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Economia
Alitalia, Di Maio: missione compiuta, Ma lo Stato brucia 650 milioni

Quanto rapidi non è chiaro perché le Fs hanno chiesto un nuovo slittamento del termine per la presentazione delle offerte di un paio di settimane se ciò fosse necessario a chiudere gli ultimi accordi. Ma con chi? Cassa depositi e prestiti, anche attraverso fondi solamente partecipati come QuattroR, sembra fuori gioco, i concessionari stradali potrebbero rimanere troppo indigesti almeno a M5S, Delta è interessata solo tatticamente alla vicenda per tener fuori Lufthansa e i soci cinesi appaiono riluttanti (nessun proclama è arrivato da Pechino nonostante la presenza del premier italiano Giuseppe Conte in questi giorni).

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Resterebbe, se non si troverà un compromesso coi Benetton o Toto (che peraltro non piace ai dipendenti di Alitalia e ai relativi sindacati), la possibilità di far lievitare pro-quota la partecipazione di Ferrovie dello Stato e Tesoro sino ad un 70%-75% complessivo, una “presenza massiccia” come o più di quello che ha tratteggiato Di Maio nel capitale della Newco che consenta “di nominare una governance che, rispettando le norme, guarderà un rilancio dell’azienda e, soprattutto, sulle politiche turistiche” potendo a quel punto “sviluppare una rete intermodale che permetterà ai turisti di atterrare in Italia e usare una rete che si farà concorrenza”. 

Piccolo particolare: a quel punto dei 900 milioni e interessi di euro girati oltre un anno e mezzo fa dal Tesoro nelle casse di Alitalia verrebbero rimborsati “netti” 250-300 milioni, mentre per la parte restante si tratterebbe nella sostanza di una partita di giro. Sarebbe come aver recuperato il prestito di oltre undici anni fa (senza aver “lucrato” alcun interesse), rinnovando in toto il nuovo prestito. Per dare concretezza alla promessa di trasformare Alitalia da Cenerentola ad “eccellenza” occorrerebbe che il Tesoro si addossasse poi 600-700 milioni complessivi e 200-300 milioni se li addossassero Delta (che però è anche socia di Air France, intenta a espandersi il più possibile sul mercato italiano) e gli eventuali soci cinesi. 

Il tutto a fronte di perdite che in Alitalia nonostante i recenti segnali di miglioramento restano nell’ordine dei 150-160 milioni di euro l’anno a livello operativo e di oltre 400 milioni a livello netto, ovvero sull’ordine di grandezza del fatturato del gruppo Toto, con una cassa sostanzialmente esaurita in assenza, appunto, di ulteriori iniezioni di capitale. Va bene essere ottimisti, ma se davvero qualcuno è interessato farebbe forse meglio a dirlo nei prossimi giorni, senza rinvii che assomiglierebbero alla vecchia tattica di tirare calci ad un barattolo ossia “metterci una toppa come successo in passato”, come lo stesso Di Maio ha dichiarato di non voler fare.

Luca Spoldi

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