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Culture
"Dove nessuno è innocente" di Mauro Bortone

di Alessandra Peluso

 

Dove nessuno è innocente” edito da Besa editrice, è il secondo romanzo di Mauro Bortone. Giornalista per passione, cronista per necessità, così si definisce, partorisce a Otranto, dove vive, questo scritto, nel quale già il titolo risulta spiazzante.

La capacità di osservare la realtà ed un attento dosaggio delle parole conducono Mauro Bortone a dar vita ad una narrazione che dichiara, con un’articolata trama, la presa di coscienza individuale e sociale di assumersi le proprie responsabilità e le proprie colpe perché, per l’appunto, “nessuno è innocente”.

Morelli e Silvano sono i protagonisti principali coinvolti in storie di immigrazione ed emarginazione, gli accadimenti drammatici, però, faranno chiarezza sulle loro personalità. Mauro Bortone parla di temi ben noti alle cronache italiane, in particolar modo salentine, senza cadere nella retorica o in prese di posizione consuete, fa affiorare una condizione umana presente attualmente, ossia la necessità del singolo individuo di assicurarsi almeno la sua identità senza pretendere alcunché, pur deteriorando alle volte le relazioni interpersonali.

Scrittura che non presenta emorragie, sebbene le tematiche siano per certi versi sanguinose; persino delicata, profonda, esaustiva la trama, costringe a soffermarsi in molti passi come ad esempio in questo: «È di nuovo luce e non ce ne siamo accorti. Il tempo scorre, non vuole attendere. L’alba scalpita e tira calci come un bambino nel ventre di una madre nell’ansia del parto. E il sole fa a pugni con la notte per mettere l’oscurità nell’angolo, conquistare il dominio del cielo e diradare l’angoscia delle ombre» (p. 31), nell’animo di un uomo, in quanto sia il protagonista, o sia l’autore Bortone, scavano in profondità con la penna acuminata del poeta, supervisionando la grandezza della natura e la miseria umana, sino alla necessità di ricongiungersi. E ancora, “la solitudine è un attimo. Tic tac. Scende improvvisa, si fionda nelle vite e le rimodula senza avvertire, con ticchettii d’orologio simili a quelli che annunciano l’imminente arrivo del coccodrillo persecutore di Hook” (p. 50). L’apatia, la non volontà di capire, di scoprirsi, la noia uccidono quella parte buona di ognuno per far prevalere la malvagia; commettere un omicidio  per attirare l’attenzione e frantumare in mille pezzi la quotidianità, comporterà ai personaggi un’angosciosa presa di coscienza di sé e della realtà.  

Tuttavia, il punto focale del romanzo “Dove nessuno è innocente” sembra essere l’indifferenza. E non è un caso che sia citato un passo di Antonio Gramsci, “Odio gli indifferenti”: “... Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia” (pp. 112-113). Ed inoltre, non si può non fare riferimento anche all’opera letteraria “Gli indifferenti” di Alberto Moravia, incline al periodo nel quale si vive.    

A conclusione della lettura del romanzo “Dove nessuno è innocente” di Mauro Bortone eccelle perentoriamente la convinzione che ad uccidere la società contemporanea sia, per l’appunto, l’indifferenza; un male che crea un’anoressia di pensieri e di considerazioni, credendosi tutti apaticamente innocenti, senza colpe. Osservando la realtà -  sottolinea Bortone - si è, invece, tutti responsabili di sé e dell’altro, tutti colpevoli, senza differenze di genere o di età.           

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