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Culture
INDELEBILE, di Giuseppe Calogiuri

Chissà se i Maestri del giallo Camilleri e Simenon saranno superati da Giuseppe Calogiuri. Chissà. Sta di fatto che Giuseppe Calogiuri nella sua produzione letteraria non si è posto di certo questo scopo.

Lui studia, osserva, appunta e poi sviluppa appena le contingenze del quotidiano glielo permettono. Narra in veste gialla.  Di solito l’accadimento tragico viene stemperato da una sorta di melodramma giocoso. Incuriosisce così come avviene con “Indelebile” pubblicato da Musicaos.

Anche in questo la verve che lo contraddistingue rapina il lettore professionista o dilettante che sia il quale con attenzione segue le indagini dell’ormai celebre Michelangelo Romani, protagonista di ogni storia di Calogiuri come il commissario Maigret di Simenon.

I personaggi si muovono in un’affollata provincia meridionale tinteggiata da un affastellamento di voci, eventi, accadimenti propri di un particolare momento popolare: le elezioni comunali. A competersi l’onerosa carica di Sindaco sono i due avversari Lino Orefice e Giulio Piccinno.

Nei vivi e concitati dialoghi si intrecciano le descrizioni di Giuseppe Calogiuri abile nel rendere palpabili gli attori della vicenda inserendo delle descrizioni minuziose tipiche di un osservatore che segue di scena in scena i frame, attento nel costituire non solo un quadro perfetto ma appassionante e ricco di nuance. Si tratta di un giallo, un noir ma è anche altro, i colori sono vari come le costellazioni dei personaggi che compongono “Indelebile”.

Si incontra la giornalista Carla con le sue abitudini: altro che passeggiata al “Bar delle Due Lune”, riposo dovuto dopo le corse in bici e il caos in Redazione: cartina e tabacco “si siede in terra iniziando a comporre il tutto, mentre lo stereo dipinge sui muri l’ultimo lavoro di Bollani”.

Le suggestioni che offrono le interazioni sociali frutto di quotidianità apparentemente frivole creano una grande aspettativa in quanto chi legge si introietta in momenti che se pur non vissuti la modalità con la quale si raccontano conduce alla condivisione; l’aspetto singolare è infatti la semplicità di ciò che l’autore narra: come se dalla penna scaturisse tutto naturalmente e con facilità senza sbavature di inchiostro o s-grammaticature da non attribuirsi unicamente a quelle lessicali, si cadrebbe nell’ovvietà.

Dal primo all’ultimo capitolo i dialoghi, le descrizioni, i confronti, i pensieri ad alta voce appaiono talmente reali da non rifletterci nemmeno perché ciò che avviene pur nel dramma fa sorridere. È questo sorriso disarmante forse la forza di una scrittura quale quella di Giuseppe Calogiuri non studiata: si intuisce, appartiene a chi scrive, né è faziosa. La semplicità, l’ironia, l’esperienza – mai troppa certamente – inducono a non abbandonare la lettura di “Indelebile” e non gettare lo sguardo altrove: soprattutto per chi è affezionato a Michelangelo Romani. Anche l’affetto che potrebbe nascere nei riguardi dei personaggi non è un aspetto da sottovalutare.    

Insomma, Calogiuri sembra abbia centrato il colpo anche in questa storia dove gli ingredienti ci sono tutti non come in una insalata russa bensì ciascun elemento è ben ricamato al suo posto: appassiona l’atmosfera tensiva e di attesa nello scoprire insieme a Michelangelo Romani la risoluzione del caso, non disturba proprio perché l’ironia dell’autore diventa l’arma del popolo. Come in una commedia felliniana. Diverte la “salentinità” presente nei dialoghi, nei movimenti, peculiarità non nascosta nei personaggi dai tratti psicologici suggestivi.

“La banconota dopo il voto”, “I piccoli bicchieri dei due tintinnano scontrandosi tra loro e il passito va ondeggiando vorticosamente, lasciandosi lacrimare sui bordi dei calici. Dante, acciambellato su Sandro, continua il suo sonno, ristorato dal calore delle fiamme del camino a pochi metri dal suo padrone e dal suo abituale e oltremodo comodo ospite” (pp. 116-117); rebus sic stantibus  “Indelebile” di Giuseppe Calogiuri dispone il lettore a saper cogliere i confronti dialogici anche quelli grezzi di alcuni protagonisti e l’analiticità della voce narrante a tratti argutamente poetica e filosofica.

Dispone non impone ma naturalmente si contrappone questo tipo di narrazione: attrattiva e colorata, segnata come in un diario, una cronaca giornalistica o in tal caso poliziesca con giorno e ora, e così il racconto si sussegue all’incirca in due settimane: da Sabato 11 febbraio, ore 18.12 a Domenica 26 febbraio, ore 13.13, nemmeno l’inizio e la fine sono casuali. Non sarà dunque, neanche un caso che il singolare lessico letterario di Giuseppe Calogiuri è oggetto di studio nel manuale universitario “Puglia in noir” accanto a Gianrico Carofiglio, Donato Carrisi e Omar Di Monopoli; in gergo popolare ci sarebbe da rispondere: “ ‘sti …”, nel linguaggio radical chic: “scusate se è poco!”. Tuttavia non trapela alcuna espressione di meraviglia se si conosce Calogiuri e la sua scrittura, non è infatti piaggeria averlo accostato – con il rispetto dovuto – ai due grandi Simenon e Camilleri.

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