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Culture
Dancing with Myself: il corpo protagonista della mostra a Venezia
Cindy Sherman Untitled - 578, 2016

di Simonetta M. Rodinò

 

Protagonista il corpo. L’idea del suo mettersi in movimento per esprimere o rivelare qualcosa. Un significato che può essere erotico, nell’ordine del piacere, improntato a una dimensione di gioco, di ironia.

 

Il ruolo dell’artista come strumento con cui affrontare un certo numero di tematiche, nella produzione dagli anni ’70 a oggi, è indagato dalla mostra “Dancing with Myself”, a Punta della Dogana, sede veneziana insieme  a Palazzo Grassi della François Pinault Collection.

 

Nata dalla collaborazione tra la Collezione e il Museum Folkwang di Essen, la rassegna presentata in una prima versione nella città tedesca nel 2016, è stata ripensata per il contesto estremamente particolare degli ampi spazi dell’edificio seicentesco - situato sulla punta triangolare di divisione tra Canal Grande e  Canale della Giudecca - da dove lo sguardo sfugge sempre verso San Marco o verso la Basilica di Santa Maria della Salute.

 

L’esposizione, curata da Martin Bethenod e Florian Ebner, vuole essere una sorta di percorso dentro la Collezione, offrendo un dialogo tra 116 opere di proprietà dell’imprenditore francese e una selezione di una ventina appartenenti al museo germanico.

 

Quattro le tematiche che si sviluppano nell’iter : Malinconia, Giochi d’Identità, Autobiografie Politiche, Materia Prima. Incontri ripetitivi tra scultura, fotografia e video creano un ritmo gradevole tra la corporeità della scultura e le immagini bidimensionali o le proiezioni video quasi incorporee…

 

Lavori di artisti messi in prospettiva a effetto specchio e altri molto differenti di complementarietà. Così, nel grande salone di entrata due conversazioni d’impatto: l’autoritratto come candela di Urs Fischer si contrappone a quello come fontana di Alighiero Boetti.

 

Non dimenticando l’abisso che separa la pratica artistica prima e dopo l’avvento della fotografia, si sa che mentre ogni ritratto è la rappresentazione di sé, non tutte le rappresentazioni di sé sono ritratti.

Nella mostra collettiva, dai diversi approcci, l’identità può essere un personaggio, un ruolo messo in scena, un riferimento al sé dell’artista, ma anche rappresentata come simbolo.

 

Sulla durata del tempo attraverso i momenti creativi, ecco poi un giovane Damien Hirst prendere in giro la morte in un lavoro dei primi anni Novanta, mentre nel 2016 si rappresenta come busto di imperatore divorato dai coralli.  O il corpo e il viso di Cindy Sherman che muta, non solo per effetto delle maschere, ma per l’inesorabile passaggio temporale dagli anni Settanta al 2016. “Uso me stessa nello stesso modo in cui userei una modella. Le mie opere non sono autobiografiche”, afferma la 64enne artista americana.

 

A Palazzo Grassi nella rassegna “Cows by the Water” sono esposti i lavori informali del tedesco Albert Oehlen. Ma questa è un’altra storia. Tutta un’altra storia…

 

“Dancing with Myself”

Punta della Dogana - Dorsoduro 2, Venezia

8 aprile - 16 dicembre 2018

orari: da mercoledì a lunedì 10,00 - 19,00 - chiuso il martedì
ingressi: intero 18,00 € (Palazzo Grassi + Punta della Dogana) - ridotto 15,00 € (Palazzo Grassi + Punta della Dogana)

Catalogo Marsilio Editori
www.palazzograssi.it

 

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Tags:
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