Culture
Cultura, l'Italia spiccherà il volo. Il bilancio di Maria Grazia Mattei

di Virginia Perini
Il ritratto di un Paese che cerca in ogni modo di lasciare il segno, anche oggi, e non vivere solo sulle spalle di un passato glorioso. Un Paese che, anche attraverso l'Expo, si è "lanciato" nel futuro ma che a volte non riesce a stare al passo coi tempi a causa di una scarsa attenzione alla tecnologia e alla cultura digitale. Così Maria Grazia Mattei, esperta di nuove tecnologie della comunicazione e direttrice del progetto Meet the Media Guru (incontri e confronti internazionali con il gotha della cultura digitale che mette in circolo idee, esperienze e progetti) racconta l'Italia e il mondo della cultura, tra punti deboli e altri di assoluta eccellenza. Il 2016? Si prospetta ricco perché...
Per cosa pensa si sia distinta l'Italia nel 2015 a livello culturale?
Direi che il rapporto cultura e turismo è finalmente diventato un tema caldo. La cultura ha smesso di essere solo conservazione per diventare un fattore di valorizzazione di un territorio e delle sue eccellenze. Penso al caso della Basilicata in cui Matera e altre zone del territorio lucano stanno vivendo un momento particolarmente felice dopo la nomina della città a Capitale Europea della Cultura. Sempre nell'ottica della valorizzazione dei territori, ritengo importantissimo il progetto Distretti Culturali curato da Fondazione Cariplo che ha coinvolto 6 aree lombarde (Valle Camonica; Dominus. Oltrepo' Mantovano; Le Regge dei Gonzaga; Distretto Culturale di Monza e Brianza; Distretto Culturale della Provincia di Cremona e il Distretto Culturale della Valtellina) quasi ridefinendo la geografia regionale. Un lavoro di lungo periodo che ha messo in evidenza l'interdipendenza tra sistemi artistico-culturali e tessuto produttivo locale e che costituisce un modello di politica culturale particolarmente efficace.
Trovo interessante anche l'operazione Art Bonus, il dispositivo fiscale avviato dal Governo per incentivare i privati a sostenere la cultura. Parliamo di un importante sgravio fiscale per chi, ad esempio, si fa carico della manutenzione e del restauro di beni culturali pubblici. Un primo passo che vuole riavvicinare impresa e settore culturale, rilanciando quello che un tempo chiamavamo mecenatismo. Poi, se mi chiede della cultura digitale…
Ecco, a livello digitale siamo indietro o sono stati fatti passi importanti?
L'Italia è molto indietro. Nel 2010 l'Unione Europea ha presentato l'Agenda digitale nell'ambito della strategia Europa 2020. Il nostro paese si è impegnato a rivoluzionare i rapporti fra Pubblica Amministrazione e cittadini. Cinque anni dopo la situazione non è molto cambiata. Ma, come dico sempre, il digital divide non è solo tecnologico. Nel nostro paese trascuriamo l'aspetto culturale della rivoluzione digitale. Ancora oggi in Italia c'è chi non ha ben chiaro che impatto questo "nuovo mondo" ha sulle nostre vite. Il risultato è che molte istituzioni culturali sono ancora resistenti al cambiamento e pensano che basti avere un sito per essere innovativi.
Che cosa servirebbe per migliorare? Su quali aspetti si deve lavorare nel 2016?
Serve un maggior ascolto dei creativi e delle tendenze internazionali, è sempre più urgente creare spazi dove le imprese creative e gli innovatori possano lavorare insieme e un coordinamento nazionale che valorizzi le best practice. Naturalmente c'è la partita della formazione nelle scuole: dobbiamo far capire ai ragazzi che cultura digitale e tecnologia sono inscindibili. Penso che dovrebbe essere una delle nostre priorità.
Qual è il modello di pubblico che si è delineato?
Direi che non esiste più nemmeno il concetto di pubblico. Ogni persona si aspetta di essere coinvolta, di diventare parte di un processo creativo e produttivo continuo. Alle istituzioni culturali è richiesto un cambio di mentalità, di modelli organizzativi e produttivi. A livello internazionale ci sono biblioteche e archivi che hanno iniziato operazioni di social innovation di grande successo. Come hanno fatto? Offrendo esperienze interattive e condivisibili che rispondano al desiderio di coinvolgimento. Scardinando rigidità burocratiche ormai superate. Ascoltando domande prodotte dal basso.
Viviamo un momento di evoluzione o involuzione?
Di evoluzione, non ho dubbi. I cambiamenti sociali che stiamo vivendo crescono e maturano attraverso il web, ma ad oggi il suo reale potenziale resta spesso inespresso. Penso al ruolo delle tecnologie digitali nell'ispirare pratiche collettive o rafforzare il tessuto connettivo della società. Ma c'è ancora moltissimo da fare. Il futuro è tutto da esplorare.
Come immagina il futuro?
Su questi temi Meet the Media Guru ha appena pubblicato un libro intitolato Future Ways of Living (24Ore Cultura) dedicato agli stili di vita del futuro. Il progetto è nato da una serie di domande: come vogliamo lavorare, comunicare, vivere nel 2025? Per rispondere nel giugno scorso abbiamo invitato a Milano 18 esperti internazionali, da Lawrence Lessig, padre dei Creative Commons, a Luigi Ferrara, Rettore della Scuola di Design del George Brown College di Toronto, Carlo Ratti, architetto e direttore del SENSEable City Lab del MIT, Paola Antonelli, direttore Ricerca e Sviluppo del MoMa.
Insieme all'Institute without Boundaries di Toronto abbiamo organizzato una Charrette, un laboratorio di progettazione urbana partecipato da professionisti, docenti e studenti di tutto il mondo. Questi team hanno elaborato sei progetti innovativi su temi come salute, educazione, mobilità, educazione, cibo, energia, comunicazione e cultura. Ne sono venute idee brillanti, sorprendenti che presentiamo nel libro.
Ce ne anticipa qualcuna?
Future Ways of Living ha dimostrato come i nostri sistemi sociali vadano riprogettati. Andiamo verso un futuro dove interoperabilità, trasparenza dell'informazione, accesso globale alla connettività e sistemi di comunicazione avanzati devono integrarsi. Dobbiamo pensare alla società come una Casa-Mondo con un nuovo set di modelli e valori. Un esempio? Più resilienza e meno pessimismo. Milano mi pare sulla buona strada.
Maria Grazia Mattei - Giornalista, esperta di nuove tecnologie della comunicazione, dal 1982 indaga i territori del digitale nelle sue declinazioni tecnologiche, sociali, culturali attraverso un'attività critica e di ricerca che interpella gli esponenti e i fenomeni più significativi del settore.
Nata a Pisa, si è laureata in Critica d'Arte presso l'Istituto di Storia dell'Arte di Milano. Nel 1995 ha fondato la società Mattei Digital Communication, di cui è Amministratore Unico, centro di ricerca, studio e diffusione della cultura dei nuovi media, specializzato nell'ideazione di inziative e servizi di comunicazione.
Numerosi gli ambiti della sua attività: eventi, rassegne, festival, mostre, pubblicazioni, seminari, convegni di livello internazionale che la vedono collaborare con prestigiosi enti stranieri e realtà istituzionali, formative, culturali e professionali, trasferendo scenari e tendenze del mondo digitale al mondo professionale.
Dal 2005 dirige il progetto Meet the Media Guru, ciclo di incontri e confronti internazionali con il gotha della cultura digitale che mette in circolo idee, esperienze e progetti e che si è affermato nel territorio come punto di riferimento d'eccellenza sulla cultura digitale. Il progetto, realizzato dalla Mattei Digital Communication, con la official partneship di Fastweb e con il contributo di Fondazione Fiera Milano, Camera di Commercio di Milano, Comune di Milano, è inserito nel palinsesto ufficiale di Expo in città.
Maria Grazia Mattei è attualmente Membro della Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo. Dal 2012 è Vicepresidente Assintel, Associazione nazionale delle imprese ICT.
Ha organizzato, inoltre, numerose iniziative dedicate alla diffusione e all'approfondimento della cultura digitale, per il mondo professionale e il grande pubblico, in collaborazione con prestigiosi Enti e Istituzioni tra cui la Biennale di Venezia, Digifest (Toronto), Siggraph (USA) e Imagina (Francia). Nel 2011 ha curato la mostra Pixar. 25 anni di animazione, esposta presso PAC - Padiglione d'Arte contemporanea (Milano) e presso Palazzo Te (Mantova).
Ha firmato come autore una serie di programmi televisivi e radiofonici, tra cui "Virtual Set" (RAI UNO), vari servizi per Mediamente - RAI Educational (RAI TRE) e Ladilaradio della RTSI.