A- A+
Culture
Gabriele Cristaldi, "La mia rinascita dopo lo scontro in moto". Il libro
Fonte Redattore Sociale
Un incidente in moto, la paralisi permanente, la disperazione, il desiderio di “farla finita”. Poi il “no” alla sua richiesta di suicidio assistito e l’inizio di un nuovo percorso: in sedia a rotelle, in cammino verso una nuova vita, che assume sempre più senso grazie agli incontri, alla solidarietà, ai nuovi amici, al lavoro  e soprattutto grazie all’amore per una donna . E’ la storia di una caduta e di una lenta, faticosa ma fiduciosa risalita, quella che narra Gabriele Cristaldi nel suo libro autobiografico “Vivo solo nei miei sogni”: scritto a quattro mani con la giornalista Veronica Voto, edito da Europa Edizioni, è il racconto del giovane avvocato in carriera, amante dello sport e delle belle donne, che il giorno dopo aver festeggiato a Parigi il suo 47° compleanno, si ritrova immobilizzato in un letto d’ospedale, dopo un grave incidente in moto. Il verdetto non lascia speranze: Gabriele è tetraplegico e la paralisi è per sempre. Un verdetto insopportabile, per il giovane amante della vita, che non riesce più a trovare in questa un senso: di qui il desiderio di "farla finita" e la richiesta di suicidio assistito. Nel libro c’è questo desiderio, c’è la paura, c’è la solitudine vissuta nel centro riabilitativo in Svizzera, c’è la mortificazione quotidiana provata nelle strutture sanitarie italiane, c’è l’esasperazione di dover affrontare ogni giorno, ancora oggi, nella città in cui vive, molteplici barriere fisiche e culturali. Ma c’è anche, nel libro, il lento emergere di un mondo ricco di solidarietà, di incontri speciali, di nuovi amici, da cui scaturisce, giorno dopo giorno, la volontà di ricostruirsi, la tenacia, la determinazione a farcela, quindi l’invenzione di un nuovo lavoro e l’amore per la donna che è poi diventata sua moglie. Gli autori ripercorrono tutte le fasi di questo percorso travagliato che dalla disperazione conduce Gabriele verso la rinascita.
 
Gabriele, qual è la tua condizione attuale? 
 
L’unico movimento che riesco a fare è quello con il braccio destro, che mi permette di guidare con un joystick la sedia. Per il resto, sono completamente paralizzato.
 
Il suicidio assistito: quando e perché hai preso in considerazione questa ipotesi? E come è andata a finire?  
 
Ho pensato alla “dolce morte” dopo circa sei mesi di ricovero in ospedale in Svizzera. Ero stato praticamente abbandonato dalla mia famiglia e non avevo nessun contatto con gli altri pazienti. Feci la procedura di iscrizione on-line a Exit, quella che allora era l'unica associazione che si occupava di “morte assistita”, ma mi fu rifiutato l'intervento di somministrazione del farmaco, in quanto cittadino italiano. Nel 2012 era un “lusso” riservato solo ai cittadini svizzeri. Oggi, a circa tre anni da quel “no”, sono estremamente felice di quel rifiuto: un “sì” mi avrebbe impedito di scoprire che anche una vita da tetraplegico merita di essere pienamente vissuta ed è preziosa come quella di una persona normodotata. Il suicidio assistito mi avrebbe impedito di trovare l'amore e coronarlo con uno splendido matrimonio, mi avrebbe impedito di continuare a viaggiare ed avere un'esperienza negli Stati Uniti, mi avrebbe impedito di trascorrere splendide serate con gli amici. E soprattutto mi avrebbe impedito di scrivere un libro, che spero sia utile a chi perde la voglia di vivere. 
 
vivo solo nei miei sogni
 
Quando hai iniziato a pensare di potercela fare?
 
Ho pensato di potercela fare nel momento in cui mi sono confrontato con chi stava come me o anche peggio di me, nel periodo di degenza nella clinica svizzera: ho imparato dagli altri pazienti ad avere il coraggio di affrontare una situazione così estrema. All'inizio è stato veramente difficile: stare in una clinica dove nessuno parla la tua lingua e sei solo non è una condizione facile. Ma poi è iniziata la discesa, soprattutto grazie  all'amore di mia moglie Alina, con cui sono riuscito a realizzare un'impresa: la creazione di un brand di moda. Il mercato principale è quello arabo, ma abbiamo realizzato un sito per la vendita on-line, di cui mi occupo personalmente. Del resto, quando sei paralizzato, perdi l'uso dei tuoi arti ma rimane sempre il cervello: utilizzarlo al meglio diventa un obbligo per chi è paralizzato.
 
Cosa consigli a chi, vivendo un'esperienza come la tua, intenda “farla finita”?
 
Consiglio di relazionarsi con persone che hanno lo stesso problema. Chi vive da anni affrontando la sofferenza può insegnare e trasmettere valori molto importanti. Consiglio di non arrendersi e di considerarla una sfida. Per me questo è stato piuttosto facile, perché ho un passato da sportivo, sono stato campione italiano di vela, ho fatto alcune maratone e amavo lo sport più di ogni altra cosa. E lo sport insegna il sacrificio e il coraggio. Consiglio di non chiudersi nel bozzolo rappresentato dalla famiglia, ma di uscire affrontando le difficoltà, perché solo grazie all'esperienza vissuta si può comprendere che ogni ostacolo è superabile. Infine consiglio di non perdere mai la speranza che la ricerca trovi una cura, perché ogni giorno potrebbe essere quello giusto… Per questo, parteciperò come cavia ad alcune terapie sperimentali negli Stati Uniti: perché una cura si può trovare solo grazie alla ricerca. E la ricerca è anche sperimentazione. 
 
Perché un libro?
 
Mi piaceva l'idea che un tetraplegico, che non può usare le mani, possa scrivere un libro grazie alla tecnologia: ho dettato tutto a Siri, l'assistente vocale del mio iPhone. Forse è il primo libro scritto in questo modo. L’ho fatto per dare un contributo a chi ha perso la voglia di vivere: il mio è un invito a lottare, perché dietro l'angolo si nasconde sempre qualcosa che ti regala la gioia di vivere, anche quando quella gioia l'hai persa e credi che non possa mai più tornare.
 
Fonte: Redattore Sociale
Tags:
vivo solo nei miei sogni librolibro vivo solo nei miei sognigabriele cristaldigabriele cristaldi librogabriele cristaldi autobiografia





in evidenza
World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024

La “Pietà” di Gaza

World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024


in vetrina
Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024

Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024


motori
Ad Auto China 2024: MINI accende i riflettori sulla nuova Aceman

Ad Auto China 2024: MINI accende i riflettori sulla nuova Aceman

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.