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Culture
Napoli, la scuola diventa Museo. Ecco il progetto "Domus Foris Flubeum"

La casa oltre il fiume, questa una proposta di traduzione per il titolo della mostra permanente  "Domus Foris Flubeum", cioè il territorio vesuviano ad est del fiume Sebeto, che è stata  inaugurata  presso l’Istituto Professionale Cavalcanti per i Servizi Enogastronomici e dell'Ospitalità Alberghiera di San Giovanni a Teduccio, nella periferia di Napoli. Secondo il Sindaco Luigi De Magistris, intervenuto all’evento  in risposta a chi chiedeva se si potesse replicare una collocazione di reperti archeologici in altra struttura pubblica:” Innanzitutto è una notizia molto bella, nella vita tutto ciò che è bello si può replicare basta avere volontà, passione, competenza, energie e risorse economiche. Questo museo in questo luogo così difficile, così complicato e di fragilità  consegna alla vita contemporanea quella che è stata la vita di una volta fatta di reperti di un’epoca antica travolta dall’eruzione del Vesuvio, successivamente  gli scavi  hanno riportato alla fruizione collettiva  e  dimostrano come questa zona è stata ricca di vitalità ed umanità anche in un’epoca molto antica. Mi auguro che si possa coniugare storia della città e cultura con la sinergia istituzionale di questo caso, le nostre scuole e la nostra città.” 

 Ha dichiarato l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Gaetano Daniele intervenendo alla cerimonia: “A Napoli ogni giorno c’è una lotta tra degrado e bellezza, dobbiamo impegnarci affinché ogni giorno sia dedicato alla bellezza,  perché, come ha detto il Sindaco De Magistris, una volta che si scopre la bellezza è facile stabilire dove andare. E’ stata una bellissima idea di collocare questi reperti in una scuola, oggi possiamo vivere quindi una grande emozione, sappiamo infatti quanto è difficile fare scuola, dovendosi ogni giorno confrontare con la camorra e quant’altro.”  Ha continuato l’Assessore Daniele : “Napoli sta conoscendo il boom più grande della sua storia, la città è diventata il set cinematografico  più importante d’Italia con 300 fra film e documentari girati. Qualche anno addietro non era concepibile che grandi marchi scegliessero proprio Napoli per legarla ai loro prodotti.”

Dal canto  suo l’Arch. Luciano Garella, Soprintendente per i Beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli : “ Io sono entrato molti anni fa nei Beni Culturali, riesco ancora ad emozionarmi e questa è una di quelle occasioni. Appena sono entrato in questa stanza ho subito avvertito un avvolgente calore umano”. Conclude il Soprintendente : “ Abbiamo con piacere accolto l’invito facendo che questo sia un esempio.  Il nostro è stato un piccolo atto di coraggio, l’allestimento dei reperti è perfetto, non ampolloso, vi è un collegamento fra gli studi che si fanno all’interno dell’Istituto e quanto esposto ed è bello ritrovare la continuità delle cose”.

Nel 1978, in occasione della realizzazione di un collettore fognario dell'Alveo Volla, voluto dai Borbone,  furono  rinvenute antiche strutture murarie, per la copertura di quella che con il tempo era diventata una fogna a cielo aperto, in prossimità dell'area che sarebbe stata in seguito occupata dagli edifici scolastici dell'IPSEOA  Cavalcanti e del Liceo Don Milani.

L'indagine archeologica permise di identificare muri di tufo nero nocerino risalenti al II-I sec. a.C. ed altri più recenti in opus reticulatum del I sec. d.C. pertinenti ad una villa rustica, di cui non si conosce la reale estensione in quanto parzialmente sottoposta all'area dove oggi sorge il Liceo Don Milani. Purtroppo i resti della villa romana furono interrati nuovamente, per la impossibilità di mantenerli a vista  -  ha riferito l’archeologo della Soprintendenza Enrico Stanco  -   fango e cenere dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. contribuirono a far dimenticare il luogo. Solo in seguito furono rinvenute nel magazzino della villa numerosi oggetti : attrezzi in ferro e vasi, in ceramica e vetro, piatti e coppe per la mensa, anforette e olle per conservare alimenti in dispensa, pentole, teglie e tegami con coperchi per la cottura degli alimenti e ancora lucerne per illuminare gli ambienti, ceramiche di uso comune, balsamari,  attrezzi agricoli in ferro, nonché affreschi di IV stile pompeiano. A seguito di una forte alluvione  nel corso dei lavori di scavo, sembra che parte dei reperti siano andati perduti,  i rimanenti furono invece trasportati nei depositi della Soprintendenza presso gli scavi di Ercolano.  Sono ora stati esposti nella nuova sala museale, curata dall’archeologa Simona Crovato, docente della scuola Cavalcanti,  in tutto circa 40 reperti in un locale  attiguo all’Aula Magna dell’Istituto, con la parete in vetro anti-sfondamento munita di allarmi e porte blindate. Il progetto "Domus Foris Flubeum" fu  finanziato per 27.000 Euro dall'allora Provincia di Napoli e condiviso dalla Soprintendenza archeologica,  ha preso il via nel 2004 con lo scopo di dare una opportuna collocazione ai ritrovamenti dell'Alveo Volla, riportandoli nel territorio in cui furono rinvenuti. Ci auguriamo che altri interventi di questo tipo siano presto portati avanti in un territorio così ricco come quello di Napoli. 

 

 

 

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