Morso di luna nova
Alle “Monachelle” di Arco Felice
di Antonio Magliulo
“Le Monachelle” ad Arco Felice, graziosa località vicino Napoli, è una struttura vetusta e fatiscente, trasformata da un gruppo di volenterosi in uno spazio di aggregazione sociale e artistico-culturale.
E’ qui che ieri sera l’omonimo Gruppo Teatrale “Le Monachelle”, diretto nell’occasione da Peppe Di Fraia, ha messo in scena gratuitamente, tra non poche difficoltà logistiche e operative, Morso di Luna Nova, il racconto a più voci scritto da Erri de Luca.
La vicenda si svolge a Napoli, durate la Seconda Guerra Mondiale, negli scantinati di un palazzo, dove alcune persone trovano riparo dai bombardamenti aerei.
Le voci, ora ferme, ora tremolanti e impaurite dei vari personaggi s’incrociano tra loro, dando vita a dialoghi di vibrante umanità, rivelando storie ed aspettative individuali e denunciando al contempo la spietatezza della guerra.
Le voci dei “rifugiati” vengono spesso spezzate dal fragore delle bombe che esplodono nelle vicinanze. Il cielo della città non è più limpido e azzurro come prima, ma ricoperto da ali di metallo, foriere di distruzione e morte.
I vari personaggi, dal venditore di baccalà al gerarca fascista, dalla massaia alla giovinetta in età d’amore, etc. svelano inediti aspetti di se stessi.
Qualcuno, per esorcizzare la paura, si mette a recitare dei brani estemporanei di cabaret, riuscendo a distrarre i presenti e a suscitare un po’ d’ilarità. Le bombe intanto si susseguono implacabili, suscitando legittimo sgomento.
Ma i napoletani non possono nascondersi per sempre, non possono restare indifferenti al dramma che si sta consumando sopra le loro teste. Così, dopo essersi a lungo nascosti, hanno un moto di dignità e decidono di uscire allo scoperto e ribellarsi agli invasori. Daranno così vita alle Quattro Giornate di Napoli, una delle pagine più gloriose scritte da un popolo oppresso, incompreso, talvolta dileggiato, che invece ha in sé l’orgoglio per riscattarsi e imporsi al mondo intero.
Lo spettacolo diretto da Di Fraia (affiancato da Angelica Guitto e Giovanna Uccello) ricavato da un testo non facile e preparato per altro in poco tempo, è risultato ben congegnato. Il regista puteolano ha saputo farne un’interessante trasposizione teatrale, riuscendo a rendere la giusta atmosfera e a trasmettere le debite emozioni.
Gli attori - dal primo all’ultimo - hanno fornito una prova impeccabile e la loro interpretazione è apparsa disinvolta e a tratti intensa e appassionata. Da lodare dunque Giorgio Di Maio, Raffaele Figlioli, Imma Marziale, Franco Napolitano, Francesca Merone, Nando Lanzetta, Osvaldo Balestrieri, Salvatore Mollo e Carmela Costagliola. Così pure meritano una citazione: Angela Brusciano (cantante) Moreno Duncan Esposito (Luci e Fonica) Antonio Montesano (Chitarra) Nando Lanzetta & Giorgio Di Maio (Effetti Audio-Video) Gennaro Cirillo & Salvatore Mollo (Scenografia) Elisabetta Baldasciano & Annabella Marziali (Trucco e Costumi) Vincenzo Percuoco (Ripresa RVM) e Regina Materazzo (Presentatrice).
Alcuni passaggi dello spettacolo sono stati premiati con scroscianti applausi a scena aperta, come nel caso di Franco Napolitano che ha ricoperto il ruolo di Oliviero e quello di Francesca Merone, nei panni della giovane e palpitante Elvira, emblema della vita, dono prezioso e unico, che niente e nessuno dovrebbero negare.
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