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Culture
Artefiera, torna a Bologna la più importante mostra d’arte in Italia

di Andrea Cianferoni

E’ al suo secondo mandato Angela Vettese, la storica dell’arte che tiene le redini della più importante fiera d’arte moderna e contemporanea in Italia, mantenendo un direzione artistica che privilegia la qualità rispetto alla quantità. Saranno pertanto solo 150 le gallerie a rappresentare quanto di meglio c’è in Italia in ambito artistico moderno e contemporaneo,  a cui si aggiungono 30 espositori legati a editoria, grafica e creatività, per un totale di 180 presenze. Pur mantenendo l’architettura costruita lo scorso anno, Arte Fiera 2018 propone alcune importanti novità. Innanzitutto un convegno internazionale nei giorni 2 e 3 febbraio, a cura della direttrice artistica, intitolato Tra mostra e fiera: entre chien et loup, organizzato in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia con il patrocinio dell’Università di Bologna, sul tema della crescente ibridazione tra mostre e fiere: un argomento hot, ma fino a ora poco  indagato forse a  causa della  persistente  resistenza  di storici, curatori, teorici a mettere in relazione arte e mercato. Due giorni di incontri con accademici, artisti, critici, curatori, editor e altri attori dell’art system. Tra i relatori  di  spicco è prevista la presenza  di  Terry  Smith,  Bruce  Altshuler  e  John Rajchman. Nella Main Section della fiera avrà luogo la sottosezione Modernity, il cui concept si rintraccia nell’etimologia del termine: Modernity non come arte moderna, ma come attualità. All’interno di alcuni stand verranno allestite piccole mostre personali di artisti meritevoli di uno sguardo attento. L’intento è quello di creare un percorso tra artisti diversi per epoca, nazionalità e movimento di afferenza, accomunati dal fil rouge della peculiare rilevanza  che  distingue  il  loro  lavoro  e  al  coraggio  che  i  galleristi  dimostrano  nel presentarli. Per l’edizione numero 42, la selezione ha incluso: Joan Jonas, Giosetta Fioroni, Gianni Piacentino, Eugenio Spinoza, Terry Atkinson, Marino Marini, Olivo Barbieri, Martino Genchi, Maria Lai, Regina José Galindo, Emilio Isgrò. E ancora, si rafforza ulteriormente il legame con Bologna attraverso installazioni in suggestivi spazi in città, a cura di Angela Vettese con il coordinamento di Nicolas Ballario e in collaborazione con alcune gallerie che partecipano ad Arte Fiera. In mostra opere di: Vito Acconci, Andreco, Valerio Berruti, Alik Cavaliere, Mario Cresci, Luigi Mainolfi, Rachele Maistrell, Sanna Kannisto, Giuseppe De Mattia, Dennis Oppenheim, Luigi Veronesi. C’è poi la rassegna di film che si tiene al MAMbo, dal titolo La comunità che viene, a cura di Mark Nash, che riflette sull’identità comunista e postcomunista di una gran parte della cultura sia bolognese che italiana. Assumendo Pierpaolo Pasolini come trait d’union con l’esposizione che lo stesso Nash curò lo scorso anno presso il Museo Archeologico, si pone come un’indagine di immagini del passato che ancora hanno ripercussioni irrisolte o inconsapevoli sul presente. Arte Fiera 2018 non prevede linee di confine espositivo tra moderno e contemporanee, le sezioni e i generi si mescolano organicamente con l’intento di creare un percorso di visione e di interesse in cui le opere di ieri e di oggi dialogano armonicamente, superando linee di demarcazione divenute ormai inaffidabili e anzi generando un’evoluzione critica. Con questo criterio, ogni anno nel più bel palazzo privato di Bologna in via d’Azeglio 31, di proprietà del mecenate Ippolito Bevilacqua Ariosti, costruito alla fine del 1400, viene organizzato un progetto artistico che realizza una soluzione di dialogo tra passato e presente, tradizione ed innovazione. Quest’anno, il chiostro della residenza nobiliare bolognese, ospiterà una creazione di Alex Pinna a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi ed Olivia Spatola, un’installazione costituita da due interventi in cui le sue sculture vanno ad occupare sia gli spazi porticati del piano terra che le arcate del primo piano. Alex Pinna, nell’arco di ormai vent’anni di lavoro, si è guadagnato una riconoscibilità grazie al suo “Homuncolus” inizialmente di corda, ma sempre più spesso realizzato anche in bronzo. Talora funambolo, talora pinocchiesco, l’Homuncolus di Pinna è cifra distintiva del suo lavoro caratterizzato da una vasta produzione scultorea e installativa. Nelle sue opere, la figura umana incarna il malessere esistenziale, la solitudine dell’uomo nella contemporaneità straniante. Gli Homuncoli di Pinna saranno immobili e silenti presenze, sospese tra lo spazio dell’architettura e quello della mente. In questo intervento, storia e tradizione si incontrano come punti di partenza di un linguaggio artistico peculiare, capace di dilatare la percezione dello spazio, per porre l’uomo al centro di un’esperienza che dal piano dell’estetica si allarga ad abbracciare quello dell’esperienza.  Si ripete anche quest’anno la Notte Bianca dell'Arte, un’invasione colorata, festosa, chiassosa, fatta di mostre e performance, happening ed eventi straordinari nella notte di sabato 3 febbraio. Poco dopo la chiusura dei padiglioni, le decine di migliaia di appassionati potranno godere di un numero infinito di appuntamenti, in una notte bianca unica nel suo genere. Da sempre la peculiarità di Art City White Night è quella di far arrivare l’arte non solo in gallerie e musei, ma anche in locali, negozi, osterie, caffè, centri privati e pubblici. 

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