda metà del secolo scorso, con un amore evidente per l’informale, il concettuale, l’arte povera e le neo-avanguardie degli anni Sessanta. Si passa così da una serie di opere su tela di Victor Vasarely a un precoce empaquetage di Christo, da un’importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani a notevoli lavori di Castellani e Spalletti, di Arman e Penone, da una rara scultura di Jean Arp a due di Arnaldo Pomodoro, dal “Senza Titolo” di Gianni Colombo alla grande tela “Ciclo ‘61/62 – n. 4” di Emilio Vedova, con la sua protestataria gestualità coloristica.

Ormai da anni ci siamo sempre più abituati alle estrosità e ai “concetti” – a volte quanto mai sghembi – di quell’arte contemporanea che qui la fa da protagonista, con opere spesso di grandi dimensioni, alcune installazioni, persino tratti divertenti in un itinerario che induce alla discussione e all’analisi, senza necessariamente condurre a una meta ragionevole. Una mostra stimolante e piena di sorprendenti soluzioni espressive (anche se non tutte veramente innovative), in cui il visitatore diventa protagonista in quanto accettore di idee che diventano ogni volta individuali, poiché la fonte vuole essere priva di una valenza deterministica.

Non solo. Una mostra che è, una volta tanto, segno concreto e tangibile della vittoria dello Stato sulla delinquenza e il malaffare.

 

 

Info mostra:

Arte liberata – Dal sequestro al museo. Storia di una collezione confiscata in Lombardia

Milano, Palazzo Litta – corso Magenta, 24

fino al 2 dicembre

orario: giovedì 12/22; venerdì, sabato, domenica 12/19

aperture straordinarie la mattina per gruppi e scuole con prenotazione obbligatoria (tel. 02 80294217, da lunedì a venerdì 10/13)

entrata libera

catalogo Scalpendi Editore

info: www.lombardia.beniculturali.it; sr-lom.comunicazione@beniculturali.it

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Tags:
arte confiscata mostra milanoarte liberata mostra milano





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