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Culture
Roberto Benigni in due appuntamenti dedicati a Dante

Di Chiara Giacobelli

Jesi – Seppur capiente, il Teatro Pergolesi non è stato bastato per contenere le centinaia di persone sopraggiunte ad ascoltare Roberto Benigni nel commento e nella lettura del XXVI canto dell’Inferno, uno dei più celebri della “Divina Commedia”. Così, l’amministrazione comunale si è vista costretta a montare un maxischermo in piazza per permettere a tutti di seguire l’attore toscano nel corso della sua performance.

In realtà questa volta, più che di un vero e proprio spettacolo sul genere di quelli a cui Benigni ci ha abituati fino ad oggi, si è trattato di un intervento più conciso e serio, senza troppo spazio per la comicità e la satira, in linea con il tono del contesto in cui esso si inseriva. L’artista è infatti giunto nelle Marche in occasione di due giornate di studio dedicate interamente a Dante e alla Divina Commedia. L’appuntamento si è svolto il 6 ottobre ad Apiro e il 7 a Jesi richiamando professionisti, intellettuali e studiosi da tutto il mondo a garanzia di un livello molto elevato, tanto che lo stesso Benigni si è detto “estremamente onorato e felice di poter partecipare a un convegno del genere, in mezzo a nomi altisonanti”.

Ad organizzare questa maratona di letture commentate della “Divina Commedia” sono stati l’Assessorato alla Cultura del Comune di Apiro e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pesaro, in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini e in continuità con il precedente convegno del 2015, che aveva già visto protagonista proprio Benigni. Al teatro di Jesi la sua gioia di poter di nuovo parlare del suo amato Dante in un’occasione tanto importante era palpabile (basti pensare che l’attore si è esibito senza alcun compenso), considerando anche la bellezza e la celebrità del XXVI canto, dove si trova la terzina probabilmente più nota dell’intera opera. Si parla, qui, di consiglieri fraudolenti e uomini che hanno utilizzato il proprio ingegno elevato per fini non conformi alla virtù, o mancando di onore. Tra questi incontriamo niente meno che Ulisse, al quale Dante si rivolge attraverso l’intermediazione di Virgilio: il suo monologo è un esempio di come la poesia possa talvolta raggiungere vette di ineguagliabile eleganza, profondità e intensità emotiva, specie se lette con la passione di Benigni, fortemente legato a questo passo della Commedia.

Tra gli altri studiosi intervenuti ad analizzare e commentare un simile grandioso monumento della lingua italiana citiamo Pietro Cataldi dell’Università di Siena, Daragh O’Connell della University College di Cork, Peter Kuon dell’Università di Salisburgo, Corinna Salvadori Lonergan del Trinity College di Dublino, Carlo Ossola del Collège de France di Parigi e molti altri, tra i quali Roberto Benigni ha detto di sentirsi “picciolo” al pari di Ulisse: quest’ultimo, infatti, per ben tre volte rivolgendosi a Dante ripete tale parola, volendo porre l’accento sulla piccolezza dell’uomo rispetto a Dio e al creato.

“Si tratta di un progetto – spiega il prof. Franco Musarra, grazie al quale l’iniziativa ha preso vita – che, dopo la parte iniziale in cui il volume “Il mio Dante di Roberto Benigni” veniva analizzato da studiosi di discipline diverse (filosofia, linguistica, ecc), ora si propone di studiare le letture fiorentine di Benigni dei 34 canti dell’Inferno, ricoprendone in questa occasione 14 e rimandando ad un prossimo futuro i restanti 20”.  

Ci si aspetta quindi un seguito, e nel frattempo tutto è pronto per la nuova stagione di prosa, lirica e concertistica del Teatro Pergolesi, che vede un importante appuntamento il 12 gennaio con “Lo Schiaccianoci” del Balletto di San Pietroburgo e la prima prosa il 19 dicembre con “Shakespeare in love”.

 

Per maggiori informazioni: www.fondazionepergolesispontini.com  

  

 

 

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