Cloro. Un’indagine di Michelangelo Romani, di Giuseppe Calogiuri
di Alessandra Peluso
Trascorsi quattro anni dall’indagine di Michelangelo Romani con la pubblicazione del libro “Tramontana”, Giuseppe Calogiuri propone una nuova indagine “Cloro” dal sapore hitchcockiano.
E i brividi non mancano, nemmeno il piacere di leggere questo scritto. L’abilità nel narrare di Calogiuri si conferma anche in “Cloro”. Accattivante e intrigante l’indagine di Michelangelo Romani, aiutato dalla collega Carla Virzì e dall’amico Sandro Gennari, un valido supporto nella città di Torino. Numerosi i personaggi coinvolti, vicini d’appartamento di Romani, il professor Rusconi e l’avvocato Mauro Montanelli, nonché la presenza curiosa e quasi impettita di Caronte, un labrador di color caffelatte.
“Da quando si è trasferito nel condominio full optional, Michelangelo trova in Sandro l’unico interlocutore telefonico, sia per via della lontananza del telefono fisso di redazione, sia per il comune soggiorno forzato. Che Sandro ha soprannominato esilio dorato torinese” (p. 58). Tuttavia, Romani non ha a disposizione un granché di tempo libero, in quanto molto presto sarà alle prese con un giallo da risolvere: la morte di Giovanni Brandi. A dispetto di quanto si possa immaginare, la peculiarità del racconto è l’ironia, la piacevolezza dei dialoghi intessuti da un accentuato humour inglese: divertente ed a tratti elegante. E questa è uno dei caratteri salienti dei film prodotti dal celebre Alfred J. Hitchcock; anzi, meglio si può parlare di ciò che in Inghilterra è definito come “understatement”, si tratta per l’appunto di una figura retorica che consiste nell’alleggerire, creare comicità in accadimenti drammatici. Modi di considerare la realtà attraverso paradossi, dunque, sdoppiando i caratteri dei personaggi e creando un gioco di maschere tra apparenza e realtà, e qui si fa riferimento anche al nostro Pirandello.
Pertanto, nel territorio della scrittura Giuseppe Calogiuri non sembra smarrirsi, sebbene ad ogni caso abbia in soccorso l’ormai fedelissimo amico investigatore Michelangelo Romani. Ed ecco si legge: «Il silenzio del complesso è qualcosa di estremamente piacevole. Un silenzio rotto da quel rumore d’acqua, quello splash che va riecheggiando per i pensieri di Michelangelo. Non c’è un alito di vento, la sera è piacevolmente calda e umida. Michelangelo è seduto sul letto e cerca di prendere sonno…» (p. 107); mentre, l’odore acre di “Cloro” della piscina adiacente il complesso residenziale si diffonde “generalmente, a sere alterne”. E, in assenza di vento, al contrario di “Tramontana”, nella placida quiete salentina, procedono le indagini.
Insomma, anche “Cloro” appartiene ad un insolito genere “noir levantino” che – come scrive Omar di Monopoli – ha trovato nella voce elegante e misurata di Calogiuri una nuova, stimolante incarnazione.