Dietro al no all’aborto in Argentina la Chiesa Cattolica e quella Evangelica.
Il Senato conservatore lascia una legge di quasi 100 anni
Il Governo dell’Argentina, il gigante che ha dato i natali a Papa Francesco e dove ogni minuto e mezzo una donna ricorre all’aborto, ha detto no sul delicato tema dell’aborto. Si è deciso di non dare nessuna libertà alle donne di decidere sul proprio corpo in merito alla maternità.
Il Senato, dopo oltre 16 ore di Consiglio, ha rigettato per 38 voti contro 31 la legge sulla legalizzazione dell’aborto. Legge che era sorprendentemente passata vittoriosa alla Camera.
Argentina dice no all'aborto legale. Il Senato Conservatore blocca la modernità.
Nonostante il dibattito nel Paese fosse stato molto contrastato con i gruppi favorevoli, i verdi ( dal colore degli impermeabili che vestivano), e gli azzurri, i contrari, più volte siano venuti a scontri non solo verbali, l’influenza religiosa ha fatto sentire, ancora una volta, il proprio peso nella decisione.
E così l’interruzione di gravidanza in Argentina è rimasta ancorata ad una legge che risale a quasi cento anni fa ( una legge del 1921) che punisce l’aborto con quattro anni di carcere.
Uniche eccezioni : quando viene riscontrata violenza certa e quando vi è pericolo di vita per la madre e il bambino.
Nonostante la visione liberale del Presidente Mauricio Macrì che aveva fortemente promosso la nuova legge, i gruppi conservatori guidati da Cambiemos ( curioso nome per un partito che vota contro la modernità) hanno fatto pesare i loro voti e bloccato la legge.
Argentina dice no all'aborto legale. La Chiesa dietro questa decisione del Senato
In realtà la causa di questo risultato, disastroso per l’apertura sociale e la modernità, nasce soprattutto dalla pesantissima influenza della Chiesa Cattolica e di quella Evangelica sui votanti. Non è stato un caso infatti che nella loro campagna a favore dello stop alla legge proaborto molti senatori abbiano fatto riferimento sia alla credenze religiose che alla necessità morale di salvare la vita della madre e del feto.
La vittoria alla Camera, molto più aperta al cambiamento, è stata soltanto una pia illusione per i tanti a favore, perché alla fine un Senato molto più chiuso al cambiamento, l’ha fatta fallire.
E la sintesi delle motivazioni sta tutta nelle parole del portavoce degli antiabortisti, Esteban Bullrich, già Ministro dell’Educazione : ‘ L’aborto rimane sempre un fatto drammatico anche se venisse fatto regolarmente in un ospedale. Il feto ha diritti costituzionali dal momento in cui viene concepito. L’obiettivo che abbiamo quindi raggiunto è di non ufficializzare questo atto drammatico con una legge e soprattutto, per il futuro, che in Argentina nn si facciano più aborti’.