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Culture
Banksy sbarca al Mudec di Milano: la street art del controverso writer inglese
Banksy - napalm 2004

di Simonetta M. Rodinò

Negli anni Ottanta del secolo scorso l’arte per tutti è il presupposto teorico di Keith Haring. Che ben presto smette di disegnare in maniera illegale negli spazi pubblicitari della subway di New York. A differenza del pittore e writer statunitense, Bansky ha fatto della clandestinità uno dei presupposti della sua dinamica artistica.

L’artista e writer inglese, che non ha mai reso note le sue generalità allo scopo, sostiene, di non voler allinearsi al sistema e combattere le regole, fece parlare molto di sé per l’ultima trovata realizzata lo scorso ottobre in un’asta di Sotheby’s a Londra: uno dei suoi dipinti si è auto-distrutto subito dopo essere stato venduto.

“A visual protest. The art of Banksy” è la rassegna, pare non autorizzata dallo stesso street artist, ospitata da oggi al MUDEC – Museo delle Culture di Milano: un lavoro narrativo attraverso 80 tra stampe, serigrafie, litografie, pitture a spray, manifesti, copertine di dischi.

Personaggio molto controverso, è un paradosso vivente pieno di contraddizioni: anonimo ma famoso, noto negli ambienti della controcultura, tuttavia, nonostante la sua etica, non impedisce che i propri lavori si vendano a prezzi molto alti.

Sembrerebbe nato a Bristol e negli anni Ottanta, decennio di formazione per Bansky, lo scenario underground della città è sotto l’influenza dei nuovi stimoli provenienti dagli USA, in particolare la scena rap e graffitista.

All’inizio della sua carriera Bansky realizza molte copertine di dischi e di CD. Ma anche contraffece, nel 2006, le copertine di cinquecento copie di un CD di Paris Hilton sostituendo con esse altrettanti originali nei megastore HMW e Virgin del Regno Unito.

Le sue radici affondano nel situazionismo, i cui esponenti negli anni  ’50 e ’60 utilizzarono con sagacia e spregiudicatezza simbolica i fumetti, nelle cui nuvolette inserivano concetti politici, frasi o considerazioni teoriche sulla necessità della contraddizione dialettica di Mark o Mao.

Ha guardato poi al collettivo di studenti che nel maggio del 1968 diffuse attraverso centinaia di manifesti i temi della protesta sui muri di Parigi, per subire infine l’influenza dei lavori di writers e i graffitisti di New York degli anni ’70 e ’80.

L’esposizione, curata da Gianni Mercurio, si snoda per tematiche: la ribellione, la guerra, il consumismo. Ecco alcune riproduzioni di noti dipinti sui quali interviene sovrapponendovi oggetti e immagini stranianti, o l’utilizzo dei topi come figure depositarie di esclusive qualità negative (il nemico fascista) o espressione di isolamento sociale. Poi la cupa ironia di elicotteri infiocchettati in rosa, pronti a eseguire attacchi su centri abitati, soldati armati di tutto punto che dipingono l’ideogramma della pace su un muro, una bambina che abbraccia una bomba al posto della bambola. E ancora…

“A visual protest. The art of Banksy”

MUDEC – Via Tortona 56 – Milano

21 novembre – 14 aprile 2019

Orari: lunedì 14.30 - 19.30 ; martedì - mercoledì - venerdì - domenica 9.30 - 19.30 ; giovedì - sabato 9.30 - 22.30

Ingressi: intero euro 14 – ridotto euro 12

Infoline: 02/54917

Catalogo: 24 ORE Cultura

www.mudec.it

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Tags:
banskybansky mostra milanobansky mudec milano





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