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Culture
Da Giotto a de Chirico: la mostra a Catania a cura di Vittorio Sgarbi

Di Nunzio Dell'Erba

Con il patrocinio del Comune di Catania, e grazie all'iniziativa della Fondazione Cavallini Sgarbi e di Fenice Company Ideas, è in corso a Catania presso il Castello Ursino la mostra "Da Giotto a de Chirico", che resterà aperta fino al 20 maggio 2018. La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, si propone di ripercorrere lo svolgimento dell'arte italiana "attraverso preziosi tesori "nascosti"" in un periodo compreso tra la fine del XIII secolo alla metà del XX.
     Oggetto della mostra è la ricca raccolta di dipinti e sculture (circa 150), che - già in visione in altre mostre sparse su tutto il territorio nazionale - sono opere rare, perché provengono da collezioni private (banche, fondazioni, collezionisti). Essa spazia dalle raffigurazioni allegoriche e mitologiche a quelle sacre, dal genere del ritratto a quelle del paesaggio e della natura morta. Quella catanese non presenta connotati originali, perché - come sostiene lo stesso Sgarbi - si tratta di una "naturale estensione della straordinaria esposizione "Il Tesoro d'Italia" svoltasi nell'Esposizione Universale di Milano del 2015, nella quale si è documentato, dal Piemonte alla Sicilia, la varietà genetica di grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d'animo, emozioni che rimandano ai luoghi alle terre, alle acque, ai venti che li hanno generati […]. La grandezza dell'arte italiana è infatti nel tessuto inestricabile, radicato in un territorio unico al mondo per cui le opere maggiori e i contesti minori si illuminano a vicenda".
     In ordine temporale troviamo la "Madonna" di Giotto e due teste muliebri, prime sculture italiane di un maestro della metà del Duecento. A questi capolavori bisogna aggiungere la "Madonna in trono con il bambino" di Antonello de Saliba e la "Madonna in gloria con i santi Antonio da Padova e Michele Arcangelo" di Severo Ierace, l'uno datata 1497 e l'altra 1528 circa. Il quadro di Antonello de Saliba (1466? - 1535) deve essere distinto da quello del suo omonimo più famoso, quell'Antonello da Messina (1430 - 1479), autore della "Madonna col bambino".

i tesori nascosti
 

La "Madonna col bambino benedicente e un francescano in adorazione" è un dipinto di Antonello da Messina e proviene da una collezione privata berlinese. Essa fu acquistata nel 2003 su segnalazione di Vittorio Sgarbi a un'asta dalla Christiè's di Londra  per 220 mila sterline, l'equivalente di 373 mila euro con le tasse e le commissioni. Il dipinto (tempera grassa su tavola, 16 x11,9 cm) è custodito nel Museo regionale di Messina e aggiunto alla mostra il 10 dicembre scorso ("La Sicilia", 9 dicembre 2017). 
     Del XVI secolo sono i dipinti "Madonna in gloria con i santi Antonio da Padova e Michele Arcangelo" (1528 circa) di Severo Ierace e la "Vergine Maria" (1565-1570) di Paolo Veronese, nelle cui opere si possono cogliere le influenze pittoriche dei maggiori artisti coevi. Del XVII secolo sono i dipinti "Maddalena addolorata" (1605-1606) di Caravaggio, "San Gerolamo" di Pietro Faccini (1562? - 1602), "Il ritorno del figliol prodigo" di Mattia Preti, "Il Profeta" (1613 circa) del pittore spagnolo Jusepe de Ribera, "Allegoria della pittura" (1650-1655) di Guido Cagnacci, "Allegoria dell'inverno" 81660-1670) di Giusto Le Court. Nella mostra è inserito anche un dipinto significativo, scelto con ironia dal curatore: le capre di "Paesaggio con armento" di Rosa da Tivoli. Il vero nome fu Philipp Peter Roos (Francoforte sul Meno, 1655-Tivoli 1706), ma denominato Rosa da Tivoli per il suo lungo soggiorno nella cittadina laziale. Egli è considerato il più celebre animalista del suo tempo per la sua capacità pittorica di disegnare paesaggi animati con cani, vitelli e capre.     
     Tra i dipinti del XVIII secolo spiccano la "Natività di Cristo" di Ignaz Stern, il pittore austriaco, che mutò il suo nome in Ignazio Stella (1679-1748) per il suo soggiorno in Italia. Il quadro di proprietà di Sgarbi è considerato come un'opera pervasa da vigorosi amorosi affetti e soffusa da una luce notturna, che suscita nello spettatore forti emozioni per i suggestivi contrasti luce-ombra. Il quadro, datato 1728, raffigura la Madonna in estasi che rivolge lo sguardo verso Dio, quasi a ringraziarlo per avere ricevuto la grazia di concepire suo figlio.
     Del XIX secolo emblematico è il capolavoro "Piccolo cantiere" di Francesco Lojacono (Palermo, 1838 - ivi, 1915), le cui vedute panoramiche della città sono trasmutate in evanescenti visioni e si proiettano nella descrizione di un paesaggio quasi magico e misterioso. Considerato uno dei primi artisti ad utilizzare la fotografia come riferimento essenziale per realizzare i suoi dipinti, egli come "pittore di marina" fu un cantore della Sicilia, dove l'osservazione diretta della realtà si coniuga con una viva percezione della natura. Nello stesso secolo si colloca il dipinto "Olio di Pompei" o "Oro di Napoli" (1863-1866 circa) di Domenico Morelli.
     Del Novecento spiccano "Il vecchio padre" (1906) di Antonio Mancini, artista raffinato quanto prolifico come autore di ritratti; "Vaso giapponese" (1923) di Camillo Innocenti; "Interno con vaso di fiori" (1949) di Filippo de Pisis, artista soprattutto di dipinti a sfondo floreale; "Il tavolo del maresciallo" (1957) di Pippo Rizzo e "Damigiana e bottacino (Natura morta nordica" (1959) di Renato Guttuso; "I bagni misteriosi" (1973) di Giorgio de Chirico.

 

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