"Fra mani rifiutate" di Pietro Romano e "Non so" di Nicola Manicardi
“Fra mani rifiutate” di Pietro Romano e “Non so” di Nicola Manicardi sono due sillogi firmate I Quaderni del Bardo Edizioni. Sono ambedue intrise di versi, imbevuti di desiderio, voglia siderale di illuminare il cielo con stelle di poesia. Desiderio che si realizza e concretizza in una scrittura semplice, composta da versi liberi e da un’eco vasto di sfere concentriche d’amore.
“Amare oltre abbracciandosi dal di dentro”, il titolo che apre la sezione dedicata all’amore. Pietro Romano scrive: «Profondo, profondo è il vuoto delle braccia / attorno al ventre della mia terra, madre: / silenzio dell’essere in ascolto più forte / di ogni cura d’amore, del calore di un bacio» (p. 36); un amore incondizionato quello dedicato alla madre, un amore che tenta e ritrova l’abbraccio anche nell’intimo. È evidente il bisogno di incontro, di relazione, di cogliere il tutto che lo stesso Romano accoglie: la vita, il sogno, “sotto questo cielo di fuliggine / la polifonia del mare”, “il sogno ha le sue generazioni, come intreccio di commiati e di danze, / essenziali volute d’amore” (p. 49). L’amore per la poesia fa allargare lo sguardo al poeta che dedica i suoi versi a Sandro Penna, al dj Fabo.
Nicola Vacca che cura la Collana Zeta de I Quaderni del Bardo Edizioni, per la sezione Poesia, scrive di “Fra mani rifiutate”: «Pietro Romano è un poeta che scava nelle stanze della poesia con l’intenzione di stabilire un contatto con le parole», con la vita. Lo stesso contatto, la stessa voglia di aderire alla realtà attraverso domande, interrogativi rivolti al modo di fare poesia militante è trasferita nel libro di poesie di Nicola Manicardi, “Non so”. La poesia si fa, si crea, si genera con guizzo di genio creativo e con la competenza di rendere evidente e chiaro ciò che ai più appare nascosto. Non solo, la poesia di Manicardi comporta meditazione e con lui si è sempre in all’erta, queste le parole di Pier Damiano Ori nella prefazione.
La silloge di Manicardi “Non so” introduce il lettore in stanze precarie, dove si vedono crepe che lo stesso con le parole intende sanare e si legge: «La meccanica del male / ha sempre gli ingranaggi unti» (p. 19), e ancora: «ho voglia di uscire stasera / restando a casa. / … / È bello sentire l’aria sulla faccia / facendone cerchi con una Marlboro morbida» (p. 31).
Si riflette sull’attuale condizione dell’uomo qualunque, il qualunquismo fuorviante e degenerante è espresso nei versi di Nicola Manicardi. C’è una critica alla superficialità, mentre finalmente avverte l’urgenza di cercare il silenzio e lo trova: «ha una sola voce». E così, nel volgersi della domenica: «i nonni sono crisantemi azzurri / i bambini s’annoiano e fanno nido sui videogiochi. / Intanto la colomba cammina in giardino / fuori piove e i gatti vogliono sangue» (p. 37).
Tra la carnalità del verso e il sacrificio dell’umano le due sillogi si presentano al lettore in veste non certo da cerimonia, formale, ma da quella quotidiana, dove prevale a volte l’essere scomposto e diseducato. Un plauso a “Fra mani rifiutate” di Pietro Romano e “Non so” di Nicola Manicardi.
Buona estate in compagnia della poesia!