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Economia
Ai Garrone 350-400 milioni di euro. Ora shopping in mezza Europa


Erg oscilla poco sotto i prezzi della vigilia a Piazza Affari, nonostante appaia sempre più probabile che il processo che porterà il gruppo Garrone a uscire da Total Erg (la joint venture tra Erg, al 51%, e Total, al 49%, che gestisce in Italia 2.585 stazioni di servizio) si concluda entro fine mese, una volta completata la due diligence ed incontrati (l'appuntamento è fissato per martedì 27 giugno) i segretari confederali dei tre sindacati di settore.

Delle quattro offerte vincolanti ricevute dagli advisor finanziari dell'operazione (Rothschild e Hsbc) secondo la stampa italiana sarebbero rimaste in gara per il "testa a testa" finale Glencore, società  anglo-svizzera specializzata nel trading di materie prime che in Italia è stata già coinvolta nella vertenza per l'impianto Alcoa di Portovesme, e la spagnola Intervias (controllata dal fondo di private equity Tdr Capital) che ieri ha intanto annunciato di aver rilevato 1.176 punti vendita di Esso in Italia ceduti dalla statunitense Exxon, mentre non sarebbero più della partita la spagnola Terra Firma e l'irlandese Dcc.

Mentre non è escluso che, nel caso di arrivi ad uno "spezzatino" anziché a una cessione in blocco, possano rientrare in gioco anche Gruppo Api (Anonima Petroli italiana) e il gruppo statunitense Ugi Corporation, apparse interessate alla divisione Liquefied petroleum gas (Lpg) di Total Erg, a Piazza Affari si prova già a capire come i Garrone impiegheranno i loro 350-400 milioni di euro (le valutazioni dell'intera Total Erg oscillano infatti sui 700-800 milioni).

Secondo quanto indicato nell'ultimo piano industriale, Erg dovrebbe puntare allo sviluppo del portafoglio eolico all'estero, così da completare l'uscita dal settore petrolifero e rafforzarsi nella generazione elettrica da fonti rinnovabili, settore in cui in Italia il gruppo guidato dal Ceo Luca Bettonte può già contare su 1.094 MW istallati, mentre in tutta Europa già a fine 2015 si era arrivati a circa 1.466 MW, ossia circa l'1,7% dell'intero eolico istallato nel vecchio continente, un mercato destinati a toccare i 400 GW entro il 2040.

Considerato che tra acquisizioni e costi di sviluppo  nel 2015 Erg ha investito circa 500 milioni per aumentare di 370 MW il proprio parco eolico complessivo, il "tesoretto" che potrà fruttare le cessione di TotalErg dovrebbe consentire di far crescere di altri 260-300 MW l'eolico del gruppo, ossia circa l'equivalente dei progetti già in corso di sviluppo in Gran Bretagna, Francia e Polonia.

Paesi che, insieme alla Germania, erano stati indicati già lo scorso dicembre come target ideali per un'espansione all'estero che potesse far salire dal 37% di fine 2015 al 44% previsto per fine 2018 il peso dell'eolico estero istallato sul totale e che, non a caso, dovrebbero registrare in questi prossimi anni i maggiori incrementi di potenza eolica installata.

Tra i potenziali attori interessati a cedere parchi eolici in costruzione o già funzionanti in Europa vi è European Energy A/S, società danese che dal 2004 ha sviluppato e reso operativi 65 parchi eolici e 29 parchi fotovoltaici e che da inizio anno ha già ceduto impianti eolici in Germania, Italia e Danimarca per complessivi 91,25 MW. Un altro potenziale venditore è Global Wind Power, uno sviluppatore di parchi eolici che attualmente ha in vendita due progetti in Romania, il parco eolico di Bordei Verde da 8 MW e quello di Cobadin da 50 MW.

Insomma, il mercato eolico è sempre più "frizzante" in Europa e Alessandro Garrone sembra intenzionato a giocarvi un ruolo da protagonista nei prossimi anni, spingendo inizialmente su fusioni e acquisizioni per poi puntare sulla crescita organica. Vedremo nei prossimi mesi quale delle due opzioni potrà concretamente realizzarsi dopo la cessione delle attività di Total Erg.

 

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