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Culture

di Alessandra Peluso

 

Marcello Marciani si presenta al pubblico con una nuova pubblicazione poetica “Monologhi da specchio” edita da Robin Edizioni. La sua è poesia intimistica così come lo era stata una delle prime sillogi “La corona dei mesi”, 2011.

Qui il poeta sperimenta con la vita, la rinnova dalle fondamenta, ricorrendo a una mescidazione di oralità dialettale e rimandi aulici, così scrive nella prefazione Donato di Stasi. In particolare, è una mescolatura di versi, di prosa che seguono un ritmo, a volte cantilenato come filastrocca. Sono dei “monologhi da specchio”, appunto, da recite in teatro, da copioni insoliti e ben costruiti da Marcello Marciani. E infatti, si legge: «Come accattone arrotolato all’addiaccio / crivellato da un branco di sassaiole / la poesia è un freddo martirio indecente: / se è schietta s’attana, non tenta consenso. / … / la scrittura è questa lente / deformante rotolata in un descenso / di vocaboli che cascano sul ghiaccio / perché la vita va oltre le parole / le mie angustie / stanno in bianche notti attente / a captare fra fiato e pagina un senso» (pp.26-27).

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Ben si intersecano poesia e filosofia, quando ad un tratto il poeta si chiede e fornisce delle risposte su cosa sia la parola e cosa la poesia: è qualcosa che va al di là della parola stessa come suono,  λόγος, rivela l’essere, una parte di sé, i suoi stati d’animi, captarli è complicato se non si ha un desiderio autentico di ascolto e voglia di guardarsi allo specchio. La scrittura è terapeutica quando, dopo una caduta sul ghiaccio, ci si rialza e si riesce a cogliere il proprio abisso, a vedere addirittura le notti bianche, forse perché trascorse in un sonno apparente.

E così via via scorrono i figuranti davanti allo specchio e si parlano, come la “donna allo specchio”: «Nel grembo avverto tuttora quello strano / tormento che mi scoprì madre: la via / delle acque e del sangue scossa in maremoto / di gioia, in fagotello caldo che unisce. / Penso a quel figlio che ruota sul volano / del mondo, lo marco a messaggi gli invio / un post grondante domande gli piloto / la piazza più ariosa in un vico di viscere» (p. 31).  

Monologhi da specchio” è caratterizzato da ottave tipico della poesia narrativa e da quartine con allitterazioni, rime, che conducono ad un ritmo incalzante, ad una musica melodica da cavaliere errante. E allora capita di fermarsi e ascoltare, curiosando, il “diario di una badante”.

Si disvela molta ironia nei monologhi creati ad arte da Marcello Marciani, come se il protagonista del monologo, o in tal caso lo stesso autore, volesse schernire se stesso per dimostrare che in fondo questa quotidianità che sembra uccidere, dalla quale non si è contenti, è l’unica possibile, la sola vita che ci tocca vivere prima che passi e sia troppo tardi per carpire il senso e capirne il significato.

Il ritratto fotografico in copertina esaustivo ed esplicativo è di Giorgio D’Alessandro. 

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monologhi da specchiomarcello marciani





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