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Culture
La "Civiltà delle Macchine”, intorno al primo numero della rinata rivista

In occasione dell’uscita del primo numero della “Civiltà delle Macchine”, che inaugura l’annunciata rinascita della rivista delle “due culture”, si è oggi dibattuto presso il Centro Studi Americani sulla sfida delle “terre rare”, emblema della competizione scientifica tra USA, Europa e Cina

La fiducia nella scienza e nel progresso, l’innovazione che anticipa e solca il futuro, la voglia di raggiungere nuove mete e conquiste e la consapevolezza del nostro tempo : sono caratteristiche che abitano da sempre la “Civiltà delle Macchine”, rivista fondata da Leonardo Sinisgalli nel 1953, diretta da Giuseppe Luraghi e da sempre intimamente legata al gruppo Leonardo (ex Finmeccanica). Alessandro Profumo all’interno del suo testo “Saper fare e saper pensare”, che apre il primo volume, cita una lettera di Luraghi a Sinsigalli che ben annuncia il senso e la direzione della rivista: “Non esiste in Italia una pubblicazione come questa in cui vediamo il poeta stupirsi di una caldaia a vapore, l’ingegnere godersi i meccanismi di vecchi catenacci [… ] Il bambino raffigurare fate e angeli al posto di macchine e uomini[..] In questo fantastico lavorio hai colto la civiltà, ammonendo che hanno lo stesso valore Marconi e Picasso, il motore atomico e la prima ingenua figurazione astratta dell’uomo delle caverne, uno e un miliardo”

La “rivista delle due culture” rinasce dopo trent’anni con la stessa esigenza e la stessa missione: essere un volano, rivolgendosi innanzitutto al progresso, alle idee che hanno il coraggio della lungimiranza.  Luciano Canfora ricorda che dopo tutto questa pretesa di “conoscenza totale” era già tipica del pensiero greco, da Aristotele a Posidonio e Seneca ma anche dei ben più moderni fautori dell’Encyclopèdie, all’interno della quale tutto il sapere veniva inglobato. Viene in mente un passo di Foucault, riferito ai primi anni dell’epoca moderna e al tentativo dell’uomo di convogliare segni e significati verso una forza attrattiva univoca: “Occorre raccogliere entro una sola e medesima forma del sapere tutto ciò che è stato veduto e ascoltato, tutto ciò che è stato raccontato dalla natura e dagli uomini, dal linguaggio del mondo, delle tradizioni, dei poeti”

La rivista è stata in molte occasioni un’attrazione in tal senso, è ora, sottolinea Peppino Caldarola, direttore della nuova rivista ad Affaritaliani.it:” Rinasce perché era una grande storia, era dentro al progresso, una punta avanzata di un movimento intellettuale, imprenditoriale e sociale che prendeva per la mano l’Italia del dopoguerra per portarlo nell’industrialismo. Raccogliamo questo processo volendolo portare verso i limiti più lontani dell’innovazione digitale senza paura, dicendo ai nostri concittadini che non dobbiamo avere paura della scienza. L’intelligenza critica ci può mettere in condizione di porre dei limiti a tematiche inquietanti, ma questo limite va messo dopo, prima c’è la curiosità”.

"Ritorna la rivista che fece incontrare due mondi altrimenti lontanissimo: la scienza e il lascito umanista. Quindi la capacità di Sinisgalli di essere poeta e ingegnere, il genio italiano che attraverso Galilei, Leonardo da Vinci fino a Gugliemo Marconi ha saputo coniugare l’identità di un percorso letterario universale" ha commentato Pietrangelo Buttafuoco: "Abbiamo colto l’occasione per presentare il primo numero della rivista con un incontro su un tema totalmente incardinato dell’attualità: la sfida sulle “terre rare” e quindi la competizione scientifica tra Europa, Cina e Stati Uniti, un argomento che porta in nuce il vero elemento su cui il grande gioco internazionale, cerca, detta e impone le sue regole: la grande gara che ci siamo lasciati alle spalle tra le potenze per assicurarsi il deposito del petrolio, adesso si destina alla grande gara alla conquista delle “terre rare” nella quale si gioca la conquista dell’egemonia globale”.

Cina, Stati Uniti e Europa: chi viaggia più veloce sulle ali di Dedalo?

La competizione tra Stati Uniti e Cina non è da relegare solo a una sfida commerciale, ma va interpetata piuttosto come un duello per la conquista scientifica. Ne hanno discusso presso il Centro Studi Americani a Roma, Dario Fabbri, Giornalista, consigliere scientifico e coordinatore di America Limes, Pietro Greco, giornalista e scrittore, Alessandro Marrone, Head of IAI Defence Programme e senior fellow in the Security programme e Lucia Votano, Fisico.  La moderazione è spettata a Pietrangelo Buttafuoco, Civiltà delle Macchine.

La Cina infatti, come sottolinea con acume Lucia Votano, ha capito una cosa fondamentale, ovvero che “Il vero petrolio è la conoscenza, in tutte le sue sfaccettature”. Difatti il mutamento geopolitico affonda le sue radici proprio in questo magma fluido e incommesurabili della conoscenza. Come sottolinea il fisico ad Affaritaliani.it: “Non è un caso che la Cina sia la seconda potenza economica, lo è perché è anche la seconda potenza scientifica e tecnologica. Investendo in cultura, in ricerca scientifica e in informazione è riuscita a raggiungere quegli obiettivi economici di cui noi ora stiamo prendendo maggiormente coscienza”.

Le "terre rare", l’emblema della competizione tra Cina, Stati Uniti e Europa

Questa sfida è anche giocata dalla conquista delle cosiddette “terre rare”. Oltre alla pregnanza della metafora, di cui la scienza è solito avvalersi, la poesia di questa definizione indica una meraviglia naturale dalle grandi qualità pratiche. Per definizione si tratta di  un “Gruppo di elementi chimici ( elementi o metalli delle terre rare ), di numero atomico da 57 a 71, così detti perché inizialmente rintracciati solo in minerali poco frequenti in natura, caratterizzati da notevole somiglianza chimica”, e come spiega Pietro Greco ad Affaritaliani.it: “Dal punto di vista chimico sono dei metalli di transizione che hanno una struttura elettronica particolare. Questi materiali hanno tante caratteristiche ma soprattutto hanno una struttura magnetica molto stabile ad alte temperature e nel tempo. Sono indispensabili per la realizzazione di una serie di alte tecnologie, per cui c’è una corsa alle “terre rare” per applicarle ai computer, alle armi militari ecc.. Il problema è che sono diffuse sul pianeta, ma concentrate in luoghi specifici. Si pensi che attualmente l’80% della produzione avviene in Cina, la quale esporta il 70%, Tuttavia il Paese ha fatto intendere che è intenzionata a trattenere una gran parte del materiale prodotto per sé. Questo è un segnale negativo per tante industrie sparse per il mondo e in particolare negli Stati Uniti. Probabilmente si troverà un modo per ovviare a questo vero o presunto ricatto, stabilendo dei negoziati positivi o estraendo a maggior costo le terre rare con altri sistemi e altri luoghi. Tutto diventerà un po' più costoso. Fatto sta che sono l’emblema della competizione tecnologica che oggi c’è tra Cina, Stati Uniti e Europa, nella quale quest’ultima riesce a competere sempre di meno”

Ai lettori della storica rivista non resta insomma che immergersi nella lettura di questo primo volume per comprendere ancora l’assoluta bellezza della scienza, in un connubio indistricabile tra genio, invenzione e stupore, caratteristiche che accompagnano da sempre l’uomo-Dedalo verso nuovi labirinti e orizzonti del sapere

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    civiltà delle macchineleonardoalessandro profumocina e stati uniticonquista scientifica tra cina e stati unititerre rare





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