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Culture
Il viaggiatore sedentario. Internet e la società irretita. IL LIBRO

di Alessandra Peluso

 

Forse non se ne parla mai abbastanza delle condizioni sociali in cui verte la società odierna, forse non si comunica spesso l’abuso di tecnica, il quale comporta un irretimento dell’individuo e la sua alienazione. Tematiche che filosofi, sociologi, affrontano oramai dagli inizi del ‘900, secolo del progresso e della conseguente globalizzazione. Ed oggi?

Franco Ferrarotti, sociologo di fama, uno dei pochi studiosi che valuta con obiettività e profondità argomenti desueti per la sociologia italiana: «In questo scritto indico solo ciò che i sociologi dovrebbero fare e non fanno. Bisogna capirli. Hanno troppo da fare. Sono diventati dei grandi specialisti», quelli che Ortega definiva “specialisti senza cultura”, scrive per Edizioni Dehoniane Bologna, “Il viaggiatore sedentario. Internet e la società irretita”. Da sempre, anche nella sua ultima lectio magistralis, Ferrarotti critica aspramente la sociologia contemporanea, ribadendo la sua adesione ad una sociologia come scienza di osservazione concettualmente orientata dei fatti sociali. (L’ultima lezione, 1999). 

Il viaggiatore sedentario. Internet e la società irretita” è un libretto agile e maneggevole, per nulla plasmabile sono invece le riflessioni riguardo l’uomo contemporaneo. Innanzitutto, nel testo si compie una disamina sull’uomo e sulla macchina di Marx e Proudhon, si cita Heidegger, Simmel e attraverso il loro attualissimo pensiero, comporta al lettore come allo studioso una riflessione attenta e accorata. «Il mondo di oggi è sempre più smaterializzato e nello stesso tempo smemorato», servo del computer, del cellulare e quant’altro; le nuove politiche tecno-economiche inneggiano al consumismo e a sublimare i pericoli nascosti dietro una velocità, o il risparmio di tempo. Un tempo, questo tempo, che non ha un valore sacrale, spirituale, ma semplicemente resta legato al fare, ad un fare spersonalizzato, le cui conseguenze sono davanti agli occhi di tutti, o quasi, mancata comunicazione, superficiale e scorretta, scarse le relazioni umane.

Si viaggia, scrive Franco Ferrarotti, e non con la mente come il poeta, ad esempio, ma col pc e stando seduti: «Oggi non c’è più il viaggio. … Il viaggio vuol dire sofferenza, travaglio, fatica». Con l’innovazione della tecnica tutti possono viaggiare senza comprenderne però l’autentico significato e valore di esso. Il viaggio è anche fantasia; immaginarsi un luogo, un profumo, un colore, il desiderio di incontrare una persona che non si vede da tanto o scoprire un bosco. Il viaggio è sentimento. Il viaggio è meraviglia. Mentre, l’abuso sconsiderato della tecnica comporta uno svuotare di significato ogni magnifica realtà; sembra che un oggetto, una persona, siano semplicemente contenitori vuoti, quando e se si ha voglia, li si riempie di nozioni.   

Inoltre, Franco Ferrarotti induce a riflettere anche sulla comunicazione: «La comunicazione elettronica ha tradito la sua stessa etimologia, che rimanda all’unione, alla comunione. È un’oralità senza destinatario. Il dialogo si è ridotto al monologo» (p. 97).

Una valanga di monologhi in rete, potrebbe seppellirci, e dunque “Il viaggiatore sedentario” vorrebbe servire da sprone per invertire la rotta. Ecco, allora, che di riflessioni e di approfondimenti di grandi uomini, sociologi in tal caso, come Franco Ferrarotti, la società odierna ne ha necessità, e, al contempo, l’urgenza di tessere dialoghi attorno a questioni così tanto rilevanti.             

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