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Culture
In mostra a Milano le Revolution degli ultimi Anni '60
Gli abiti della Swinging London fine anni 60

di Raffaello Carabini

Le copertine della collezione di 33 giri del leggendario e scomparso deejay John Peel, poster di concerti, il bollettino APO-33 di William Burroughs, giornali hippie, fumetti, i modellini di Harley Davidson, la moto della libertà, foto psichedeliche, gli occhiali da sole di Oliver Goldsmith... E ancora vestiti, giocattoli spaziali, carte da regalo con fondali per jukebox, minigonne, il disegno War Is Over di John Lennon, caricature, foto delle manifestazioni di protesta contro la guerra nel Vietnam, manifesti di Lenin, Marx e Mao (che era ancora Tse Tung), la supermodella Twiggy in bicicletta, abiti futuristici di Vidal Sassoon, cartoline, riviste, foto di scena di Blow Up di Michelangelo Antonioni... E molto altro ancora si può trovare alla Fabbrica del Vapore di Milano, dove è aperta fino al prossimo 4 aprile una rutilante mostra, denominata Revolution. Musica e ribelli 1966-70. Dai Beatles a Woodstock.

Un lustro, iniziato con le frangette dei Beatles, culminato nei movimenti del Sessantotto e chiuso dai grandi raduni musicali, che non solo è stato (ri)nascita politica dei giovani, non solo è stato (ri)scoperta degli eterni valori umani, ma ha profondamente inciso la coscienza sociale e ha aperto la mente collettiva verso prospettive non racchiuse nell’obsoleta diarchia liberismo/comunismo. Anni in cui nacquero idee che caratterizzano la società contemporanea, dall’ambientalismo al consumismo, dall’individualismo alla comunicazione di massa.

L’esposizione, nata al Victoria & Albert Museum di Londra proprio nel 50ennale (2016) e poi esportata pari pari prima al Museum of Fine Arts di Montreal e oggi a Milano, grazie ad Avatar, ha l’unico difetto di presentare poche e poco significative – alcune foto del Piper di Roma e alcune copertine di dischi – parentesi dedicate alla realtà italiana del movimento, che pure fu da noi importante e incisivo. Il percorso immersivo è vorticoso e ricco – come conferma il magnifico catalogo cartonato, in carta di pregio, edito da Skira (pgg. 325, euro 49) – e sorretto dalla colonna sonora di allora (Beatles, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin...), grazie alla cuffia che viene consegnata insieme al biglietto.

Dopo l’intro del magnifico dipinto Grain of Sand di Mati Klarwein – ogni “granello di sabbia” racchiude tutto il mondo, secondo l’intuizione del poeta William Blake e le tesi della fisica quantistica – ci troviamo nella Swinging London, dove i negozi di Carnaby Street, gli studi dei fotografi e le gallerie d’arte reinventano il modo di vestire e di “aprire la testa” dei ragazzi. Da lì ci confrontiamo con una rivoluzione stilistica e iconografica fatta di colori a volontà – nei vestiti, nelle riviste, nelle illustrazioni – e una rivoluzione musicale e controculturale, dettata dalla sperimentazione nei suoni, nella letteratura, nell’arte. Dal capolavoro Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il LP dei Beatles con la magnifica copertina piena di personaggi e la classica “Lucy in the Sky with Diamonds” (il cui testo scritto a mano da John è in mostra) dedicata alla droga per eccellenza del periodo, in poi, fino alla scoperta dell’Oriente e delle sue filosofie, ci vengono incontro mille idee pop senza freni, finalmente diffuse in maniera visibile ed economica.

E ancora immagini e oggetti ci immergono nella “battaglia politica e ideologica” del “dissenso”, della contestazione, del power to all people, della fantasia al potere sessantottini, così come della rivoluzione dei consumi, dettata da giovani che per la prima volta possono essere come vogliono loro e non come decidevano i genitori. Chiudono il percorso i temi dell’ecologismo e della rivoluzione digitale, nati contemporaneamente in California in quegli anni (nel 1971 viene fondata Greenpeace e coniata la definizione Silicon Valley, per la vallata di Santa Clara nel sud della Baia di San Francisco), che coniugano i manifesti psichedelici firmati David Bird, Wes Wilson e Victor Moscoso con il rarissimo Apple 1, e il rito comunitario dei festival. E del festival per eccellenza, Woodstock, si può ammirare l’intero film nell’ultima sala, seduti a terra su cuscini e con un ottimo audio.

Un po’ di nostalgia viene pensando a quella tre giorni utopistica di pace, amore e musica, immersi nel verde insieme, ballando, cantando, parlando, discutendo e facendo sesso. Ma se a Londra in quattro mesi hanno visto Revolution in oltre 260mila persone significa anche che sono in moltissimi a credere ancora alle parole d’ordine di quel periodo: “se vuoi un futuro migliore te lo devi inventare” e “non dubitare mai che un piccolo numero di individui che pensano e siano determinati possano cambiare il mondo”.

 

Info mostra

Revolution. Musica e ribelli 1966-70. Dai Beatles a Woodstock.

Fabbrica del Vapore – via Cesare Procaccini n.4, Milano

orari: 10/20; giovedì 10/22; lunedì 15/20 (anche Natale e Capodanno)

biglietti con audioguida € 16; ridotto € 14 dai 15 ai 26 anni, over 65, disabili, insegnanti e convenzioni; ridotto € 10 dai 6 ai 13 anni; fino a 5 anni gratuito

info e prevendite tel. 892234

http://www.mostrarevolution.it

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Tags:
fabbrica del vapore milanomilano mostra revolutionmostra revolution





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