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Culture
Ovociti umani cresciuti in laboratorio, una speranza per le malate di cancro

Scienza, ovociti umani maturi creati in laboratorio: è la prima volta

 

Il risultato di aver creato per la prima volta in laboratorio ovociti umani maturi, pronti per essere fecondati, "è stato ottenuto creando un ambiente in vitro in grado di sostenere la crescita dei follicoli, le 'casette' che contengono le uova, a diversi gradi di maturità, fino a quello che ne consentirebbe la fecondazione. In pratica, gli scienziati diretti da Evelyn Telfer hanno 'mimato' i primi 14 giorni del ciclo femminile, arrivando a dimostrare che anche i follicoli umani, come era già stato visto su modello animale, possono essere supportati in vitro". Ma si tratta di una scoperta destinata a dare speranze in più alle malate di cancro, piuttosto che a quelle sterili.

 

Ecco i primi ovociti umani cresciuti in laboratorio

 

A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Laura Rienzi, embriologa e direttrice dei laboratori dei centri di Pma Genera. L'esperimento è avvenuto a partire da tessuto ovarico prelevato da pazienti nel momento in cui venivano operate per un parto cesareo, "dopodiché è stata ricreata in laboratorio tutta la follicologenesi, dallo stato quiescente fino all'ovocita maturo, con un 30% di resa. E' un articolo importante, pubblicato da un gruppo di scienziati molto credibili, su una rivista di rilievo. Ma non vuol dire che domani avremo a disposizione una tecnica per creare ovociti. Essa andrà affinata, ma al team scozzese va il grande merito di aver fornito la 'proof of concept' che anche i follicoli umani possono essere supportati in vitro. Questo significa che tutte le giovani donne e potenzialmente anche le bambine che devono subire trattamenti chemioterapici potrebbero mettere da parte tessuto ovarico per diventare mamme dopo le cure, in maniera più sicura".

 

Creati ovociti umani maturi, pronti per essere fecondati

 

"Il tessuto - spiega ancora l'esperta - può infatti anche essere ritrapiantato, senza procedere con la creazione di ovociti in vitro, ma questo nuovo sistema potrebbe fornire un grado di sicurezza in più, dato che il tessuto stesso di una paziente con tumore trasporta con sé un certo grado di rischio di cellule malate al suo interno". Per quanto riguarda le donne con problemi di sterilità, invece, Rienzi non vede risvolti di particolare rilievo, perché "si tratta di una tecnica addizionale, che non può che compromettere la qualità dell'ovocita: non c'è niente di meglio del ciclo naturale, pur se stimolato artificialmente.

 

Svolta, ovociti umani maturi sviluppati in laboratorio per la prima volta

 

La scienza non può fare meglio della natura. Quando non c'è alternativa, quindi nel caso di malate di cancro, si mettono in campo tutte le opzioni possibili, altrimenti si deve sempre preferire l'approccio meno invasivo e più rispettoso della natura e cioè quello di stimolare con i farmaci le ovaie per ottenere gli ovociti", siano essi della aspirante mamma, o di una donatrice. "D'altro canto, questa non è nemmeno la strada che intendevano percorrere i ricercatori di Edimburgo", conclude.

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