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Culture
Museo de Medici apre a Firenze nel cinquecentesimo anniversario di Cosimo I

Il nuovo Museo de’ Medici di Firenze, aperto a metà dello scorso giugno in via dei Servi, a metà strada tra la Cattedrale e la Basilica della Santissima Annunziata, inaugura una nuova mostra dedicata alla famiglia che ha fatto grande la storia di Firenze. Nella mission della neonata istituzione c’è anche l’organizzazione di mostre temporanee e infatti domani 26 novembre 2019 apre al pubblico la prima “Cosimo I. Spolveri di un grande affresco” e proseguirà fino al 24 marzo 2020, data scelta per ricordare la fine dell'anno fiorentino il giorno della vigilia dell’Annunziata. Curata dall’antiquario ed araldista fiorentino Alberto Bruschi, l'esposizione presenta una selezione di opere e oggetti provenienti da collezioni private, quindi non musealizzati, e perciò d’interesse ancor maggiore. In tutto si tratta di una quindicina di pezzi tra dipinti, reliquie, curiosità manoscritti, medaglie, libri a stampa e oggetti di vario genere che hanno come denominatore comune la figura di Cosimo I nel 500° anniversario della sua nascita. Una delle opere più importanti esposte è il quadro-bozzetto preparatorio di Jacopo Ligozzi per il dipinto su lavagna nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, dal titolo Bonifacio VIII riceve gli ambasciatori fiorentini, che l’artista terminò nel 1592 e il cui disegno è oggi conservato nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. La scena doveva illustrare il momento in cui papa Bonifacio VIII nel 1295, vedendosi attorniato dagli ambasciatori fiorentini che gli rendevano omaggio, esclamò che i fiorentini erano il quinto elemento della Terra, alludendo ovviamente ai quattro elementi costitutivi del cosmo della filosofia presocratica. Solo che Ligozzi pose sul fondo dell’immagine la personificazione della Toscana al centro, affiancata invece che dai quattro elementi,  dai quattro continenti, considerando, dunque, anche l'America. Da non dimenticare il Ritratto di Cosimo I attribuito all’Allori e due reliquie di Pio V, il Papa che incoronò Granduca Toscana nel 1569 Cosimo I, ovvero il Guanto della mano destra di San Pio V con il quale benedisse le truppe della Battaglia di Lepanto e donato a Marcantonio Colonna e poi una Pantofola, una di quelle che Cosimo dovette baciare il giorno della sua incoronazione granducale.  Aperto nell’anno che celebra i 500 anni trascorsi dalla nascita di Cosimo I e di Caterina de’ Medici, il nuovo Museo de’ Medici si sviluppa sul piano nobile di un antico palazzo che fu confiscato dalla famiglia Taddei a metà del XVI secolo da Cosimo I de' Medici per essere donato al consigliere segreto Sforza Almeni. Non solo Cosimo I e Eleonora di Toledo camminarono in queste stanze, ma anche artisti come Bartolomeo Ammannati e Giorgio Vasari, incaricati di decorare il palazzo di Sforza Almeni che, dopo aver ricevuto così tanta ricchezza, dal Granduca fu anche tragicamente ucciso. Il progetto del Museo de’ Medici è frutto di una startup ideata da Samuele Lastrucci, direttore d'orchestra che con la propria famiglia condivide una passione sfrenata per la Dinastia Medici, ed è sostenuto da una fitta rete di partnership: Polistampa, Paolo Penko, Tamara Pasquinucci, Massimo Poli, Hologriffe, Castello di Querceto, Tenuta di Grignano, Tenuta di Artimino, Tenuta Sette Ponti, Le Vie dei Medici, Circolo Numismatico Mediceo, Associazione Modellismo e Storia, Associazione Firenze Alchemica. Il museo racconta la storia della famiglia che guidò il Granducato di Toscana per circa tre secoli attraverso sale tematiche, mostre temporanee, eventi, una libreria specializzata, incontri, presentazioni editoriali e conferenze. Di particolare interesse per il visitatore appare l’opportunità di poter ammirare opere d’arte e oggetti – per lo più reliquie e cimeli - provenienti da collezioni private, non musealizzati e quindi pressoché invisibili. La prima sala, tematica, è dedicata alla genealogia, è un vero ritratto della famiglia Medici narrato attraverso un suggestivo cinema olografico. Dalla famiglia al territorio: la stanza che segue racconta la nascita del granducato, le ville medicee, la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano e un grande diorama illustra la famosa battaglia di Anghiari che “salvò” il Rinascimento. Il museo continua poi in una grande sala dedicata al mecenatismo artistico, caratteristica peculiare della dinastia. Oltre alla galleria di pittura virtuale e una preziosissima collezione di monete originali dal XV al XVIII secolo, ritratti a incisione dei granduchi, qui si può ammirare una straordinaria scultura di Giovanni Battista Foggini ritraente Ferdinando II ed è particolarmente interessante l'installazione interattiva che consente di ascoltare la musica che accompagnava la vita dei Medici, dall'invenzione fiorentina dell'Opera a quella del pianoforte, che allora si chiamava “fortepiano”. La sala seguente è invece dedicata al costume: le principesse medicee erano gli indiscussi arbitri del gusto! Inoltre, nello stesso ambiente si possono ammirare, tra le altre meraviglie, anche alcune statue per banchetti su modelli del Giambologna, realmente fuse nello zucchero. L'ultima grande sala è dedicata alle scienze: i Medici fondarono la prima accademia scientifica al mondo e furono i più convinti sostenitori di Galileo Galilei. Nella stanza è conservata una collezione storica di animali imbalsamati, una serie di minerali e alambicchi legati all'alchimia, un modello del telescopio con il quale Galilei scoprì i pianeti medicei e persino un documento originale del papa che condannò l'astronomo pisano. A tutto ciò si aggiunge, vero “gioiello” del museo, la piccola sala originariamente utilizzata come cappella palatina dallo Sforza Almeni, che conserva ancora oggi un prezioso soffitto affrescato del XVI secolo. Infine, la "stanza del tesoro" dove è possibile ammirare la più fedele ricostruzione tridimensionale al mondo della corona granducale oggi perduta; la sala fu interamente affrescata nel XVIII secolo. Prima dell'uscita, il visitatore transiterà in una sorta di “cantinetta” dove è possibile conoscere e acquistare i vini preferiti dei Medici, tutelati dallo specifico Bando emesso da Cosimo III già nel 1716.

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