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Culture
Come cambia lo sguardo. Gli inganni del Sessantotto. IL LIBRO

"Come cambia lo sguardo" – dal significativo sottotitolo "Gli inganni del Sessantotto" - è un romanzo autobiografico di Susanna Trippa, con prefazioni del senatore Ignazio La Russa e del giornalista Maurizio Gussoni, edito da Armando Curcio. La sua è una testimonianza: bambina negli anni Cinquanta e ragazza in quel Sessantotto che prima sconvolse e poi deluse. Le varie fasi di formazione della protagonista - dall’infanzia all’età adulta - si legano strettamente ai forti cambiamenti di sguardo che accompagnarono il periodo dagli anni Cinquanta a quelli “di piombo” nella rossa Bologna.

"Il corpo principale del libro "Come cambia lo sguardo" è la narrazione dei miei primi trent’anni di vita - racconta l'autrice Susanna Trippa -. E io chi sono? Una persona gia` nota al pubblico? Con una certa visibilita`? No. Sono una persona qualsiasi, una donna in questo caso, che si e` trovata a rievocare, con spontaneita` e gioia della memoria, momenti della propria vita e intanto, nello scrivere, si accorgeva che questi coincidevano con passaggi epocali soggetti a forti cambiamenti di sguardo. Dai primi anni Cinquanta - quasi un dopoguerra - quand'ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivo odore di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada, le "mistocchine", fino ad arrivare al marzo del '77 – Radio Alice e gli Anni di piombo come una nube scura... infine l’approdo a Bergamo e all'eta` adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, stanno l'ubriacatura del miracolo economico, il Sessantotto e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo".

LA PRESENTAZIONE

Il libro "Come Cambia lo Sguardo - Gli inganni del Sessantotto" di Susanna Trippa sarà presentato lunedì 20 maggio presso Mondadori Megastore Marghera Milano, alla presenza del giornalista Maurizio Gussoni. Invitato il senatore Ignazio La Russa.

L'AUTRICE

Susanna Trippa e` nata a Bologna e lì laureata in Lettere moderne e Storia dell'Arte. Si trasferisce a Bergamo nel 1977, dove lavora prima come insegnante poi nel settore pubblicitario. Da vent'anni vive in Valcavallina, con famiglia ed animali, nella casetta che ha dato nome e immagine al suo primo libro I racconti di CasaLuet (2008 Lampi di Stampa) Una fitta rete di racconti, sogni e magia. Il romanzo epico/fantasy Il viaggio di una stella (2015 Elison Publishing) e` il suo ultimo pubblicato.

come cambia lo sguardo
 

L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT A SUSANNA TRIPPA

Il suo libro dal titolo "Come cambia lo sguardo" reca il sottotitolo "Gli inganni del Sessantotto". Che significa esattamente?

"Il titolo Come cambia lo sguardo indica due chiavi di lettura: quella del romanzo autobiografico di formazione di una donna - dall’infanzia alla maturità - e in contemporanea i passaggi temporali di grande cambiamento - dai primi anni Cinquanta fino ai bui anni di piombo - attraverso le fasi degli anni Sessanta, boom economico, contestazione globale, Sessantotto. Il sottotitolo Gli inganni del Sessantotto indica proprio la disillusione della protagonista – che ha vissuto nella rossa Bologna quegli anni anche se da “cane sciolto” come si definisce nel romanzo - e di tanti altri ragazzi come lei. Il Sessantotto, nato in origine dalla contestazione globale, ha invece finito per identificarsi con il comunismo e a questo si è assimilato fino ai nostri tempi".

Perché allora aveva creduto nel Sessantotto?

"Con spirito romantico ogni anima giovane disperatamente insegue incarnazioni di ideali. Le note dell’Internazionale, facendo leva sull’emozione, risvegliavano nel mio cuore quelle idee di giustizia e le facevano risplendere tutt’attorno, tanto da sperare che tutto potesse diventare bello e puro e rifulgente. Il sol dell’avvenir! Sensazioni contrastanti e dubbi vagavano in me quando, ragazza, approdai a quell’area allargata che allora chiamavamo Movimento. E «di sinistra» mi sentivo, con le incertezze da «cane sciolto» che allora mi apparivano come un difetto e che ora giudico il germoglio acerbo di un sano senso critico".

Oggi invece, secondo lei, il Sessantotto a cosa ha portato?

"Nel vuoto di principi fondanti, il Sessantotto ha finito per rafforzare la posizione egemonica della Sinistra, che ormai sostiene solo le élites, pur camuffando il suo vero atteggiamento dietro la visione edulcorata di un mondo sempre più globalizzato, multiculturale e relativistico. Il collante, che ancora tiene unita tale Sinistra in Italia, è formato da quell’antifascismo che già Pasolini definiva «archeologico». Il vero pericolo oggi non è certo il fascismo. E' ben altro… Poi il Sessantotto - che voleva mettere la Fantasia al potere - con la sua smania di “uccidere il Padre” ha finito per favorire, nella nostra società, quella sorta di relativismo che indica l’impossibilità di riconoscere il Bene e il Male e di scegliere quindi tra l’uno e l’altro".

Da tutto questo i giovani di oggi che insegnamento potrebbero trarre?

"L’insegnamento per i giovani è: cercate di usare mente e cuore per decodificare i tanti messaggi che vi bombardano! E' questa la sfida del momento attuale. A volte anche i lupi si travestono da agnelli e messaggi “buonisti” possono essere ingannevoli. Poi inviterei a riallacciare il filo della tradizione, perché è importante collegare passato, presente e futuro. Se vogliamo guardare alla nostra Italia, inviterei a riappropriarci dell’orgoglio di essere italiani. Come scrive lo scrittore psicoterapeuta Claudio Risé  «Ciò che l’Italia produce è uno Stile nel suo senso più elevato, un altro modo di vita rispetto alla società dei consumi standardizzati di massa, la tradizione del “fare bene” che paga anche dal punto di vista economico ma inquieta l’Europa. Il sapere di una certa Artigianalità che implica connessione tra cuore e mente. Questa storia inizia con gli Etruschi e diventa favolosa con il Rinascimento» («La Verità», 27 ottobre 2018). Anche le parole del Vice Presidente del Senato Ignazio La Russa (primo prefatore del mio libro) credo lancino un importante messaggio ai giovani: 'La scelta di un patriottico sovranismo (che non va confuso con un indistinto populismo) come rimedio ai guasti di cui il Sessantotto è il germe iniziale, fanno del suo libro un monito e una speranza. Leggerlo, oltre che un piacere, risulta istruttivo specie per i più giovani'."

C’è un cambiamento che lei si augura per un futuro migliore?

"Ascolterei, per un cambiamento, le parole recentissime del Papa Emerito Benedetto XVI, che individua proprio nel Sessantotto la scomparsa del Sacro nella nostra società. Il dio Avere – o dio Denaro – ci condanna al Niente. Se non tenteremo di riempire di nuovo le nostre vite di qualcosa di meglio dell’Avere, se non faremo rientrare il Sacro nelle nostre vite, la nostra marcia verso il Nulla non si arresterà. E come? Anche riappropriandoci di quanto, con tanta leggerezza, abbiamo buttato via. Nell’ultimo suo libro (Nostalgia degli dei) Marcello Veneziani riprende un’immagine per farci comprendere l’importanza di tali fili della tradizione. È l’evocazione di Virgilio per spiegare la fondazione di Roma. Quando la città di Troia brucia, Enea si carica sulle spalle il vecchio padre e, con il figlioletto per mano e stringendo a sé le statuette dei Penati, parte e arriverà poi in Italia dove fonderà la Città Eterna. In una sola visione abbiamo riuniti Passato, Presente e Futuro, e inserito l’uomo – attraverso il Sacro – nella visione più Alta di un Destino.

Dal relativismo più estremo dei nostri giorni, dal deserto del puro tecnicismo, occorre rimodellare una società guidata da Principi. È l’unico modo per salvarsi.

C’è poi un piccolo – ma importante – cambiamento concreto che riguarda la nostra società italiana.

Auspico che si ricomponga la frattura fascismo antifascismo, che ci avvelena tutti dal primo dopoguerra. Sogno un 25 aprile che metta finalmente pace e commemori i morti, da entrambe le parti, di quella che fu allora una guerra civile.

E, a questo proposito, terminerei con un’immagine - che mi è rimasta nel cuore - del giornalista Maurizio Gussoni, tratta dalla seconda prefazione al mio libro, nel momento in cui si chiede se vivere quel Sessantotto fu tempo perso?

“Per coloro i quali, in quegli anni, hanno combattuto per le loro idee, non credo! Come non lo credeva Ezra Pound: «Se un uomo non intende correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui». E come non lo credevano quei ragazzi di sinistra che, nel segreto della propria stanza, sentivano Lucio Battisti, il poeta «fascista». E quelli di destra che, nel medesimo modo, sentivano Fabrizio De Andrè, il poeta «comunista».”

Ecco! Ripensiamo a quei ragazzi di allora – ciascuno nella propria stanza – e ricomponiamo finalmente quella ferita che reca tanti danni alla nostra società attuale!"

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