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Culture
James Nachtwey, la mostra a Milano. Foto di guerra per non dimenticare
James Nachtwey: un soldato croato bosniaco spara contro i musulmani bosniaci

di Simonetta M. Rodinò

 

Fotografo fuori dal comune, James Nachtwey ha dedicato la sua carriera, iniziata nel 1981, alla documentazione di guerre e importanti questioni sociali: scatti che testimoniano l’arroganza del potere, la brutalità, il dolore, la povertà, l’ingiustizia, la violenza, l’emergenza tubercolosi, la morte.

 

Il grande artista è protagonista della mostra “James Nachtwey. Memoria”, da oggi a Palazzo Reale di Milano, prima tappa internazionale di un tour che toccherà i più importanti musei del mondo.

 

Definirsi sconvolti forse non basta a esprimere i sentimenti che si provano davanti a quelle atrocità: universi di affamati, moribondi, malati, sofferenti, terrorizzati…

 

Profondamente segnato nella scelta di fare il fotografo dalle immagini della guerra in Vietnam, ha realizzato quanto diverse fossero le verità descritte dai fotografi rispetto a quelle raccontate dai politici.

 

Ho voluto diventare un fotografo per essere un fotografo di guerra. Ma ero guidato dalla convinzione che una fotografia che riveli il volto vero della guerra sia quasi per definizione una fotografia contro la guerra”. Documentare dunque e sperare di cambiare la storia: “Le mie fotografie sono la mia testimonianza. Gli eventi che ho documentato non devono essere dimenticati e non devono essere ripetuti”, spiega il 69enne americano.

 

L’esposizione, curata da Roberto Koch e dallo stesso Nachtwey e prodotta dal Comune di Milano, Civita, Contrasto e GAmm Giunti, presenta duecento immagini che propongono al visitatore un’ampia selezione dei reportage più significativi.

 

Dalla prima sala con scatti sulla distruzione nei Balcani e in Cecenia alla seconda con la fame in Darfur che miete piccole vittime innocenti, i cui corpi vengono avvolti in panni di fortuna, e gli sguardi allucinati di bimbi di un orfanatrofio in Romania, dalle squallide e misere stanze; dagli ammassi di machete a quelli …di corpi umani in Ruanda e in sud Africa, all’11 settembre 2001 e le conseguenti guerre - gli errori che seguono altri errori del passato - in Afghanistan e in Iraq, con tutto il sangue che scorre anche sulle camicie dei carnefici; dai medici di guerra che tentano di ridare vita a corpi mutilati e ustionati ai disastri naturali, i terremoti e lo Tsunami in Indonesia; dagli ammalati di AIDS, grandi e piccoli alle tragiche piaghe create dall’Agente Arancio in Vietnam fino alla tragedia contemporanea dei migranti, nella nostra Europa. Immagini di profughi che assediano i barconi, si stipano nelle carrozze ferroviarie, attraversano sterminati campi a piedi, o ancora, sono respinti dalla polizia. Sguardi di terrore, di disperazione, occhi pieni di lacrime, soprafatti nella loro umanità

 

“Lo sguardo della compassione è lo sguardo della conoscenza, della consapevolezza, della memoria: l’unico possibile antidoto contro quel grumo oscuro, quel cuore di tenebra che si rivela con tutto l’orrore di cui l’uomo è capace.  Noi guardiamo le fotografie di Nachtwey e sappiamo. Ora possiamo ricordare”, afferma Koch.

 

Sostiene il fotografo: “Le foto parlano di me. E’ un viaggio attraverso la mia memoria”.

La mostra da non perdere è una testimonianza eloquente svolta al meglio della possibilità e con una cura nella stampa davvero straordinaria.

“James Nachtwey. Memoria”

Palazzo Reale – Piazza Duomo 12 - Milano

1 dicembre – 4 marzo 2018

Orari: lunedì 14,30 - 19,30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9,30 - 19,30; giovedì e sabato 9,30 - 22,30

Ingressi: intero euro 12 - ridotto euro 10

Infoline: 199151121

www.palazzorealemilano.it

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