Sgarbi, una mostra della follia da Goya a Ligabue e Maradona
A Napoli la mostra a cura di Vittorio Sgarbi. Un corno rosso alto tre metri tra sculture, fotografie e oggetti simboli della pazzia umana
Una mostra di oltre duecento opere tra dipinti, fotografie, sculture, oggetti e installazioni sul tema della follia. Una mostra a cura di Vittorio Sgarbi, realizzata da Cesare Inzerillo, Giovani Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini affronta l’intimo rapporto tra arte e follia, lungo un percorso che si snoda nel labirinto sensoriale della Basilica di Santamaria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli fino al prossimo 27 maggio. “Entrate, ma non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento”, è il suggerimento per affrontare l’intimo rapporto tra arte e pazzia nel labirinto del museo.
“Molto genio viene dalla follia e molta luce viene dal buio. Non c’è un solo matto in cui io non mi identifichi”, afferma Sgarbi. “Se oggi dovessi ribattezzare la mostra qui a Napoli la definirei da San Gennaro a Maradona: la follia è anche quella che un personaggio riesce a generare negli altri. Infatti San Gennaro, il cui sangue si scioglie periodicamente, rende folli i napoletani nella superstizione mentre Maradona li ha resi folli di gioia”. La mostra si articola in diverse sezioni: il percorso si apre con i dipinti e le sculture dei maestri della storia dell’arte internazionale, come Francisco Goya, Francis Bacon, Adolfo Wildt e nazionale, tra cui Telemaco Signorini, Fausto Pirandello e Antonio Ligabue , la cui mente, attraversata dal turbamento, ha dato forma a un’arte allucinata e visionaria. Prosegue poi con gli Stereoscopi: supporti magici attraverso i quali il visitatore viene trasportato in un'altra dimensione, precisamente nell’ex ospedale psichiatrico di Mombello, luogo dove ha trascorso diversi anni della sua vita l'artista Gino Sandri, al quale è dedicata questa sezione, e le cui opere si alternano in un corridoio di emozioni. La presenza ipnotica di Carlo Zinelli, rompe la scena con dei coloratissimi dipinti e trova assonanza con l’esperienza artistica di Venturino Venturi, uno spirito giocoso e al contempo tragico, a metà strada tra fiaba e turbamento. Fabrizio Sclocchini ci conduce nelle stanze di un ex-manicomio abbandonato attraverso una serie di fotografie dal titolo "Gli assenti". Sono immagini poetiche, che riportano in vita quei luoghi oggi abbandonati e sospesi in un tempo che non c'è più. Tra le video installazioni troviamo anche un inedito monologo di Paolo Crepet “Arte Libertà Follia Dolore. Da Mario Tobino a Franco Basaglia”; e alcuni interessanti documentari, tra cui “O.P.G”, un estratto dell’inchiesta condotta dal Senato della Repubblica sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Testimonianze preziose, come quegli oggetti che costituiscono la Stanza dei Ricordi e che diventano qui, in un allestimento diffuso, spunti suggestivi per un dialogo intimo con i grandi capolavori esposti.
Tra le novità di questa edizione ci sono due imponenti sculture che portano la firma di Cesare Inzerillo. La prima, omaggio alla città di Napoli e alla sua tradizione scaramantica, è un Corno Reale di oltre tre metri; l’altra è un colossale Apribocca realizzata su modello del vero presente in mostra posto in relazione al celebre dipinto “L’adolescente” di Silvestro Lega.
Assume dimensioni colossali anche la Griglia, la celebre installazione del Museo della Follia nella quale vengono mostrati i ritratti recuperati dalle cartelle cliniche di alcuni pazienti di ex manicomi, che si estende su quattro pareti, arrivando a una superficie complessiva di oltre 80 metri quadrati.
La vera grande novità, da cui ha origine il sottotitolo, è l’ingresso del mondo del calcio nel mondo dell’arte: il Museo della Follia include qui, tra le vite di pittori, scultori e poeti, la presenza di Diego Armando Maradona. Spiega Sgarbi: “Non esiste un capolavoro indiscusso come non esiste un genio indiscusso. Fino a Caravaggio la vita di artisti anche immensi come Leonardo o Michelangelo è inferiore all'opera. Con lui la vita diventa arte. Come in Maradona. In entrambi l'esistenza passa per un abisso che non santifica. Non è una forzatura. I volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell'umanità. Le sue opere mostrano al contempo dolore e divino, luce e buio, peccato e redenzione. Maradona è il Caravaggio del Novecento. E io lo porto in un museo.”
Arricchiscono questa nuova esposizione anche I folli di Agostino Arrivabene, sublime artefice di incubi e meraviglie. E poi un crescendo di emozioni che trovano culmine nel grande affresco a olio eseguito da Enrico Robusti. Una imbarcazione in preda a una tempesta, a bordo della quale i visitatori incontreranno la vertigine psicologica tipica del virtuosismo pittorico dell’artista.
“Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Nella storia dell'arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno”, commenta Sgarbi.
Eduardo Cagnazzi