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Economia
Al Centro-Sud le imprese della meccanica promuovono il Piano Industria 4.0

Tempo di bilanci per le piccole e medie imprese della meccanica del Centro-Sud Italia, a circa un anno di distanza dalla presentazione del Piano nazionale Industria 4.0 del ministro Carlo Calenda. Secondo la fotografia dell’Osservatorio Mecspe sulle regioni centro-meridionali, presentato oggi a Napoli da Senaf in occasione della sesta tappa dei “Laboratori Mecspe Fabbrica digitale, la via italiana per l’industria 4.0”, dedicata al focus Industria 4.0 e aerospazio, il 64,7% degli imprenditori intervistati giudica positivamente o discretamente gli effetti sul settore, seppur esprimendo la necessità di una maggiore attenzione rivolta alle pmi e di un piano pluriennale. Il campione intervistato attribuisce grande rilevanza al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (60%), alla creazione e coinvolgimento attivo in gruppi di lavoro (50%), al potenziamento del fondo di garanzia per le pmi (40%) e agli incentivi per piani formativi sulle tecnologie digitali abilitanti (35,7%). Per gli imprenditori del Centro-Sud, la percentuale della rilevanza data all’iper-ammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (21,4%), si distanzia notevolmente dalla rivelazione nazionale, che si attesta al 69,7%. L’indagine rileva che la Campania e Napoli, si confermano un territorio vitale e un importante punto di riferimento per tutto il Centro-Sud. “I dati dell’Osservatorio mostrano che il clima di fiducia nei confronti dei mercati di riferimento e delle prospettive di crescita aziendale non è una prerogativa esclusivamente del nord Italia, rivelando soprattutto come la propensione all’innovazione delle imprese campane sia particolarmente spiccata, con ben otto aziende su dieci disposte a investire parte del proprio fatturato per trasformare la propria impresa in una Fabbrica Intelligente”, commenta Maruska Sabato, project manager di Mecspe. “Ecco perché abbiamo scelto proprio Napoli come tappa, una città rappresentativa che potesse condensare il cambiamento in corso attraverso le sue eccellenze, come le numerose realtà del settore aerospazio”. Un’opportunità sottolineata da Luigi Carrino, presidente del Distretto Aerospaziale campano. “Significa crescere in competitività grazie a diversi strumenti che vanno dalla digitalizzazione dei processi produttivi alla valorizzazione del capitale umano. L’aerospazio è la filiera che sviluppa maggiore innovazione ed export e questo dato ci induce a vivere con maggiore responsabilità l’opportunità di fare da traino per tutti gli altri settori”. L'export resta infatti il fattore di traino per le pmi del Centro-Sud Italia, con quasi 8 su 10 (76,2%) che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi. Il 38,1% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, il 14,3% dall’ 11% al 25%, il 9.5% oltre il 70%.  Chi esporta, punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (78,9%), seguiti dell’Europa dell’Est (36,8%) e dal Medio Oriente (26,3%). Circa il 21% esporta in Oceania, Asia e Nord America, mentre la Russia (15,8%) e l’Africa Settentrionale (10,5%) rappresentano gli altri principali mercati di sbocco. Secondo l’Osservatorio non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: nei prossimi tre anni, solo il 4,8% si aspetta una contrazione dello scenario in cui opera contro un 61,9% apertamente convinto dello sviluppo del proprio mercato di riferimento e un 33,3% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale. Per Riccardo Resciniti, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l'Università degli Studi del Sannio,  l'indagine mostra come le imprese attribuiscano grande rilevanza alle tematiche di Industria 4.0 ed al relativo piano del governo, chiedendo tuttavia ulteriore attenzione per le piccole e medie imprese. I principali fattori di rallentamento della digitalizzazione al centro-sud sono rappresentati ancora dall’arretratezza delle imprese con cui si collabora (42,1%), dalla mancanza di una chiara visione della direzione da intraprendere da parte del top management e di competenze interne, da un rapporto incerto tra investimenti e benefici.

 

 

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