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Culture
Storia di noi: il mondo dell’Ospedale pediatrico Meyer raccontato dall’interno

Di Chiara Giacobelli

Valentina Settimelli è una psicologa che ormai da molti anni lavora tra i reparti dell’Ospedale pediatrico Meyer, un’eccellenza a livello mondiale. Nessuno meglio di lei poteva osservare, sentire, far proprio e poi riversare in pagine dense di emozione il microcosmo della grande struttura in cui trascorre le proprie giornate, tra vita e morte, amore e dolore, sorrisi e lacrime. Così Valentina, da sempre amante della scrittura, ha voluto autoprodursi con la casa editrice Giunti Progetti Educativi questo libro a cui ha affidato la storia di quattro personaggi inventati eppure ispirati a persone concrete, per far sì che tutta l’Italia potesse scoprire quanta meraviglia a volte può nascondersi dietro il velo della più perfida sofferenza.

Affari Italiani l’ha intervistata per svelarvi qualcosa in più su un libro che vale la pena di essere letto, poiché è capace di insegnare, di aprire nuove prospettive e di toccare le corde più profonde del cuore.  

Nella sinossi scrivi che questa tua opera è nata di getto, all’improvviso. Che cosa ti preme comunicare con essa?

Sì, il libro è nato proprio così, come un fiume in piena che mi ha travolta. Mi piacerebbe riuscire a comunicare la speranza presente anche nel dolore più grande e il concetto per cui l’amore incondizionato vince su tutto, persino sulla morte. E poi vorrei che il lettore pensasse all’ospedale come a un luogo dove non ci sono solo disperazione e sofferenza, ma gioia, sorrisi, incontri tra persone molto belle e rapporti indistruttibili.

“Storia di noi” si sviluppa attraverso le voci di quattro personaggi. In quale di essi ritrovi di più te stessa, il tuo modo di essere e di pensare?

In Giovanni, il padre, che è poi anche il personaggio a cui sono più affezionata. Come lui ho sempre amato viaggiare, girare il mondo, anni fa non mi volevo fermare né legare troppo. Ero alla ricerca di qualcosa. A un certo punto Giovanni conosce Agnese, che rappresenta per lui l’amore della vita, l’unico in grado di fargli trovare la sua dimensione più bella e importante; solo allora si ferma, scoprendo il suo senso nel mondo. Anch’io, amando, ho capito dove è il mio posto.

A parte ciò, credo comunque che ci sia una parte di me in ogni personaggio.

La storia di Federica, la protagonista, è accaduta realmente o è frutto della tua immaginazione?

In realtà è la storia di tanti pazienti e famiglie che incontro ogni giorno, quindi una storia che fa da esempio per tutte le altre.

Oltre all’amore, emerge in maniera forte il coraggio: non solo delle famiglie e dei pazienti, ma anche di professionisti come te. A chi è ispirato il personaggio del medico Piero?

Ho voluto raccontare il coraggio di fare professioni dove c’è da metterci il cuore; inevitabile dire che a volte fa male, ma può essere anche bellissimo. Il dottor Piero è un insieme di tanti medici che ho conosciuto nel mio lavoro: uomini pieni di tenerezza verso i loro piccoli pazienti.

Qual è l’insegnamento più importante che questo mestiere ti ha regalato? Lo hai scelto consapevolmente o ti sei trovata a farlo un po’ per caso?

Il mio lavoro mi insegna ogni giorno che, se è presente la salute fisica e lo stare bene senza malattie, è un nostro dovere vivere pienamente e a fondo. Mi ha anche regalato il coraggio di cambiare e di scegliere così la felicità. Come spesso accade mi sono trovata a farlo un po’ per caso, ma adesso non lo cambierei per nulla al mondo.

Se dovessi rivolgerti a tutte le persone che stanno leggendo questa intervista e magari stanno vivendo una malattia più o meno grave, o un momento di particolare sofferenza, che cosa vorresti dire loro?

Che il dolore in certe situazioni è tantissimo e sembra prendere il sopravvento, ma non si deve aver paura di chiedere aiuto a chi ci ama e ai professionisti che sono lì per noi. Persino in mezzo alla tempesta più grande c’è sempre un poco di speranza da coltivare.

Per maggiori informazioni: www.meyer.it; www.giuntiprogettieducativi.it

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Tags:
"storia di noi" ospedale meyerospedale meyer valentina settimellivalentina settimelli meyer





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