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Culture
Una mostra sui migranti raccontati da 65 artisti
ANAF HALBOUNI Nowhere is home, 2015 Materiali vari, dimensioni variabili © Manaf Halbouni

di Simonetta M. Rodinò

Un’analisi sulla migrazione e sulla crisi dei rifugiati è il tema rilevante e complesso affrontato dalla rassegna “La Terra Inquieta”, da oggi alla Triennale di Milano.

Racconto di uomini che attraversano confini e storia di confini che attraversano uomini.

La mostra prende  a  prestito il titolo da una raccolta  di  poesie dello scrittore caraibico Édouard Glissant. Un libro che contrariamente a quanto si possa pensare ha come protagonista il mare.

Il mare come forza oscura: energia in movimento, più funerea che feconda, luogo della nostalgia e della perdita.  L’immagine del Mediterraneo che ci restituiscono molti artisti di oggi non è più quella di una culla di civiltà e di un intreccio di culture, ma un luogo di barbarie, una sorta d’inferno “liquido”.

Attraverso le opere di più di sessantacinque artiste e artisti provenienti da vari paesi del mondo, tra cui Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Ghana, Iraq, Libano, Marocco, Siria e Turchia,

“La Terra Inquieta” parla delle trasformazioni che stanno segnando lo scenario globale e la storia contemporanea. Grazie a installazioni, video, immagini di reportage, materiali storici e oggetti, il presente è raccontato come un territorio instabile e in fibrillazione.

Che le merci possano viaggiare più liberamente degli esseri umani è uno dei paradossi più dolorosi della globalizzazione.

Al centro della mostra vi è una riflessione sul ruolo dell’artista come testimone di eventi storici e drammatici e sulla capacità dell’arte di raccontare cambiamenti sociali e politici, a costruire ponti e a immaginare un futuro possibile.

Come creare dunque un’immagine che possa restituire la complessità di un evento drammatico senza incorrere nelle consuete banalizzazioni e nei cinici sentimentalismi cui siamo abituati dai tradizionali canali d’informazione.

L’obiettivo dell’esposizione è restituire al pubblico almeno una parte di queste esperienze, perché possano trasformarsi in conoscenza, fornendo risorse e strumenti utili alla ricerca di un equilibrio armonico tra gli esseri umani.

“La relazione tra rappresentazione, identità e fotografia è una delle questioni più discusse e contestate nel corso del Novecento, ed è un problema che è investito di un nuovo senso di urgenza e necessità nel contesto della globalizzazione e delle sue conseguenze più estreme tra cui gli innumerevoli fenomeni migratori che contraddistinguono il presente”, spiega il curatore Massimiliano Gioni.

È sintomatico d’altronde che la ricerca di una dignità dell’immagine si accompagni nell’opera di molti artisti a una ricerca sulla funzione memoriale della scultura. In mostra tante installazioni e sculture in cui diversi autori contemporanei si ritrovano a fare i conti con la tradizione del monumento funebre.

Lavori da pugno nello stomaco, così la lunga bacheca che contiene orologi, documenti, monete, monili… appartenuti alle 368 vittime naufragate a poche centinaia di metri dalla costa di Lampedusa il 3 ottobre 2013.

La mostra si conclude con il profilo della Statua della Libertà filmata dall’elicottero da Steve McQueen. Le parole della poetessa Emma Lazarus, scolpite sulla placca apposta alla base del

monumento simbolo di tutti gli Stati di America, risuonano ormai più come un monito che come un messaggio di speranza.

« Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida essa [la statua] con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata. »

 

 “La Terra Inquieta”

La Triennale di Milano

Via Alemagna 6 – Milano

28 aprile – 20 agosto

Ingressi: intero euro 8 – ridotto euro 6,50

Infoline: +39 02 72434247

Catalogo: Electa

www.triennale.org

 

 

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