Tre volti per l’uomo con la maschera di ferro - Affaritaliani.it

Culture

Tre volti per l’uomo con la maschera di ferro

Speciale di Affari su un fatto vero della Storia di Francia

di Paola Serristori

Una mostra appassionante. Un segreto di Stato. Un fatto realmente accaduto. Una vicenda umana che ha ispirato un film a Hollywood con Leonardo Di Caprio protagonista, girato in questa cella di 30 mq col soffitto a volta ed una grande finestra sull’orizzonte. Sbarrata da tre diverse grate, murate a L, che nessuno avrebbe potuto divellere. Collocate volutamente non allineate, per evitare che il prigioniero, o qualcuno dall’esterno, lanciasse messaggi. Una segregazione organizzata nei minimi dettagli perché l’uomo con la maschera di ferro doveva restare in vita, ma come se fosse morto.

Nell’estate 2019 la ricostruzione storica della sua vita, curata da Christophe Roustan Delatour, direttore aggiunto del polo museale di Cannes e direttore del Musée de la Castre, è un nuovo successo di pubblico, che conferma l’interesse per un vero episodio della Francia tra XVII e XVIII secolo, durante il regno del celebre Re Sole. Nel 1680 Louis XIV Le Grand firmò l’ordine di detenzione di un prigioniero la cui identità doveva restare talmente segreta da rendere necessaria la costruzione di una cella particolare e più confortevole. Un uomo che meritava un trattamento speciale, malgrado la detenzione, poiché il re aveva così disposto.

Soltanto per poco tempo il notabile caduto in disgrazia fu rinchiuso in quella che era una comune cella dell’epoca, ricavata sotto il forte, chiusa al pubblico, di cui Affari pubblica le foto: una grotta umida sulla scogliera, appena rischiarata da un’apertura verticale, che in pieno giorno lascia passare una lamella di luce fioca. I lavori per l’allestimento della cella spaziosa e dotata di un camino e di un gabinetto, una seduta in pietra con foro al centro, così com’era anche nei palazzi nobiliari, si erano protratti oltre il previsto e per qualche urgente, motivo il detenuto doveva lasciare la prigione di Exilles ed essere trasferito in tutta fretta sull’Ile de Sainte Marguerite, che fa parte delle Isole Lérins, ad un quarto d’ora di battello dalla costa, di fronte alla baia di Cannes.

La mostra, aperta a giugno e che prosegue sino al 27 ottobre, in piena alta stagione di vacanze sulla spiaggia e puntate al casino, ha richiamato in questo eremo oltre 60 mila visitatori.

Il curatore ha studiato le fonti storiche, comparato date ed annotazioni, vagliato la corrispondenza del governatore Saint-Mars, incaricato di vegliare sull’assoluta segretezza dell’identità dell’uomo, con le più alte cariche del governo di Sua Maestà Louis XIV. Tra le cinquanta identità possibili, poiché la consegna del segreto è stata rispettata e mai il nome del prigioniero viene scritto, per esclusione lo storico Christophe Roustan Delatour ha ristretto il cerchio a tre personaggi, presentati al pubblico, che nel corso della visita si lascia avvincere e s’interroga sulle ipotesi. La Mairie di Cannes, l’amministrazione locale, ha coinvolto le scuole nell’approfondimento dello studio del territorio e dei legami con la Storia, un modo intelligente per stimolare l’interesse e la creatività con disegni e manufatti ispirati al soggetto.

In particolare è al ministro della Guerra Francois-Michel Le Tellier, marchese di Louvois, più conosciuto semplicemente come Louvois, che arriva il diario di detenzione. Il carceriere si preoccupa di precisare la gentilezza con cui ci si rivolge al prigioniero, che riceve il pasto per primo ed al quale viene chiesto se non desidera altro prima di procedere con la distribuzione nelle celle diverse. Quando il misterioso personaggio arriva nella nuova cella, è già previsto che sia assistito da un valletto. Una seconda cella è stata preparata ed oggi è definita “la cella del valletto”, poiché lì resterà rinchiuso un valletto al servizio del detenuto più importante. Le dimensioni della stanza sono un poco inferiori, gli altri standard identici. Un camino riscalderà la stagione fredda, poiché la prigione è orientata a Nord, a ventidue metri a picco sul mare.

Undici anni trascorsero prima che un nuovo ordine imponga il trasferimento alla prigione di Parigi, la Bastille. Forse perché il governatore era stato promosso e, data la segretezza, non poteva cedere il prigioniero ad un succedaneo, che sarebbe venuto a conoscenza di ciò che si voleva mettere sotto silenzio. A tutti.

La storia comincia nell’aprile 1680, allorché per la prima volta si fa menzione a questo particolare detenuto a vita nella prigione di Pinerolo. A quella data sono nove i detenuti. Tra la loro identità va ricercata quella dell’uomo il cui volto sarà nascosto dalla maschera. Presto si cancellano quelli del conte di Lauzun e del suo valletto, liberati un anno dopo.

Restano l’ex ministro delle Finanze Fouquet, caduto in disgrazia per il fasto di cui si circondava, sulla cui origine il Re Sole nutriva forti sospetti di malversazione, ed i suoi due valletti. Un monaco giacobino. Lo spione Dubreuil. Il conte italiano Ercole Mattioli, ministro del duca di Mantova, che aveva tradito Sua Maestà facendo il doppio gioco durante l’assedio di Casale, ed il suo valletto.

Secondo le fonti ufficiali, Fouquet muore all’improvviso nel marzo 1680. Il mese seguente comincia il mistero. Un ordine reale impone la prigionia a vita ai due valletti dell’ex ministro, ad Exilles. Forse conoscevano i suoi segreti. Uno dei due muore nel 1687. L’altro sarà trasferito sull’Ile Sainte Marguerite, una delle quattro fortezze sul mare del Reame.

Quali segreti e riferiti a quando il superstite conosce? All’epoca in cui Fouquet era ricco e potente? O alla sua prigionia? Gli storici propendono per la seconda risposta, che pare più logica considerando le precauzioni che saranno adottate per evitare qualsiasi contatto con chiunque, a parte il governatore. Un giorno il ministro Louvois dirà tra serio e faceto che non tutti coloro che la gente crede siano morti lo sono davvero.

Durante il trasferimento di prigione, il governatore si premura di rassicurare il ministro Louvois che il detenuto ha viaggiato su una sedia portata da uomini che non parlavano francese, in modo che ogni comunicazione fosse evitata, ed era coperto di una spessa tela cerata, che impediva fosse intravisto. Per tutta la detenzione indosserà una maschera di ferro, com’è annotato nelle fonti storiche. Nel 1698 il governatore Saint-Mars è promosso alla direzione della Bastille, dove un prigioniero avrà il volto coperto da una maschera di velluto nero. Sino alla morte, avvenuta nel 1703. Il registro della prigione annota la morte del detenuto con la maschera, senza aggiungere altri dati. Il suo corpo è stato gettato nelle catacombe. Per ora è impossibile individuarlo e proseguire la ricerca con le nuove tecnologie.

Chi era costui? Lo storico Roustan Delatour scuote il capo. Ci sono ancora tanti dubbi. Insistiamo. La sua conclusione è che si trattasse di Eustache Dauger, il valletto di Nicolas Fouquet. Che potrebbe essere stato più di un valletto se fosse possibile provare che il cognome intero fosse Dauger de Cavoye. E questo spiegherebbe l’odissea ed il segreto.

Eustache Dauger de Cavoye era un amico di infanzia di Louis XIV, figlio del capitano delle guardie della regina Anne d’Austriche. Alla Corte girava l’indiscrezione che fosse il primogenito della regina, nato dalla relazione adulterina. Aveva un anno più del Re Sole. Pare che tra i due la somiglianza fisica fosse marcata. I registri annotano la sua morte per alcol in carcere a Saint Lazare. Nel 1680, l’anno in cui inizia la storia dell’uomo che doveva sopravvivere all’insaputa di tutti.

Negli Anni Settanta, in un granaio della regione delle Haute-Marne, a Langres, sarà ritrovata una maschera in ferro, esposta al Forte sull’Ile de Sainte Marguerite, con l’iscrizione in latino: nel 1703 la morte strappò la maschera che il fratello aveva imposto fosse indossata dal gemello dopo la nascita. Il 1703 è l’anno di morte dell’uomo della maschera di ferro.

Va aggiunto che in occasione della mostra del 2019 un esperto della lavorazione del ferro è stato incaricato di produrre un esempio della tecnica usata per realizzarla, ma in due giorni di intensa forgiatura non si è ottenuto altro che un rozzo pezzo di metallo. Ciò a conferma che per la maschera ritrovata nel granaio si usò una cura ed un tempo che all’epoca non potevano essere sprecati per un qualunque capriccio.

Al momento non è possibile sottoporre la maschera di ferro ad esami specifici che attestino l’epoca a cui risale. Così come per l’affresco scoperto sotto l’intonaco della cella, che raffigura una scena religiosa, un ambiente da gran palazzo, una maschera nascosta dentro un fregio.

Tra i reperti in mostra, il plastico della Bastille – distrutta durante la Rivoluzione francese – realizzato con l’autentica pietra di cui era fatto il muro della prigione di Parigi. L’impresa che aveva raccolto i detriti riprodusse in scala l’architettura dell’edificio, inviando le mini-Bastiglia ai dipartimenti dell’amministrazione francese. Un altro pezzo di Storia che emoziona i visitatori.

Va aggiunto che l’Ile de Sainte Marguerite merita di per sé un’escursione per il paesaggio preservato intatto e la diversità botanica che si ammira. Il pubblico della mostra dedicata all’uomo con la maschera di ferro depositano volentieri la loro richiesta di sostegno alla candidatura delle Iles de Lérins all’inclusione nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, che dovrebbe essere discussa entro il 2023.