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Culture
Pietrasanta, la piccola Atene riparte dall’arte con la mostra di Fabio Viale

Promossa dal Comune di Pietrasanta, con il sostegno della Galleria Poggiali e la curatela di Enrico Mattei, la mostra di Fabio Viale a Pietrasanta giunge dopo lunghi mesi di lockdown

Dopo lunghi e faticosi mesi di lockdown, ma necessari per contrastare il diffondersi del Coronavirus, la piccola Atene della Versilia prova a ripartire con l’arte di Fabio Viale e con la sua mostra dal titolo “Truly”, monumentale progetto espressamente concepito dall’artista piemontese, per la prima volta protagonista della grande mostra istituzionale dell’estate nella città versiliese. L’inaugurazione è fissata per sabato 27 giugno 2020, alle ore 18 in piazza Duomo; poi “Truly” proseguirà fino al 4 ottobre. L’artista, nato a Cuneo nel 1975, è stato invitato dal sindaco Alberto Stefano Giovannetti e dall’assessore alla Cultura e al Turismo, senatore Massimo Mallegni, concordi nel sottolinearne la portata simbolica quale «unica mostra aperta a rivendicare il ruolo della cultura quale motore di civiltà e impulso sociale irrinunciabile grazie a un artista di fama internazionale e al tempo stesso una interpretazione imprescindibile della voglia di ripartenza che uomini e donne ci chiedono, con attenzione rigorosa alla sicurezza e rispetto immenso». Promossa dal Comune di Pietrasanta, con il sostegno della Galleria Poggiali e la curatela di Enrico Mattei, la mostra di Fabio Viale a Pietrasanta giunge dopo la personale al Glyptothek Museum di Monaco di Baviera, la partecipazione all’ultima Biennale di Venezia e l’esposizione al Pushkin Museum di Mosca; nella città versiliese sarà in mostra una ventina di opere dell’artista piemontese la cui esposizione prevede il coinvolgimento di tutti i luoghi simbolo della città: opere monumentali nella Piazza del Duomo e un’incursione nella Chiesa e nel Chiostro di Sant’Agostino. Secondo Enrico Mattei, curatore della mostra, «Tutta la produzione artistica di Fabio Viale è uno spiazzamento percettivo in cui i valori tattili della pittura e quelli plastici della scultura di fondono in un unico affinamento qualitativo per il sentimento umano. Come in un cortocircuito, l’artista riesce a sovvertire la storia degli equilibri estetici che siamo abituati a contemplare nella scultura: un bello classico e ideale che nessuno prima di lui aveva pensato di rivoluzionare con un'altra tradizione, forse anche assai più antica, quella del tatuaggio». Da parte sua Sergio Risaliti - direttore artistico del Museo Novecento di Firenze, nel quale Fabio Viale è stato recentemente invitato per un progetto sul primo maggio, e autore di un saggio in catalogo - aggiunge che «Alla base del suo lavoro esiste sempre una conoscenza rispettosa della materia, ed è grazie a questa relazione virtuosa, coltivata negli anni, tra tecnica e poesia, tra materiali e strumenti, tra uomo e natura, che si è perfezionato un processo creativo il cui scopo è, al netto di altre considerazioni, l’esaltazione delle proprietà formali della pietra e di quelle concettuali e figurative nella fantasia umana». Proprio in conseguenza del forzato isolamento dovuto alla crisi emergenziale, e reagendo prepotentemente all’attualità, rinnovando l’atteggiamento per cui l’artista è chiamato ad interpretare il senso dei nostri giorni, Fabio Viale presenta in anteprima assoluta - tra le altre - l’opera Le Tre Grazie per la Chiesa di sant’Agostino. Scultura in marmo bianco, dettagliatissima nei particolari del panneggio, ha come soggetto tre donne originarie dalla città di Ghardaia in Algeria, con cui Viale è entrato in contatto durante uno dei suoi frequenti viaggi, nella quale la religione musulmana è interpretata in modo particolarmente integralista, poiché, fin dalla nascita, le donne sono costrette ad indossare un burka fino ai piedi, che lascia scoperto un solo occhio, ponendo in questo modo l’accento sul tema della libertà negata e sulla percezione al contempo scontata che ne hanno gli occidentali che, proprio adesso, in momenti di forte limitazione, ne avvertono la misura. Viale risponde così allo stimolo della nuova iconografia cui siamo sottoposti: i cosiddetti dispositivi di protezione individuale, le mascherine sul volto in particolare, con i quali abbiamo ed avremo ampia familiarità, ma a cui non eravamo abituati, creano un cortocircuito visivo e semantico proprio con la scultura de Le Tre Grazie, che a dispetto del titolo non ha alcun riferimento classico, connettendosi alla simbologia del velo e al rapporto con la ritrosia malcelata verso il prossimo specie se coperto, innestandosi in portati di significato religiosi e comportamentali. Il progetto, che ne prevede la collocazione nella Chiesa di Sant’Agostino, ne acuisce il portato mistico e simbolico. Inoltre nella stessa Chiesa di Sant’Agostino - evocando il tema della spiritualità, della libertà personale, di culto e meditativa, accentuato dalla scelta dell’allestimento - Le tre Grazie dialoga con la scultura Star Gate, realizzata in marmo arabescato dell’Altissimo, e consistente in due cassette per la frutta monumentali, di oltre due metri, unite una con l’altra a divenire un varco per lo spazio, un passaggio, e al tempo stesso, un limite da oltrepassare cui si associano predisposizioni di nuova spiritualità e emancipazione, che agiscono da contraltare con la scultura de Le Tre Grazie stessa. Legato fin da giovane alla Versilia per la selezione e la lavorazione del marmo, appositamente per questa occasione Fabio Viale ha inoltre previsto la compresenza di opere di grande dimensione tatuate destinate a piazza del Duomo. Per la prima volta i segni sul marmo sono la combinazione del tutto personale delle più attuali tendenze del tatuaggio, da quello criminale a quello giapponese già sperimentati, fino ai nuovi orientamenti provenienti dal mondo dei Trapper e dalle influenze sudamericane, dando così vita ad un inedito ed esclusivo linguaggio trasversale, che attinge ad una sorta di universo segnico Old Style interprete dell’attualità più in voga, confermando l’attitudine per cui l’artista decodifica la sensibilità dei nostri giorni, sia come evoluzione iconografica del tatuaggio, sia come pratica sociale diffusa dello stesso. In particolare spicca un magistrale e inedito volto – cavo all’interno, una sorta di maschera - in scala monumentale del David di Michelangelo (Souvenir David), sul quale Viale, per la prima volta, ha sperimentato questo nuovo tipo di tatuaggio. Sempre in Piazza del Duomo, accanto ad altri lavori, trova posto, un grande torso ispirato al Torso Belvedere che si trova a Roma, nei Musei Vaticani. Nel Chiostro e nelle sale al piano terra adiacenti, al di sopra delle quali si trova il Museo dei Bozzetti, è allestita una serie di lavori che hanno scandito la notorietà di Fabio Viale: dall’Infinito in marmo nero (Ruote di Suv intrecciate), a una versione de La Suprema (due cassette per la frutta con impeccabile effetto legno). In occasione della mostra sarà edito un catalogo con testi di Enrico Mattei, Sergio Risaliti e Massimiliano Simoni, la cui presentazione al pubblico avverrà sabato 1 agosto 2020.

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