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Culture
Capolavori rubati , il libro di Luca Nannipieri che è un atto d’accusa

“Nulla di più sbagliato è pensare che l’arte spinga al bene e alla giustizia. Omicidi, razzie, sciacallaggi, corruzioni, contrabbandi, soprusi, roghi, devastazioni, confische, ruberie hanno contraddistinto la vita di molti capolavori assai più dello spirito di solidarietà e fratellanza.” Così inizia il nuovo libro del critico d’arte Luca Nannipieri, Capolavori rubati (Skira, pgg. 175, € 19). Che continua: “il patrimonio storico-artistico, ovvero le opere d’arte, i manufatti archeologici, ma anche i monumenti, i luoghi di memoria, di identità, di religione, esteticamente e storicamente rilevanti, non sono mai realtà pacifiche. Il loro valore non è innocuo.”

E in effetti “il più grande museo del mondo è fatto di opere scomparse”, come sanno bene gli specialisti dell’Art Loss Register di Londra, il più grande database di opere d’arte perdute, oppure, per rimanere più vicini a noi, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio, al cui nuovo comandante il generale Roberto Riccardi, fra l’altro ottimo divulgatore, va il compito di continuare e migliorare il già altissimo prestigio del contingente.

Il libro di Nannipieri è una documentazione, quasi un racconto della storia dell’arte al contrario, fatto per assenze, per soppressioni, annullamenti. “Il libro narra la storia dell’arte attraverso quelle opere che sono state frutto di avidità, furti, saccheggi”, dice l’autore ad affaitaliani. “Nulla di più falso che la bellezza salverà il mondo, perché attorno ai capolavori sono sorti crimini di ogni tipo.”

“Lo stesso succede per la nostra vita, che si può raccontare attraverso le persone che ci sono lì a fianco, ma anche attraverso quelle che ci hanno affiancato per un certo tempo e che ora non ci sono più, ma di cui rimane la presenza dentro di noi”, continua. “Le opere rubate, da Caravaggio a Klimt, da Tintoretto a Bacon, dalla Gioconda a L’urlo, al patrimonio archeologico trafugato, sono storie che racconto non dal solo punto di vista della cronaca, ma anche da quello della loro identità e qualità. A cominciare dal facilissimo furto della Natività di Caravaggio a Palermo, con indagini finora andate a vuoto per recuperarlo, una delle sue opere più inaudite, che però ha iniziato a esistere, a essere riconosciuta come un capolavoro assoluto solo quando è scomparsa. Solo da quel momento ha avuto una vera attenzione pubblica, come spesso succede. La stessa Gioconda è diventata celeberrima solo dopo il furto da parte dell’imbianchino italiano Vincenzo Peruggia. Diventò un’icona solo dopo quel fatto casuale.”

Nannipieri ci descrive storie che hanno fatto epoca, analizzando storicamente e criticamente le opere che furono oggetto di furti e di spoliazioni, con dovizia di particolari e con attenzione non solo alla cronaca dell’evento criminoso. Ma, verrebbe da dire soprattutto, ci parla di avvenimenti che non trovano quasi mai spazio di comunicazione, ma che sono una piovra quotidiana, oggetto di un contrabbando più minuto, quasi arrogante e con cui tutti possono entrare in contatto con il proprio smartphone. Passa dai furti clamorosi alle spoliazioni napoleoniche che hanno prodotto il Louvre, dalle razzie naziste ai musei dedicati all’Oriente nati con i “souvenir” raccolti dai turisti nei vari Paesi, fino agli ancora attualissimi saccheggi dei tombaroli e furti nei depositi dei nostri musei (non solo di opere meravigliose arrivate nei musei americani, ma anche delle decine di centinaia di opere che annualmente vengono fatte sparire), alle ruberie continuate nei territori di guerra (è recente la diffida del ministro della cultura dello Yemen alle case d’asta americane dal vendere le loro opere d’arte). Insomma Capolavori rubati ci fa capire perfettamente come “il male ha abbracciato la bellezza molto più a lungo del bene.” E continua a farlo.

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