A Torino Confindustria è tornata la ‘grande associazione’ dei tempi d'oro
Vincenzo Boccia è riuscito a ridarle il ruolo che le compete
E adesso è ufficiale. A Torino è ritornata la Confindustria di peso, quella che, in anni passati, aveva le prime pagine dei giornali, pungolava il Governo, stimolava scelte per lo sviluppo.
Vincenzo Boccia è riuscito in qualcosa che ha del miracoloso : portare su un unico tavolo virtuale 3000 soggetti diversi. Industriali, artigiani, agricoltori, cooperative, esercenti e commercianti. Una realtà eterogenea che rappresenta il 65% del PIL nazionale. Forze tutte unite per chiedere al Governo di modificare la manovra economica e di finirla con la politica grillina dei NO a tutto campo.
Una Confindustria ritornata forte. Come ai tempi di Agnelli e Merloni
‘La manovra non ha nulla di espansivo, occorre in questo momento qualcosa di anticiclico e che nulla a che vedere con Riforma delle Pensioni e soprattutto Reddito di Cittadinanza’ hanno detto forte e chiaro gli imprenditori riuniti in rappresentanza di ben 12 associazioni imprenditoriali.
Con il messaggio diretto al Premier Conte ‘ se fossi Conte chiederei ai due vicepremier di dare ognuno due miliardi, se non ci riuscissi mi dimetterei denunciando chi davvero dei due vuole mandarci nella procedura di infrazione’ Boccia è parso voler riportare Confindustria al ruolo da numero uno che le compete.
Un ruolo mai messo in discussione in anni diversi, quelli per intenderci di Gianni Agnelli e Vittorio Merloni.
Chiaro che ora i tempi sono cambiati, i soggetti impegnati altrettanto e la comunicazione, guidata dai social pure.
Una Confindustria ritornata forte. Un bene per il Paese
Negli anni passati, pur presieduta da un grande imprenditore come Giorgio Squinzi, numero uno di Mapei ,l’organizzazione è parsa un po’ assente, probabilmente preoccupata della crisi economica che stava mordendo tanti suoi associati.
Altri soggetti forti come banche e sindacati hanno vissuto, al contempo, crisi più profonde. I primi in mezzo a scandali pesanti ( dai grandi istituti come MPS fino ai medio piccoli come Popolare di Vicenza e Banca etruria) i secondi praticamente scomparsi.
Ma ora Vincenzo Boccia è riuscito nell’impresa e Confindustria è tornata a far sentire la sua voce.
Un vantaggio per lo sviluppo del Paese ed un monito soprattutto a coloro che, con i loro no, vogliono portare avanti una battaglia di retroguardia in una logica totalmente assistenzialistica.
Se al momento non esiste opposizione politica ben venga un’opposizione costruttiva da parte delle forze sane dell’Italia produttiva.
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